Ernia del disco
Osteopatia Genova
La presenza di un'ernia del disco, di una protrusione o di un bulging, sia a livello lombare che cervicale, è un'eventualità statisticamente molto frequente.
L'Osteopatia è utilissima in caso di ernia del disco e si presenta come metodo di intervento elettivo in quanto dispone di test specifici per individuare le cause primarie e di tecniche precise per eliminare le compressioni vertebrali.
Molto spesso dopo un intervento osteopatico non è neanche più necessario subire altre terapie per l'ernia discale in quanto, eliminate le tensioni tra le vertebre, il disco nel corso del tempo recupera spontaneamente la propria fisiologia.
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Definizione
- Cause
- Caratteristiche radiografiche
- Sintomi
- Ernia cervicale
- Ernia lombare
- Rimedi tradizionali
Definizione di ernia del disco
Per capire che cosa sia l'ernia del disco bisogna prima sapere come è fatta una vertebra e soprattutto bisogna sapere come è fatto un disco intervertebrale.
Le vertebre sono ossa più o meno cilindriche appilate l'una sull'altra; fra una vertebra e l'altra sono interposti dischi fibrocartilaginei: i dischi intervertebrali.
I dischi intervertebrali servono ad ammortizzare le sollecitazioni meccaniche in arrivo dall'alto, come se fossero gli ammortizzatori di un'automobile e hanno quindi una funzione meccanica molto importante.
Dopo aver svolto il proprio lavoro di ammortizzatore, il disco deve riposare in scarico per recuperare la propria consistenza.
Generalmente il recupero avviene durante la notte quando la persona è sdraiata: l'esperienza dimostra che al mattino si è più alti che alla sera.
Tuttavia, in alcuni casi, intervengono fattori che impediscono il normale processo di recupero da parte del disco.
In questi casi i dischi intervertebrali possono degenerarsi, cioè schiacciarsi, assottigliarsi.
Schiacciandosi tendono ad allargarsi e la porzione che deborda rispetto alla vertebra prende il nome di ernia del disco.
L'ernia del disco può presentare diversi livelli di gravità: nei casi meno gravi si ha una semplice protrusione o bulging, nei casi più importanti la porzione interna del disco (nucleo polposo) fuoriesce dando origine a un'ernia espulsa.
In casi estremi il disco si degenera in maniera così importante fino al punto di scomparire e le due vertebre arrivano a toccarsi e addirittura a fondersi insieme.
Cause dell'ernia del disco
Il disco intervertebrale riesce a sopportare bene compressioni notevoli ma a patto che durino poco tempo.
Per esempio in caso di trauma diretto (per esempio una caduta sulla schiena) spesso si frattura la vertebra, cioè l'osso, ma non si rovina il disco, il quale riesce a resistere a compressioni molto elevate, anche dell'ordine del quintale.
Al contrario compressioni minime che durano tanto tempo finiscono per rovinare il disco poiché in queste situazioni il disco tende a comprimersi e non ha mai il tempo di recuperare la propria forma.
Una disfunzione osteopatica che coinvolge la colonna vertebrale provocandone una compressione può provocare, sui lunghi tempi, un'ernia del disco.
Anzi nella maggior parte dei casi l'ernia discale si instaura proprio sulla base di disfunzioni dinamiche del rachide.
Una semplice disfunzione in rotazione di una vertebra come, più frequentemente, una compressione interna di tipo cranio sacrale possono generare forze compressive che si scaricano suila colonna vertebrale e vengono assorbite quasi totalmente dai dischi intervertebrali.
Infatti, mentre i corpi vertebrali, essendo costituiti da tessuto osseo, non subiscono deformazioni (per lo meno in tempi brevi), al contrario i dischi intervertebrali, fibrocartilaginei, sono soggetti a deformazioni plastiche più rapide.
Le zone maggiormente soggette a sviluppo di ernia del disco sono le zone lordotiche della colonna vertebrale, vale a dire la zona cervicale e la zona lombare, anche se spesso si riscontrano ernie discali anche a livello dorsale.
Caratteristiche radiografiche dell'ernia del disco
Grazie all'indagine radiografica, soprattutto eseguita con risonanza magnetica nucleare (RMN), è possibile osservare con precisione l'ernia discale e avere un quadro esaustivo anche della situazione al contorno.
A seguire alcune diciture ricorrenti nei referti radiografici.
Caratteristiche morfologiche del disco intersomatico
Le caratteristiche morfologiche del disco intersomatico riguardano la forma e la consistenza del disco e la presenza di eventuali protrusioni:
- Regolarità delle componenti disco somatiche: i dischi intervertebrali e i corpi vertebrali non presentano problemi.
- Disidratazione dei dischi intervertebrali: i dischi vertebrali appaiono disidratati cioè hanno perso acqua soprattutto dalla zona centrale (nucleo polposo). Se il nucleo è integro e se le compressioni sui dischi vengono eliminate (trattamento osteopatico) l'acqua può essere in parte recuperata.
