Morbo di Dupuytren
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta il morbo di Dupuytren.

L'intervento osteopatico agisce a diversi livelli:

A seguire il sommario della pagina:

Definizione di morbo di Dupuytren

La malattia di Dupuytren costituisce una patologia cronica ad andamento progressivo che interessa l'aponeurosi palmare della mano provocandone l'ispessimento e la retrazione.

Questo provoca un atteggiamento in flessione forzata del quarto e quinto dito (le altre dita meno frequentemente) e nel 65% dei casi riguarda entrambe le mani.

Colpisce in prevalenza i maschi di razza bianca, soprattutto nord europea, fra i 40 e i 60 anni e sembra avere caratteristiche ereditarie.

Cause del morbo di Dupuytren

Al momento non esistono studi scientifici in grado di dimostrare con esattezza quale sia l'origine del morbo di Dupuytren.

Statisticamente si riscontra una familiarità della malattia che tuttavia non trova sufficienti riscontri a livello genetico.

Neanche lo stile di vita (in particolare l'uso di alcol) trova collegamenti statistici significativi con lo sviluppo della malattia.

Da un punto di vista osteopatico si riscontrano sempre importanti tensioni miofasciali a livello della mano, dell'avambraccio e spesso anche a livello del braccio fino al tratto cervicale.

Il trattamento di queste disfunzioni contribuisce sempre a ridurre la sintomatologia generale anche se il beneficio che è possibile concretamente ottenere dipende in larga misura dal livello di avanzamento della malattia.

Sulla base di queste considerazioni è possibile supporre che le disfunzioni osteopatiche dell'arto superiore possano avere un ruolo importante nell'eziopatogenesi del morbo di Dupuytren.

Fasi di sviluppo del morbo di Dupuytren

Il morbo di Dupuytren si sviluppa seguendo un percorso che è possibile suddividere sommariamente in quattro fasi.

Vediamo meglio.

Esordio

Sul palmo della mano, a livello della fascia palmare e sottocutanea, compaiono piccoli noduli talvolta non identificabili neanche alla palpazione.

In questa fase il Paziente può avvertire un senso di rigidità generale della mano e i noduli sono spesso scambiati per callosità cutanee.

L'aponeurosi palmare e il tessuto sottocutaneo presentano tensioni locali ancora prevalentemente funzionali: il tessuto connettivo cioè presenta tensioni intrinseche ma non ha ancora subito adattamenti anatomici importanti.

In questa fase il morbo di Dupuytren può essere trattato efficacemente con l'Osteopatia.

Le disfunzioni della fascia infatti sono ancora trattabili e la fascia stessa non ha ancora subito adattamenti importanti.

Il lavoro osteopatico in questa fase porta ai risultati migliori poiché il tessuto è ancora integro sotto il profilo istologico.

Il problema è che questa fase passa spesso inosservata, il Paziente ha solo la sensazione di avere la mano un po' rigida e la cute un po' callosa.

Periodo iniziale

I noduli e gli ispessimenti della fascia cominciano a prendere consistenza e diventano sensibili al tatto.

Il Paziente sente di avere dei noduli sul palmo della mano ma nella fase iniziale non è quasi mai presente dolore.

Più frequentemente tali formazioni si sviluppano in corrispondenza dell'anulare, quindi a livello del medio e infine del mignolo.

In questa fase l'Osteopatia costituisce ancora un rimedio efficace ma il tessuto ha già cominciato a fibrotizzarsi per cui è necessario intervenire al più presto onde evitare ulteriori peggioramenti.

Periodo di progressione

Durante questo periodo, che può durare anni, la malattia di Dupuytren tende ad un peggioramento lento ma continuo.

Lo sviluppo delle retrazioni della fascia palmare porta ad insorgenza di ombelicature cutanee sul palmo della mano, sotto alle quali si osservano cordoni fibrosi sempre più pronunciati.

Tali cordoni possono presentarsi singolarmente o formare una V che parte dal lato del polso e si apre verso le dita.

Infine, dopo periodi della durata anche di diversi anni, si arriva alla flessione delle dita, dapprima a livello dell'articolazione metacarpo falangea, poi a livello dell'articolazione interfalangea prossimale.

In questa fase il lavoro osteopatico è affiancato ad altre terapie.

Il tessuto connettivo è ormai retratto per cui è necessario intervenire in maniera diretta con metodiche di altro tipo.

