Epicondilite
Osteopatia Genova
Lo studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta l'epicondilite o gomito del tennista.
Il successo terapeutico è molto elevato poiché l'epicondilite è quasi sempre l'espressione di un disagio funzionale completamente risolvibile con le tecniche osteopatiche.
Cenni anatomici
Per epicondilo si intende la parte laterale dell'epifisi omerale.
Si tratta di una piccola porzione ossea sporgente sul versante esterno del gomito da cui origina un gruppo di muscoli diretti verso l'avambraccio.
I muscoli maggiormente interessati sono i muscoli estensori radiali del carpo (breve e lungo), il muscolo estensore comune delle dita e il muscolo anconeo.
Più in profondità si trova anche il muscolo supinatore, un piccolo muscolo che non fa parte dei muscoli epicondiloidei ma che è spesso interessato nelle dinamiche dell'epicondilite.
Gli altri muscoli dell'avambraccio possono essere interessati in caso di epicondilite ma in misura statisticamente meno frequente.
Questi muscoli passano a ridosso del gomito che è costituito da tre articolazioni: omero ulnare, omero radiale e radio ulnare.
Queste articolazioni presentano macromovimenti e micromovimenti.
Le tecniche osteopatiche sono orientate al riequilibrio sia dei macromovimenti che, soprattutto, dei micromivimenti.
Sintomi dell'epicondilite
Il sintomo principale dell'epicondilite è il dolore che si esprime prevalentemente nelle seguenti situazioni:
- Compressione a livello dell'epicondilo: premendo direttamente la zona epicondiloidea insorge un dolore generalmente acuto. Anche la compressione delle zone limitrofe può risultare dolorosa, in particolare a livello della parte laterale dell'avambraccio, talvolta fino al polso.
- Utilizzare il mouse
- Sollevare un oggetto
- Versare l'acqua da una bottiglia
- Avvitare la caffettiera
- Stringere la mano per salutare
- Aprire una serratura girando la chiave
- Strizzare un panno bagnato
- Utilizzare una penna per scrivere
- Flettere il gomito
Inoltre può verificarsi anche una perdita di forza a livello del braccio, spesso come diretta conseguenza del dolore.
Il dolore solitamente inizia in maniera graduale e tende a peggiorare in tempi relativamente brevi. Inoltre, se non trattato, il dolore può durare anche per diversi mesi.
Il dolore generalmente si attenua a riposo.
È importante non confondere l'epicondilite con la sindrome del tunnel radiale, un problema sempre di competenza osteopatica ma che deve essere affrontato in maniera leggermente diversa.
Cause dell'epicondilite
La causa dell'epicondilite è sempre osteopatica
L'epicondilite cioè è sempre l'espressione di un disguido meccanico del gomito.
In altri termini, in caso di epicondilite, il gomito presenta tensioni dinamiche interne capaci di generare sia dolore che, a lungo termine, anche un'infiammazione e una degenerazione dei tessuti locali, in particolare delle componenti connettive e fibrose.
Tali tensioni sono generate da disfunzioni osteopatiche, cioè da restrizioni di mobilità, che possono avere la propria origine anche in zone lontane dal gomito.
In molti casi infatti l'epicondilite è associata a dolore cervicale o a dolore alla spalla.
Dato che l'epicondilite è un problema essenzialmente meccanico del gomito, l'epicondilite si esprime con maggiore frequenza durante le attività meccanicamente impegnative per le braccia.
A esempio alcune attività sportive (tennis, scherma, squash, golf, ecc.) o alcuni mestieri (manovali, impiegati al computer, sarti, parrucchieri, ecc.).
Molto spesso l'idea che il Paziente si forma è che la causa dell'epicondilite sia proprio lo svolgimento ripetitivo di queste attività.
Queste situazioni non costituiscono tanto la causa dell'epicondilite ma piuttosto sono già esse stesse l'effetto dell'epicondilite.
Per esempio se ho un dolore al gomito quando uso il mouse, il problema in realtà non è il mouse.