- Riduzione del tono idrico dei dischi intersomatici: il disco appare disidratato.
- Riduzione di altezza del disco intersomatico: il disco è appiattito. Col trattamento osteopatico è possibile eliminare le compressioni in modo da consentire al disco di recuperare in parte la propria altezza.
- Spazio intersomatico ridotto: lo spazio fra i due somi, cioè le due vertebre, è ridotto a causa di una compressione per cui il disco fra le due vertebre è appiattito. Col trattamento osteopatico è possibile ridurre la comprsssione e restituire respiro al disco intersomatico.
- Protrusione ad ampio raggio o a largo raggio: il disco è fortemente compresso e appare più largo e schiacciato di quanto dovrebbe essere. Anche in questo caso il trattamento osteopatico, eliminando la compressione, aiuta il recupero del disco.
- Protrusione circonferenziale: la compressione vertebrale ha provocato un allargamento del disco tale da farlo apparire largo e tondeggiante.
Localizzazione dell'ernia
Si tratta di informazioni che indicano dove l'ernia si trova esattamente:
- Debordo posteriore: l'ernia del disco è fuoriuscita in direzione posteriore, cioè proprio in direzione del midollo spinale e delle radici nervose quindi un'ernia debordata posteriormente può infastidire il nervo spinale.
- Ernia sottolegamentosa: posteriormente ai corpi vertebrali e ai dischi passa il legamento longitudinale posteriore, una sorta di striscia di cuoio verticale. Quando l'ernia deborda posteriormente per prima cosa incontra il legamento longitudinale posteriore: se l'ernia non è molto voluminosa resta contenuta sotto il legamento e resta sottolegamentosa, mentre quando è eccessiva può anche lacerare questo legamento. Quindi l'ernia sottolegamentosa rappresenta una situazione ancora non grave.
- Ernia discale mediana: l'ernia preme posteriormente sulla parte centrale del canale vertebrale andando a comprimere il midollo spinale o la cauda equina (la parte finale del midollo spinale).
- Ernia discale paramediana: l'ernia preme posteriormente ma di lato, a destra o a sinistra, andando a comprimere non tutto il midollo ma solo la radice del nervo spinale a destra o a sinistra.
- Ernia migrata caudalmente: l'ernia fuoriesce dalla propria sede e scivola verso il basso lungo il canale vertebrale. Si tratta di una situazione da tenere sotto stretto controllo poiché un'ernia in quella posizione può provocare danni al midollo spinale.
- Ernia di Schmorl o ernia intraspongiosa: l'ernia, invece di migrare posteriormente, verso il midollo e le radici nervose, migra verso l'alto o verso il basso facendosi spazio nel corpo vertebrale. L'ernia di Schmorl è asintomatica e non dà problemi clinici.
Corpo vertebrale
Oltre al disco, anche il corpo vertebrale può presentare adattamenti fisiopatologici di varia natura:
- Limitanti somatiche: con il termine limitanti somatiche si fa riferimento alle porzioni superiore e inferiore del corpo vertebrale,cioè le parti a contatto con il disco intervertebrale.
- Osteofitosi somato marginale o margino somatica: presenza di piccole escrescenze osse (osteofito) sui bordi del corpo vertebrale. Rappresenta un segno di sofferenza del tessuto osseo ma è spesso asintomatica.
- Edema della spongiosa ossea subcondrale: presenza di liquido all'interno dell'osso subito sotto la cartilagine. è spesso segno di sofferenza funzionale o meccanica del tessuto osseo.
- Somi di altezza e segnale regolare: i somi, cioè i corpi vertebrali, presentano altezza regolare.
- Somi normoallineati lungo il muro posteriore: i corpo vertebrali sono ben allineati posteriormente, vale a dire nella zona in prossimità del midollo spinale. è un buon segno.
- Muro posteriore delle vertebre lombari: si tratta della porzione posteriore del corpo vertebrale, la parte in prossimità del midollo spinale.
- Allineamento dei metameri sul piano saggittale: i metameri sono generalmente le vertebre, mentre il piano sagittale è il piano che separa il corpo in una porzione destra e una sinistra. Un buon allineamento sul piano sagittale viene spesso interpretato come un'assenza di fenomeni scoliotici.
- Spigoli somatici marginali anteriori e posteriori delle vertebre lombari: si tratta degli spigoli dei corpi vertebrali situati anteriormente e posteriormente.
- Lisi istmica bilaterale: l'istmo è la porzione della vertebra che collega il corpo vertebrale (anteriore) all'arco vertebrale (posteriore). La lisi o rottura degli istmi (ogni vertebra ne ha due) è collegata a spondilolistesi, cioè a scivolamento in avanti della vertebra soprastante sulla sosttostante.