Periodo di stato

Si definisce periodo di stato la fase in cui le retrazioni appaiono stabilizzate.

Questa fase non coincide necessariamente con una flessione grave delle dita, a volte il morbo di Dupuytren si stabilizza a livelli meno gravi.

Classificazione del morbo di Dupuytren

Il morbo di Dupuytren è classificato, a seconda della sua gravità, in base alla classificazione di Tubiana - Michon (1961).

Sulla base di questa classificazione per assegnare un punteggio alla malattia si calcola la somma dei gradi di flessione di:

Se per esempio la prima misura 15° e la seconda 20° allora il punteggio è di 35 (15+20) e il morbo di Dupuytren viene classificato di grado 1.

A seguire la tabella completa:

Stadio Gradi Situazione clinica
0 0 Assenza di malattia
N 0 Presenza di noduli
N/1 0 - 5 Inizio deformità in flessione delle dita
1 6 - 45 Grado di flessione lieve
2 46 - 90 Grado di flessione medio
3 91 - 135 Grado di flessione importante
4 135 - 180 Livello di invalidità elevato

Questa classificazione viene usata soprattutto in ambito chirurgico.

Segni e sintomi del morbo di Dupuytren

I sintomi del morbo di Dupuytren variano a seconda della fase della malattia.

Nelle prime fasi si manifesta prevalentemente rigidità o un lieve ispessimento cutaneo, sintomiche talvolta non permettono neanche di formulare una disgnosi.

Successivamente compaiono noduli che possono raggiungere il diametro di 1 cm e che sono il risultato della retrazione dell'aponeurosi palmare.

Parallelamente alla retrazione della fascia palmare e alla comparsa dei noduli comincia quasi sempre a manifestarsi la flessione soprattutto del quarto e quinto dito, spesso da entrambe le mani.

A questi sintomi si associano anche:

Rimedi tradizionali per il morbo di Dupuytren

Le possibilità di intervento sul morbo di Dupuytren sono diverse e variano in base alla gravità e all'avanzamento della malattia, oltre che all'età e alla situazione generale del Paziente.

Terapia non chirurgica

La terapia non chirurgica per il morbo di Dupuytren trova in dicazione nei casi meno gravi.

Fra le metodiche più in voga ricordiamo:

Terapia chirurgica

La terapia chirurgica trova indicazione negli stadi avanzati della malattia soprattutto in caso di perdita di funzione della mano e andamanto progressivo della malattia.

Le tecniche sono molteplici e variano a seconda delle situazioni:

Gli effetti collaterali del trattamento chirurgico non sono trascurabili:

La terapia chirurgica presenta importanti fenomeni di recidiva già a partire dai primi anni, vale a dire i Pazienti operati tornano a ripresentare il problema già dopo pochi anni.

A seguire i risultati di uno studio misto di Mantero & Co. (1983, 600 Pazienti, follow-up 30 anni) e Tubiana - Leclerque (1999, 89 Pazienti, follow-up 10 anni):

Trattamento osteopatico del morbo di Dupuytren

L'Osteopatia propone un protocollo di intervento orientato a ridurre le tensioni intrinseche al tessuto connettivo.

In altri termini, attraverso le tecniche osteopatiche, si cerca di ammorbidire il tessuto connettivo della fascia palmare con tutti i suoi annessi, compresi tendini, legamenti, capsule articolari, ecc.

Lo scopo del trattamento quindi è soprattutto quello di lavorare sulla qualità del tessuto connettivo migliorando, oltre alla consistenza dello stesso connettivo, anche il microcircolo locale e le funzioni neurovegetative e facilitando il rilassamento del tessuto muscolare.

Il trattamento osteopatico della malattia di Dupuytren pertanto, nelle sue linee generali, non si discosta dal trattamento di una qualsiasi altra patologia ma, a differenza di altre patologie, è maggiormente incentrato sul ripristino qualitativo del tessuto fibroso.

Vediamo nel dettaglio.

Adattamenti osteopatici della mano

In caso di morbo di Dupuytren il carico disfunzionale maggiore si trova a livello della mano.

La tecnica di intervento è molto lieve ed è basata sul rilascio graduale delle tensioni fasciali: sono escluse manovre di trazione energica mirate a "raddrizzare le dita", sarebbero inutili.