Il problema è che il mio gomito si trova già in uno stato di disfunzione cioè presenta un disguido meccanico al proprio interno.
Ed è proprio questo disguido che devo correggere se intendo curare l'epicondilite.
Non utilizzare il mouse senz'altro attenua il dolore poiché, se non utilizzo il gomito, ovviamente non avrò male.
Ma sospendere l'attività non elimina il disguido meccanico all'interno del gomito: la riprova è che, non appena riprendo l'attività, il problema torna nuovamente a manifestarsi.
Va inoltre fatto notare che gli aspetti degenerativi dei tendini estensori che originano dall'epicondilo non possono essere considerati causa di epicondilite.
Caso mai essi stessi sono già un effetto del disguido meccanico che ha dato origine all'epicondilite.
Pertanto, in ogni caso, la soluzione deve essere ricercata in ambito biomeccanico e funzionale.
Rimedi tradizionali per l'epicondilite
Da un punto di vista tradizionale in caso di epicondilite esistono molte soluzioni ma quasi tutte sono prevalentemente orientate al sintomo.
Il limite di questo approccio terapeutico sta nel fatto che, in molti casi, la terapia è mirata a sopprimere il dolore senza tuttavia intervenire sulle reali cause del problema.
Queste soluzioni hanno comunque un valore in senso assoluto poiché possono costituire un rimedio di emergenza a volte efficace.
Vediamo meglio.
- Riposo: un'articolazione soggetta a un disguido meccanico, a riposo non manifesta alcun dolore. Tuttavia il riposo non corregge il disguido, semplicemente non gli permette di esprimersi. Pertanto il riposo è consigliato in fase acuta non tanto a scopo terapeutico, ma semplicemente per attenuare un po' il dolore.
- Impacchi freddi: aiutano a ridurre il dolore.
- Farmaci antidolorifici: utili per alleviare il dolore nell'immediato.
- Tutori: esistono tutori specifici per l'epicondilite concepiti per esercitare una pressione a livello dell'epicondilo; sono piuttosto efficaci in quanto aiutano a ridurre il dolore durante le attività quotidiane.
- Terapia fisica: tecarterapia, laserterapia, ultrasuonoterapia in acqua, jonoforesi con antinfiammatori.
- Kinesiterapia: alcuni esercizi specifici per allungare i muscoli estensori dell'avambraccio o delle dita possono a volte essere utili ad alleviare il sinomo. Inoltre possono essere somministrate sedute di digitopressione o altre fome di terapia manuale.
- Tape neuromuscolare: le strisce adesive possono avere talvolta un'utilità nell'alleviare un po' il dolore.
- Infiltrazioni: possono essere somministrate infiltrazioni locali a base di cortisone o farmaci antinfiammatori, soprattutto quando le terapie precedenti non abbiano prodotto soluzioni efficaci.
- Onde d'urto: si tratta di applicazioni di forte impatto, generalmente riservate ai casi più ostici.
- Trattamento chirurgico: considerato generalmente la soluzione estrema. Possono essere seguite due vie: o viene distaccato il tendine doloroso (intervento di Hohmann) o viene asportato il tendine degenerato (intervento di Nirschl).
Trattamento osteopatico dell'epicondilite
La soluzione osteopatica è altamente risolutiva in caso di epicondilite perché risale alle cause primarie del problema riuscendo a eliminarle in maniera stabile.
Pertanto il trattamento osteopatico può essere considerato una soluzione di prima scelta in caso di epicondilite.
L'Osteopatia interviene non solo a livello del gomito ma anche sulla periferia del gomito.
In altri termini non viene trattato solo il gomito ma anche, come minimo, tutto l'arto superiore e il tratto cervicale.
Inoltre l'indagine può essere estesa alla colonna vertebrale e alle strutture portanti dell'organismo poiché, molto spesso, le catene disfunzionali che arrivano al gomito partono da zone anche molto lontane.
Vediamo meglio.
Adattamenti osteopatici del gomito e dell'avambraccio
In caso di epicondilite il gomito e l'avambraccio presentano quasi sempre disfunzioni osteopatiche di tipo primario.