Forami di coniugazione
Il forame di coniugazione è lo spazio fra una vertebra e l'altra attraverso cui fuorisce il nervo spinale.
- Impegno intraforaminale: il forame di coniugazione è il foro attraverso cui esce il nervo spinale. Un'ernia con impegno intraforaminale è un'ernia che va a occupare proprio questo punto di passaggio creando pertanto una compressione sulla radice nervosa.
- Artrosi dei massicci articolari: i massicci articolari sono le parti della vertebra in cui risiedono le articolaznoni intervertebrali.
- Stenosi spondilogena dei forami di coniugazione: i forami di coniugazione (i punti da cui fuoriesce il nervo) sono ristretti (stenosi) a causa di problemi ossei della vertebra stessa.
- Impegno basiforaminale: l'ernia del disco va a occupare la porzione inferiore del forame di coniugazione, il punta da cui fuoriesce il nervo spinale.
- Cisti radicolari sacrali: piccoli rigonfiamenti spesso acquosi (cisti) nei pressi della fuoriuscita dei nervi del plesso sacrale.
Canale vertebrale e sacco durale
- Canale vertebrale: il canale interno alla colonna vertebrale in cui trova alloggio il midollo spinale.
- Canale vertebrale di ampiezza nei limiti della norma: il canale vertebrale è normale.
- Stenosi del canale vertebrale: il canale vertebrale è ristretto.
- Impronta sul sacco durale: l'ernia del disco protrude posteriormente fino a lasciare un'impronta, cioè a deformare, il sacco fibroso (sacco durale) che contiene il midollo spinale.
- Superficie ventrale del sacco durale: la porzione anteriore del sacco che contiene il modollo spinale; si tratta della porzione che viene a contatto con le ernie del disco.
- Cono midollare o cauda midollare o cauda equina: è la porzione finale del midollo spinale.
- Regolare morfologia della cauda: la porzione finale del midollo spinale ha una forma regolare.
- Radici della cauda: la prrzione finale del midollo spinale (cauda) è formata da strutture che danno origine ai nervi spinali, le radici della cauda.
- Impronta il tessuto adiposo periradicolare: intorno alla radice del nervo spinale è presente tessuto adiposo che fa da cuscinetto; a volte l'ernia va a comprimere questo tessuto che è a stretto contatto con la radice del nervo.
- Risentimento durale: il sacco durale, che si trova internamente alla colonna vertebrale e contiene il midollo spinale, presenta problemi, generalmente di tipo compressivo da parte di un'ernia.
- Conflitto disco durale: l'ernia del disco comprime il sacco durale.
- Riduzione dello spazio liquorale premidollare: l'ernia del disco comprime il sacco durale anteriormente; dentro al sacco durale è presente il liquor in cui galleggia il midollo spinale; a volte un'ernia comprime il sacco durale e toglie spazio al liquor nella parte anteriore.
Sintomi dell'ernia del disco
Nella maggior parte dei casi l'ernia del disco è completamente asintomatica: moltissimi Pazienti con ernia del disco non lamentano dolori né sintomi associati.
Moltissime persone presentano ernie del disco senza saperlo: spesso la presenza di un'ernia del disco emerge casualmente da indagini radiografiche fatte per motivi non legati a sintomatologie dolorose.
Anche in presenza di sintomatologie dolorose spesso l'ernia del disco si trasforma un falso bersaglio in quanto non ne costituisce la causa.
Statisticamente si osserva che un trattamento mirato esclusivamente al disco non costituisce quasi mai una soluzione stabile al dolore.
Detto questo comunque è altrettanto vero che, lasciata incontrollata, in alcuni casi l'ernia del disco può trasformarsi in un problema clinico di una certa rilevanza.
Per esempio l'ernia espulsa, o comunque l'ernia oltre un certo livello, può diventare fonte di problemi poiché può andare a comprimere il nervo intervertebrale che passa proprio in prossimità del disco intervertebrale.
Questa situazione, se portata all'esasperazione, può causare l'interruzione della conduzione nervosa sia da un punto di vista della sensibilità che da un punto di vista motorio.
Una compressione del nervo spinale pertanto può dare origine a due classi di problemi:
- Deficit di forza: il nervo spinale conduce afferenze motorie ai muscoli dando loro l'ordine di contrarsi. In caso di compressione tali afferenze vengono meno e il muscolo, non ricevendo più alcuno stimolo, perdel la possibilità di contrarsi. Il risultato è una paralisi cioè la perdita della possibilità di muovere le gamba o il piede.
- Deficit di sensibilità: il nervo spinale conduce anche la sensibilità periferica al cervello per cui una compressione dovuta a un'ernia del disco causa un'interruzione del segnale sensitivo. Da questa situazione possono svilupparsi zone di anestesia cioè di perdita di sensibilità dietro la coscia, lateralmente al polpaccio o nel piede. Talvolta una compressione può dare origine a dolore o a perestesie cioè ad alterazioni della sensibilità come formicolio, torpore, sensazioni di caldo/freddo, ecc.