Al contrario si cerca di detensionare la fascia andando a sciogliere quelle microtensioni interne che, nel complesso, costituiscono il vero elemento di restrizione.

Naturalmente il successo della tecnica dipende largamente dal grado di compromissione della fascia.

Disfunzioni strutturate da anni e restrizioni importanti del tessuto connettivo non potranno essere completamente ripristinate solo con le tecniche osteopatiche.

Tuttavia il lavoro osteopatico a questo livello è fondamentale, soparttutto in considerazione del fatto che gli adattamenti osteopatici, se non corretti, contribuiranno all'aggravamento della patologia in maniera importante.

Le strutture anatomiche coinvolte non sono solo le fasce palmari ma anche le fasce dorsali e le fasce di rivestimento delle dita.

Inoltre vi è sempre un coinvolgimento sia dei tendini flessori che, attraverso l'intermediazione dei muscoli lombricali, dei tendini estensori.

Sono ancora coinvolti i muscoli intrinseci della mano, le articolazioni metacarpo falangee e interfalangee e il massiccio del carpo.

In altri termini la mano deve essere accuratamente ispezionata a trecentosessanta gradi poiché tutte le strutture, ossee, muscolari, fasciali, legamentose e articolari, sono intrinsecamente collegate sia sotto il profilo anatomico che funzionale.

L'Osteopatia dispone di tecniche fasciali specifiche per la mano e per le dita.

Adattamenti osteopatici dell'arto superiore

Seguendo la medesima impostazione metodica usata per la mano, anche l'arto superiore è soggetto a revisione e trattamento.

Le strutture coinvolte sono soprattutto quelle relative alla loggia anteriore dell'avambraccio, che costituiscono di fatto un blocco funzionale unico con il palmo della mano.

A livello della loggia anteriore dell'avambraccio sono presenti infatti non solo i muscoli flessori lunghi delle dita e del pollice ma anche e i muscoli flessori del carpo e pronatori che hanno importanti funzioni accessorie di tensori fasciali.

In particolare il muscolo palmare lungo riveste questo ruolo in via prioritaria.

Le tensioni muscolo fasciali in arrivo dall'avambraccio devono essere sempre ridotte poiché spesso contribuiscono in maniera importante a creare una situazione di rigidità generale sul lato palmare del sistema avambraccio/mano su cui il morbo di Dupuytren trova terreno fertile per svilupparsi.

Le logge laterale e dorsale dell'avambraccio, come il resto del braccio, vengono comunque ispezionate e trattate in considerazione del fatto che le fasce costituiscono, nel loro complesso, un sistema integrato in cui non esistono elementi indipendenti e isolati.

A livello brachiale e antibrachiale è molto importante anche liberare i passaggi vascolo nervosi, soprattutto dei nervi mediano e ulnare.

I tronchi nervosi di questi nervi transitano infatti nella compagine muscolo fasciale dell'arto superiore e in alcune zone esistono specifiche strettoie che possono trasformarsi in zone di criticità in particolari situazioni.

Per esempio a livello sotto clavicolare, ascellare, come anche a livello del gomito o a livello del tunnel carpale.

In questi tratti i tronchi nervosi e vascolari possono subire compressioni a discapito delle strutture situate a valle.

Per questi motivi l'arto superiore deve essere accuratamente revisionato in caso di morbo di Dupuytren.

Il mancato trattamento di queste disfunzioni ostacola in maniera importante la possibilità di recupero delle funzioni della mano.

L'Osteopatia interviene a livello dell'arto superiore con tecniche sia fasciali che strutturali, a seconda della tipologia di disfunzione che si trova.

Adattamenti osteopatici di tipo cranio sacrale

Le disfunzioni cranio sacrali, per l'importanza che rivestono sia livello meccanico che neuro vegetativo, non devono essere affatto sottovalutate.

Sotto il profilo meccanico, la presenza di disfunzioni cranio sacrali comporta un irrigidimento generale del sistema delle fasce con limitazioni generali della mobilità e sensazione di rigidità generale percepibile sintomaticamente.

In seguito alla correzione delle disfunzioni cranio sacrali una delle risposte maggiormente riferite è proprio il calo di tono muscolare sistemico che è percepibile in maniera netta dal Paziente, il quale manifesta guadagni di mobilità a livello articolare e muscolare.