Le parti maggiormente coinvolte sono il capitello del radio e l'articolazione omero ulnare che possono presentare disfunzioni sia sull'asse frontale che sull'asse antero posteriore.
Spesso il capitello del radio si trova posteriorizzato cioè presenta una difficoltà di adattamento in avanti conservando una micromobilità solo in direzione posteriore.
A livello dell'avambraccio inoltre possono essere presenti contratture specifiche dei muscoli del compartimento laterale e posteriore, in particolare del muscolo estensore delle dita e del muscolo estensore radiale del carpo.
Anche il muscolo supinatore breve risulta spesso soggetto a contratture dolorose.
In questi casi, con le tecniche osteopatiche, è possibile sbloccare queste articolazioni e sciogliere queste contratture mediante tecniche morbide e completamente indolori.
Adattamenti osteopatici della mano
In alcuni casi disfunzioni osteopatiche presenti a livello del carpo o dei metatarsi possono dare origine a catene disfunzionali ascendenti capaci di provocare adattamenti dinamici a livello del gomito.
Per esempio disfunzioni dell'osso scafoide o dell'osso capitato possono creare contratture riflesse sui muscoli estensori del polso.
Da non sottovalutare anche le contratture dei muscoli interossei e lombricali della mano, intimamente connessi con il sistema estensore delle dita.
L'Osteopata va pertanto a individuare queste zone di rigidità e va a sciogliere queste parti con tecniche muscolari e fasciali.
Adattamenti osteopatici della spalla
In alcuni casi possono essere presenti disfunzioni specifiche della spalla che generano catene discendenti fino al gomito.
In particolare il capo lungo del bicipite porta spesso adattamenti importanti a livello del capitello radiale.
Il capo lungo del bicipite, infatti, origina dalla spalla e si inserisce proprio sotto al capitello del radio, esercitando quindi sul gomito un'influenza meccanica molto diretta.
Quindi le disfunzioni osteopatiche della spalla possono riflettersi molto facilmente sul gomito: molte epicondiliti dipendono proprio da disfunzioni della spalla trasmesse al gomito attraverso il capo lungo del bicipite.
Anche le fasce del braccio, nel loro complesso, possono trasmettere disfunzioni meccaniche dalla spalla al gomito.
Pertanto l'indagine dinamica della spalla riveste un'importanza primaria in caso di epicondilite.
Molte terapie non riescono a intervenire efficacemente sull'epicondilite proprio perché trattano il gomito dimenticando la spalla.
L'Osteopatia, al contrario, prende in considerazione anche la spalla verificando che non siano presenti disfunzioni a questo livello o, se presenti, andando a correggerle.
Adattamenti osteopatici del tratto cervicale
Il tratto cervicale può presentare adattamenti osteopatici capaci di trasmettersi fino all'arto superiore.
Disfunzioni somatiche delle vertebre cervicali, come contratture dei muscoli del collo o tensioni delle fasce del collo possono facilmente generare tensioni in discesa verso l'arto superiore.
In alcuni casi possono essere presenti disfunzioni del tratto cervicale anche in assenza di sintomi cervicali.
Le disfunzioni del tratto cervicale, quando presenti, devono essere rimosse poiché sono in grado di innescare catene disfunzionali capaci di perturbare in maniera significativa la meccanica di tutto l'arto superiore.
Il veicolo di trasmissione principale sono le fasce cervicali, soprattutto superficiale e media, che portano tensioni dirette su scapola e clavicola e, da lì, direttamente al braccio.
Inoltre, in alcuni casi possono essere interessati i nervi del plesso brachiale che, quando compressi, possono dare sintomatologie riferite anche al gomito.
Le disfunzioni cervicali danno a volte ripercussioni bilaterali su entrambe le braccia per cui, in questi casi, si ha un'epicondilite bilaterale su entrambi i gomiti.
Le tecniche osteopatiche permettono di correggere le disfunzioni del tratto cervicale con tecniche sempre molto leggere ed estremamente efficaci.