Queste situazioni sono statisticamente rare, si tratta di casistiche estreme.
Tuttavia l'ernia discale rappresenta comunque un adattamento funzionale a una compressione vertebrale eccessiva per cui, soprattutto quando assume una certa rilevanza, merita sempre una speciale attenzione da parte del Terapista.
L'ernia cervicale
A livello cervicale la maggior parte delle ernie si sviluppa nel tratto che va da C5 a C7, vale a dire sul tratto cervicale basso mentre le vertebre cervicali alte sono molto meno esposte a questo genere di problema.
Cause dell'ernia cervicale
A livello del tratto cervicale basso infatti trova inserzione il fascio di legamenti pericardici e mediastinici che si perdono nel connettivo localizzato proprio anteriormente ai corpi vertebrali.
Soprattutto disfunzioni osteopatiche di tipo viscerale possono creare tensioni importanti sul tratto cervicale basso e dare origine, localmente, a compressioni sulle ultime vertebre cervicali.
A livello dorsale, subito sotto, non si assiste a questo fenomeno dal momento che la colonna vertebrale qui inverte la propria curvatura e le forze si scaricano secondo modalità differenti.
Sintomi dell'ernia cervicale
L'ernia del disco cervicale ha la tendenza a manifestarsi con sintomatologie a livello dell'arto superiore dando origine a brachialgia o cervicobrachialgia.
Si possono avere:
- Dolore alla spalla: dolore interno alla spalla presente al movimento o anche da fermi.
- Dolore al braccio: spesso nella parte laterale o internamente.
- Dolore al gomito
- Dolore alla mano: dolore all'atto di stringere le cose.
- Parestesia alle dita: formicolio alle dita della mano, insensibilità ai polpastrelli, sensazione di intorpidimento.
- Perdita di forza nella spalla: non si riesce ad alzare bene la spalla.
- Perdita di forza nel braccio: si fa fatica a tenere la borsa della spesa.
- Perdita di forza alle dita della mano: non si riesce a stringere gli oggetti, cadono le cose di mano.
L'ernia lombare
A livello lombare le ernie si sviluppano prevalentemente a livello di L4 - L5 e L5 - S1, cioè nel tratto lombare basso.
Cause dell'ernia lombare
La zona lombare è soggetta a maggiori sollecitazioni in virtù della speciale architettura anatomica delle ultime vertebre lombari.
Esse infatti sono strettamente interconnesse al bacino da potenti legamenti (legamenti ileo lombari) che ne amplificano notevolmente la componente compressiva in caso di disfunzioni sacrali e iliache.
Soprattutto le disfunzioni del sacro sono largamente responsabili degli adattamenti delle strutture circostanti, in particolare le ali iliache e L5.
In particolare, a livello lombare, le tensioni muscolari paravertebrali e dei muscoli ileo psoas e diaframma hanno spesso un ruolo importante nella genesi di un'ernia lombare, come anche, soprattutto, le disfunzioni cranio sacrali.
I traumi diretti non sono mai causa di ernia del disco. I traumi meccanici, nella maggior parte dei casi, si ripercuotono sul corpo vertebrale, meno elastico.
Per questo motivo eventualità tipo il colpo della strega non provocano mai un'ernia discale.
Il peso corporeo non sembrerebbe avere un ruolo così decisivo nella genesi delle ernie lombari, che sembrerebbero appunto essere sostenute da cause di ordine funzionale.
A ulteriore riprova di ciò facciamo notare che anche animali superiori come cani e gatti presentano ernie lombari (e cervicali) anche molto gravi pur essendo strutturati su un assetto quadrupedico.
Sintomi dell'ernia lombare
Un'ernia del disco lombare si menifesta con sintomatologie a livello dell'arto inferiore.
A seconda dei dischi coinvolti si può avere:
- Cruralgia: è il dolore sulla parte anteriore della coscia e internamente al polpaccio. In questo caso vi è un coinvolgimento dei primi dischi lombari, da cui origina il nervo femorale.
- Sciatica: si tratta del dolore posteriore alla coscia, postero lateralmente al polpaccio e al piede. Vi è un coinvolgimento del nervo sciatico. Per maggiori informazioni vedi sciatica.
Nelle stesse zone può essere presente, oltre al dolore, una perdita di forza muscolare (a volte il Paziente non riesce a stare sulle punte dei piedi) o possono essere presenti parestesie, cioè alterazioni della sensibilità.
A volte si manifestano zone di anestesia, formicolio, torpore o altre sintomatologie affini.
Rimedi tradizionali per l'ernia del disco
I rimedi tradizionali sono essenzialmente sintomatici per cui, in caso di ernia del disco, l'intervento terapeutico dipende essenzialmente dal livello di gravità dell'ernia.
In molti casi è sufficiente un periodo di riposo per permettere alla sintomatologia di rientrare spontaneamente.
In caso di sintomi lievi vengono somministrate terapie blande mentre per sintomi più importanti il Paziente si rivolge al Medico di Medicina Generale che lo avvia verso precisi iter diagnostici e terapeutici.
Miglioramento abitudini comportamentali
In caso di sintomi lievi talvolta è sufficiente modificare le proprie abitudini comportamentali.
Generalmente si cerca di intervenire su almeno tre aspetti fondamentali:
- Abitudini comportamentali: per esempio al Paziente viene consigliato di sollevare i carichi utilizzando gli arti inferiori, mantenere una postura seduta corretta, mantenere una postura eretta allineata, avere abitudini alimentari sane e cicli di sonno regolari.
- Postazione lavorativa: quando possibile può essere utile utilizzare postazioni ergonomiche nei lavori sedentari o utilizzare solette morbide nei lavori in stazione eretta.
- Materasso e cuscino: il materasso deve essere abbastanza rigido ma allo stesso tempo deve avere la possibilità di adattarsi alla colonna vertebrale mentre il cuscino non deve essere eccessivamente voluminoso e deve adattarsi alla conformazione del collo.
Non sempre accorgimenti di questo tipo sono risolutivi ma, in ogni caso, perseguire condotte comportamentali sane è sempre utile in ogni caso.
Presidi ortopedici
In caso di ernia del disco di grado non eccessivo possono essere consigliati presidi ortopedici come bustini lombari o collari cervicali.
Questi ausili variano in base al grado di rigidità: nei casi meno gravi possono essere prescritte strutture morbide mentre nei casi più gravi sussidi più rigidi.
Per l'ernia del disco lombare si va da fascette elastiche morbide a bustini con stecche di rinforzo per arrivare fino ai busti ortopedici prescritti su misura o a corsetti maggiormente impegnativi come il C35.
Per l'ernia del disco cervicale si possono avere collari morbidi, in gommapiuma, collari semirigidi o collari rigidi per i casi più gravi.
Terapia farmacologica
La terapia farmacologica varia in base alla gravità dell'ernia del disco.
La somministrazione può avvenire sia per via orale che localmente, a seconda del presidio farmacologico utilizzato.
- Terapia farmacologica blanda: nei casi meno gravi possono essere consigliati antinfiammatori da banco come FANS o antidolorifici leggeri. In questo caso si può ricorrere a compresse per via orale o a soluzioni topiche come pomate, cerotti o iniezioni inframuscolari.
- Terapia farmacologica più impegnativa: nei casi più ostinati si ricorre a farmaci più potenti. Possono quindi essere utilizzati farmaci cortisonici o oppiacei che vengono somministrati sia per via orale che localmente. In alcuni casi tali farmaci possono essere somministrati per via epidurale direttamente a livello interdiscale.
Fisiokinesiterapia
In caso di ernia del disco la fisiokinesiterapia rappresenta un passaggio obbligato.
Si interviente sia con strumentazioni fisiche che manualmente.
- Terapia fisica: in caso di ernia del disco possono essere utili applicazioni di tecarterapia, lasertrapia, elettrostimolazione muscolare, TENS, jonoforesi, radarterapia e altro ancora. In alcuni casi possono essere effettuate trazioni vertebrali mediante apparecchiature meccaniche a contrappeso sia a livello cervicale che a livello lombare.
- Terapia manuale: possono essere consigliate sedute di mobilizzazione attiva e rieducazione posturale così come sedute di mobilizzazione passiva in cui il fisioterapista muove le parti dolenti con estrema cautela allo scopo di alleggerirne le tensioni. Possono essere praticate anchesedute di massoterapia. Alcune particolari forme di rieducazione motoria (Mézière, Souchard, Kabat) sono più specifiche e danno risultati migliori.
Terapie alternative
Terapia alternative di supporto possono essere utili in caso si ernia del disco, allo scopo di lenire il dolore e rilassare i muscoli del rachide.
Alcune di esse sono riconosciute dalla medicina ufficiale mentre altre sono tollerate e non considerate verie e proprie terapie.
Ne ricordiamo alcune:
- Agopuntura
- Chiropratica
- Yoga
- Medicina Tradizionale Cinese
- Massaggio shiatsu
- Medicina ayurvedica
Ozonoterapia
Nei casi più gravi, specie in presenza di ernia espulsa, possono essere praticati interventi di ozonoterapia.
Si tratta di infiltrazioni a livello locale di una miscela di ossigeno e ozono.
La miscela ha un grande potere ossidativo e attacca la porzione espulsa dell'ernia disgregandola.