Adattamenti osteopatici cranio sacrali
In caso di epicondilite non bisogna sottovalutare gli adattamenti della base del cranio.
Le tensioni intracraniche devono essere assolutamente trattate in quanto, se presenti, possono compromettere la meccanica della colonna vertebrale e creare tensioni e rigidità muscolare in periferia.
Le disfunzioni cranio sacrali infatti si trasmettono sia attraverso sistemi intracranici sia attraverso vettori extracranici.
In particolare la tensione della base del cranio può mettere in tensione la fascia cervicale superficiale e da lì creare catene in discesa secondo le modalità descritte in precedenza.
Il mancato trattamento della base del cranio non permette una reale soluzione dell'epicondilite in quanto molte tensioni muscolari periferiche sono strettamente collegate alle tensioni craniali.
Pertanto il trattamento delle disfunzioni osteopatiche craniali è fondamentale e molto spesso fa realmente la differenza.
Per maggiori informazioni vai alla pagina sul sistema cranio sacrale.
Adattamenti osteopatici del torace e della colonna vertebrale
Il torace e la colonna vertebrale sono spesso sede di disfunzioni capaci di pregiudicare la funzione dell'arto superiore in maniera importante.
Le disfunzioni costali, per esempio, si riflettono sulla funzionalità dell scapola in maniera molto incisiva, forse anche più incisiva rispetto a una disfunzione vertebrale.
Anche la componente viscerale non deve essere esclusa dall'indagine funzionale: disfunzioni del diaframma o disfunzioni in sede mediastinica possono creare tensioni a distanza capaci di riflettersi sul tratto cervicale basso e sul cingolo scapolare.
Pertanto il torace deve essere accuratamente esaminato allo scopo di trattare un'epicondilite.
L'Osteopata tratta efficacemente il torace e la colonna vertebrale con tecniche soft estremamente settoriali.
Casi reali
Riporto a titolo di esempio due casi significativi che aiutano a capire l'approccio osteopatico e il funzionamento del trattamento osteopatico.
Primo caso
Il primo caso riguarda un'impiegata di 56 anni che lamentava da mesi dolore al gomito destro.
Il dolore era stato imputato all'utilizzo frequente del mouse dal momento che questa Paziente trascorreva quasi tutto il periodo lavorativo davanti a un terminale.
Aveva già provato diverse terapie, comprese infiltrazioni e onde d'urto, senza ottenere risultati significativi.
Per lavorare manteneva costantemente un tutore che le permetteva di utilizzare il braccio ma negli ultimi tempi aveva avuto anche ripercussioni cervicali.
Questo caso è stato risolto in tre sedute distribuite in meno di un mese: al termine del trattamento osteopatico il problema è completamente scomparso.
Questa Paziente presentava restrizioni cranio sacrali e disfunzioni a partenza cervicale, oltre che adattamenti locali a livello del braccio e dell'avambraccio.
In questo caso è stato necessario riequilibrare prima la periferia per poi giungere al gomito in maniera graduale.
Secondo caso
Un secondo caso riguarda un'operatrice ecologica di 32 anni che lamentava dolore al gomito destro in estensione e impossibilità a eseguire compiti gravosi.
Contrariamente al caso precedente qui la sede della disfunzione primaria era localizzata proprio a livello del gomito dolente.
La Paziente presentava cioè disfunzioni strutturali a livello dell'articolazione del gomito con annesse contratture locali sui muscoli e sulle fasce posteriori dell'avambraccio.
In realtà erano presenti altre disfunzioni in salita dal carpo ma di minore entità.
Ridotte le disfunzioni il dolore e la funzionalità del gomito hanno trovato soluzione pressoché immediata.
Conclusioni
Questi casi per illustrare come due problemi apparentemente identici possano sottendere quadri disfunzionali completamente diversi tra loro e avere evoluzioni diverse in fase di trattamento.
In ogni caso i problemi del gomito hanno sempre una base meccanica per cui lo sforzo terapeutico deve essere orientato soprattutto in questa direzione.