L'ozonoterapia viene praticata in anestesia locale e presenta un grado di invasività di poco inferiore ad un intervento chirurgico.
Intervento chirurgico
In caso di ernia del disco l'intervento chirurgico rappresenta la soluzione estrema e viene praticata in caso di gravi ernie espulse qualora le terapie precedenti non abbiano prodotto risultati.
Da un punto di vista chirurgico si interviene per rimuovere la porzione estrusa del disco mediante un'operazione denominata discectomia.
Generalmente si cerca di effettuare interventi massimamente conservativi, vale a dire si cerca di eliminare meno materiale possibile.
Tuttavia, in caso di gravissime degenerazioni del disco, è possibile ricorrere anche a una sostituzione del disco lesionato con una protesi discale.
Trattamento osteopatico dell'ernia del disco
Un trattamento efficace per l'ernia del disco non può essere orientato solo alla cura del disco ma deve prendere in considerazione anche e soprattutto la causa di tale degenerazione.
A riprova di ciò si deve considerare che i Pazienti trattati solo e unicamente per la patologia del disco in alta percentuale continuano a presentare sintomi o a recidivare.
Onde evitare tali spiacevoli situazioni è necessario procedere ad un riequilibrio meccanico che necessariamente coinvolge non solo la singola vertebra ma tutta l'impalcatura scheletrica.
Il lavoro osteopatico è mirato a eliminare lo stato compressivo della colonna vertebrale in modo da alleggerire la pressione sul disco interverterbale.
Solo a partire da questi presupposti è possibile un recupero dell'ernia del disco.
La possibilità di ripristino dell'integrità del disco tuttavia è proporzionale allo stato di degenerazione dello stesso disco.
In caso di lievi bulging o piccole protrusioni il recupero è quasi sempre garantito in quanto il disco è solo un po' schiacciato per cui, eliminando la compressione, riaquista la propria forma in poco tempo.
In caso invece di gravi ernie espulse il recupero è più problematico poiché la porzione del nucleo che è stata espulsa non potrà più essere ripristinata, è andata persa.
In questi casi è necessaria la valutazione di un neurochirurgo per capire se sussista la necessità di una soluzione chirurgica.
Ma, anche qualora fosse necessario intervenire chirurgicamente, in ogni caso è necessario eliminare le compressioni vertebrali in atto.
Se non si rimuove la causa a monte, è inutile eliminare gli effetti: l'ernia tenderà nuovamente a riformarsi, a recidivare.
A seguire il protocollo di trattamento dell'ernia del disco.
Naturalmente non si tratta di uno schema rigido, intrinsecamente incompatibile con la metologia osteopatica, ma piuttosto di una linea guida.
Per trattamento della cervicale o del mal di schiena è possibile anche consultare:
Adattamenti osteopatici cranio sacrali
Le compressioni vertebrali all'origine dell'ernia del disco dipendono in larga misura da tensioni di origine cranio sacrale.
Si tratta di tensioni interne alla colonna vertebrale in quanto nascono a livello craniale e si propagano in discesa fino all'osso sacro e al bacino.
La meninge esterna, o dura madre, è un manicotto fibroso tubolare che parte dal cranio, passa internamente alla colonna vertebrale avvolgendo il midollo spinale.
Tensioni della base del cranio si trasmettono facilmente in discesa e, veicolate dalla meninge esterna, giungono fino all'osso sacro, dove la meninge esterna trova inserzione.
Lungo la colonna vertebrale la meninge esterna scorre abbastanza libera tranne a livello dei punti di emergenza dei nervi spinali dove emana qualche fibra connettiva.
In presenza di disfunzioni craniali si innescano almeno due meccanismi potenzialmente perturbanti per il nervo spinale:
- Si crea una compressione vertebrale che favorisce l'insorgenza di un'ernia del disco soprattutto nelle zone cervicale e lombare, dove la meninge esterna presenta connessioni maggiori con il canale vertebrale.
- Localmente si creano tensioni sui nervi spinali veicolate dalle guaine durali, manicotti fibrosi che accompagnano il nervo spinale fino all'uscita dal forame di coniugazione.
Per questo motivo la risoluzione delle tensioni craniali è di fondamentale importanza nella risoluzione dell'ernia del disco.
Se si prescinde da questo, risulta realmente impossibile trattare con efficacia un'ernia del disco dal momento che, se la perturbazione alla sua origine continua a rimanere attiva, l'ernia del disco continuerà a manifestarsi o a recidivare indipendentemente da altri interventi terapeutici.
Le disfunzioni cranio sacrali non sono l'unica causa dell'ernia del disco, tuttavia le ernie del disco di origine cranio sacrale rappresentano una frazione importante del totale.
L'insuccesso di tante terapie mirate alla cura dell'ernia del disco dipende, in larga misura, proprio dal fatto che non intervengono sulle disfunzioni cranio sacrali.
L'Osteopatia, al contrario, possiede test e tecniche per intercettare e risolvere le disfunzioni craniali e, anche per questo, rappresenta una forma di intervento efficace nei confronti dell'ernia del disco.
Adattamenti osteopatici del bacino
Le disfunzioni del bacino sono prevalentemente legate all'ernia del disco fra L4 - L5 e L5 - S1.
Le disfunzioni del bacino in larga percentuale dipendono da disfunzioni cranio sacrali ma, in alcuni casi, il bacino presenta disfunzioni proprie.
È il caso, per esempio, delle contratture dei muscoli extrarotatori dell'anca.
Questi numerosi muscoli originano dall'osso dell'anca e si inseriscono sul femore a vari livelli.
Le tensioni locali del bacino si riflettono in maniera molto diretta su L4 e L5, le due ultime vertebre lombari, tramite i potenti legamenti ileo lombari
Queste vertebre risultano in questo modo compresse e spesso adattate in torsione e come conseguenza esercitano una componente compressiva importante sui dischi intervertebrali dando origine a un'ernia del disco.
Anche le disfunzioni del pavimento pelvico si riscontrano con una certa frequenza.
Queste disfunzioni riguardano i muscoli interni del bacino, quei muscoli che costituiscono appunto il pavimento che chiude in basso il piccolo bacino e su cui trovano appoggio vescica, utero e retto.
Il pavimento pelvico, quando contratto, esercita adattamenti importanti a livello sacro iliaco e, indirettamente, a livello vertebrale.
Questi muscoli infatti tendono a chiudere il piccolo bacino e ad allargare le ali iliache dando origine a compressioni a livello di L4 e L5 responsabili di un'ernia del disco.
Ancora si riscontrano, con frequenza minore, disfunzioni a livello della sinfisi pubica.
Le disfunzioni pubiche hanno importanti conseguenze adattative sull'osso sacro e sulle articolazioni sacro iliache per cui una disfunzione della sinfisi pubica può dare, in maniera indiretta, compressioni sul tratto lombare basso creando le condizioni per lo sviluppo di un'ernia del disco.
Esistono poi altri possibili quadri disfunzionali a livello del bacino potenzialmente responsabili di un'ernia del disco.
Con l'Osteopatia è possibile correggere le disfunzioni del bacino tramite semplici tecniche in grado di riequilibrare la situazione da un punto di vista dinamico e favorire la regressione dell'ernia del disco.
Adattamenti muscolari del rachide
Talvolta un'ernia del disco può essere generata da compressioni vertebrali dovute a contratture muscolari dei muscoli della colonna vertebrale.
Nel caso di un'arnia del disco cervicale i muscoli maggiormente coinvolti sono i muscoli prevertebrali.
Questi muscoli si trovano anteriormente alla colonna vertebrale (praticamente dietro la gola) e servono a raddrizzare la colonna cervicale.
Quando sono presenti contratture di questi muscoli i dischi intervertebrali subiscono compressioni costanti e, nel corso del tempo, tendono ad allargarsi e a comprimersi.
Per motivi di ordine anatomico, e anche per altre cause (vedi dopo), la maggior parte dei casi di ernia del disco cervicale si sviluppa fra C4 - C5 - C6 - C7 cioè nella parte bassa del rachide cervicale.
In questi casi è necessario decontratturare tali muscoli in modo da restituire respiro al rachide cervicale basso.
A tale scopo l'Osteopatia interviene con tecniche indirette, fasciali o cranio sacrali, in grado di intercettare tali contratture e scioglierle.
Per quanto riguarda il tratto lombare, i muscoli che possono dare origine a un'ernia del disco lombare sono prevalentemente due: il muscolo ileo psoas e il diaframma.
Questi muscoli infatti possiedono potenti inserzioni su tutte le vertebre lombari e, quando contratti, sono in grado di sviluppare compressioni interdiscali importanti dando origine a ernia del disco lombare.
Le vertebre interessate sono tutte le cinque vertebre lombari.
Inoltre le contratture del diaframma spesso danno origine, oltre che a un'ernia del disco, anche a importanti rallentamenti emodinamici a livello della vena cava inferiore e del sistema azygos.
Il ristagno emodinamico crea compressioni sulle radici nervose che vanno a sommarsi a quelle dell'ernia del disco dando origine, talvolta, a quadri sintomatici importanti.
Attraverso le tecniche osteopatiche è possibile sciogliere dette contratture con tecniche muscolari dirette e con tecniche fasciali.
Adattamenti osteopatici vertebrali
In un numero minore di casi un'ernia del disco può essere prodotta da una disfunzione vertebrale primaria.
Talvolta una vertebra si trova in uno stato di rotazione e inclinazione creando compressioni sul disco sottostante.
Il disco, cronicamente in questa situazione, tenderà a comprimersi e a dare origine a un'ernia del disco.
Questo può avvenire sia a livello lombare che a livello cervicale per cui, sulla base di una disfunzione vertebrale primaria, può svilupparsi sia un'ernia del disco lombare che un'ernia del disco cervicale.
Nonostante questo sia in realtà il meccanismo disfunzionale più semplice, tuttavia è il meno frequente.
Le disfunzioni vertebrali di tipo primario sono abbastanza rare e, anche se presenti, sono sempre inserite in quadri disfunzionali più ampi.
Per questo motivo semplici manovre locali di riduzione non sono quasi mai sufficienti a risolvere un'ernia del disco.
Peraltro tali manovre a thrust provocano spesso scrosci articolari di una certa sonorità ma, a dispetto di tali caratteristiche coreografiche, a meno che tali correzioni non vengano inserite in un processo di riequilibrio più ampio, di per sé risultano poco efficaci.
In altri termini per trattare un'ernia del disco non è sufficiente effettuare correzioni solo a livello vertebrale ma bisogna considerare anche gli altri distretti e gli altri sistemi.
Detto questo, va comunque precisato che una disfunzione vertebrale, quando presente, va assolutamente ridotta.
Semplicemente si vuole sottolineare come un trattamento locale sia spesso insufficiente a curare un'ernia del disco, per cui tecniche unicamente orientate al rachide devono essere sempre integrate in un quadro riabilitativo più ampio.
Adattamenti osteopatici viscerali
In alcuni casi disfunzioni osteopatiche viscerali possono creare le condizioni per l'insorgenza di un'ernia del disco.
I visceri infatti, da un punto di vista dinamico, possono presentare adattamenti disfunzionali che ne limitano la mobilità.
Questo si riflette facilmente sulla colonna vertebrale sia per cause meccaniche sia attraverso riflessi neurovegetativi.
I visceri infatti possiedono sia un sistema di legamenti sospensori che li mantengono in sede, sia un'innervazione neurovegetativa (in particolare ortosimpatica) veicolata da nervi a partenza vertebrale.
Una disfunzione viscerale pertanto agirà sia meccanicamente, sviluppando tensioni sulla colonna tramite i propri legameni, sia neurologicamente, creando riflessi neurovegetativi a livello dei segmenti vertebrali da cui ricevono l'innervazione creando zone di contrattura.
Pertanto le disfunzioni viscerali sono da tenere in attenta considerazione al fine di trattare un'ernia del disco poiché alcune volte l'origine delle compressioni vertebrali è proprio a partenza viscerale.
Per quanto riguarda l'ernia del disco cervicale i visceri maggiormente coinvolti sono quelli del mediastino, cioè del torace.
In particolare i legamenti pericardici esercitano una trazione significativa sul tratto cervicale basso.
Per quanto riguarda invece l'ernia del disco lombare, possono essere interessati i reni, che in qualche caso presentano aderenze con il muscolo psoas, come anche stomaco e fegato a causa dei loro rappoti con il diaframma.
Infine bisogna considerare i visceri del piccolo bacino, soprattutto la vescica, le cui disfunzioni crano adattamenti a livello del bacino con tutte le conseguenze.
In caso di disfunzioni viscerali l'Osteopatia è in grado di intervenire efficacemente con tecniche soft, poco invasive e della massima efficacia.
Casi reali
A titolo esemplificativo riporto il caso di un operaio edile di 37 anni affetto da lombalgia cronica e recante numerose ernie in zona lombare, tra cui una voluminosa a livello di L5 - S1.
Sotto il profilo osteopatico presentava una buona mobilità a livello lombare ma una torsione sacrale importante; i focolai lesionali principali erano a livello dell'osso palatino destro che si presentava in rotazione esterna e a livello del primo osso metatarsale destro in superiorità. Quindi una restrizione sul palato a destra e una restrizione al piede destro.
Risolti questi problemi la torsione dell'osso sacro è scomparsa completamente.
Rivisto a distanza di una settimana era completamente sbloccato; il mal di schiena era notevolmente diminuito. Ha potuto lavorare senza interruzione e non ha riferito problemi collaterali.
Per inciso, un'ernia discale non può rientrare nella propria sede in una settimana.
La conclusione è che, in questo caso, l'ernia non poteva in alcun modo essere la causa del mal di schiena. L'ipotesi più probabile è che sia l'ernia che il mal di schiena fossero entrambe espressioni di un disordine meccanico in atto da anni.
Risolto il quadro meccanico il dolore è scomparso quasi subito; l'ernia è rientrata nella propria sede nel giro di alcuni mesi.
Molto spesso l'ernia del disco costituisce un falso bersaglio: talvolta ernie anche molto voluminose non sono affatto la causa primaria di sintomi dolorosi.
Per questo una revisione osteopatica della meccanica scheletrica è sempre auspicabile prima di intraprendere qualsiasi terapia locale.