Inoltre le disfunzioni cranio sacrali hanno effetti importanti a livello neurovegetativo, in particolare per quanto riguarda le alterazioni del flusso arteriorale e del microcircolo.

Questo aspetto è di importanza capitale per quanto riguarda le patologie del tessuto connettivo (tra cui il morbo di Dupuytren) dal momento che, secondo alcuni studi (Dupuytren's contracture. Fine structure in relation to aetiology - Murrell G.A.C., Francis M.J.O., Howlett C.R. - The Journal of Bone and Joint Surgery VOL. 71-B, No. 3, MAY 1989) esiste una correlazione piuttosto diretta fra le alterazioni vascolari e le alterazioni della struttura fine del tessuto connettivo.

Inoltre bisogna considerare che spesso il morbo di Dupuyteen spesso si presenta in maniera bilaterale.

Questo significa che, al di là degli adattamenti locali della mano e dell'arto superiore, esistono cause situate a monte.

Il mancato trattamento della base del cranio quindi costituisce un importante errore metodico in quanto le disfunzioni osteopatiche craniali costituiscono un elemento causale decisivo nella genesi delle alterazioni del tessuto connettivo.

Per maggiori approfondimenti puoi andare alla pagina sul sistema cranio sacrale.

Adattamenti osteopatici del tratto cervicale

Il tratto cervicale, compreso fra cranio e arto superiore, costituisce un altro importante settore di indagine nei casi di malattia di Dupuytren.

A livello cervicale si trovano spesso restrizioni sulle fasce cervicali superficiale e media come anche contratture muscolari a livello dei muscoli del collo.

In particolare i muscoli scaleni, come anche le strutture del cingolo superiore e i muscoli toraco appendicolari, devono essere accuratamente valutati al fine di liberare le strutture vascolo nervose dirette all'arto superiore.

Ricordiamo che il morbo di Dupuytren si manifesta spesso bilateralmente per cui il trattamento delle zone a monte, fra cui il tratto cervicale, è assolutamente necessario.

Peraltro a volte sono presenti disfunzioni a livello cervicale che non provocano dolore al collo per cui, a maggior ragione, è necessario indagare in maniera specifica a questo livello.

Il trattamento osteopatico del tratto cervicale è sempre estremamente delicato e non prevede manovre a thrust diretto.

Trattamento osteopatico delle cicatrici chirurgiche

L'intervento chirurgico riesce ad aumentare l'estensione delle dita e a ridurre la componente fibrosa dalla fascia palmare.

Tuttavia, in seguito ad un intervento chirurgico, la mano impiega parecchio tempo prima di tornare ad essere funzionale.

Una delle principali cause di impedimento funzionale è proprio la presenza delle cicatrici chirurgiche, in questi casi sempre di una certa entità.

L'intervento osteopatico mira soprattutto a lavorare sulla qualità del tessuto connettivo cercando di ammorbidire la cute e il tessuto sottocutaneo.

A tale scopo vengono utilizzate tecniche soft altamente penetranti.

Questo tipo di tecnica si differenzia da un lavoro massoterapico classico poiché l'effetto arriva in profondità, a livello della fascia palmare.

Il tessuto connettivo infatti non presenta soluzioni di continuità fra la superficie cutanea e gli strati sottocutanei per cui, lavorando in superficie, si riesce ad agire in profondità.

A tale scopo tuttavia è necessario utilizzare tecniche soft procedendo in maniera graduale poiché, contrariamente, si andrebbe ad aumentare la rigidità delle fascia piuttosto che ridurla.

Con questo tipo di approccio si riesce a ottenere un guadagno in termini sia di morbidità della fascia che di mobilità delle dita.

L'entità del guadagno tuttavia è sempre di entità proporzionale alla situazione di partenza: maggiore è la quantità di tessuto cicatriziale presente, maggiore sarà la difficoltà a ridurre le tensioni.

In ogni caso l'approccio osteopatico è uno dei più efficaci se non il più efficace in assoluto.

La tecnica osteopatica infatti contrariamente ad altre tecniche riesce a raggiungere gli strati più profondi del tessuto connettivo apportando correzioni dinamiche stabili nel tempo.

Casi reali

Il trattamento del morbo di Dupuytren costituisce motivo di consultazione non eccessivamente frequente dal momento che questa malattia, nell'Europa mediterranea, non presenta tassi di incidenza elevati.

Riferisco il caso di un Paziente di 63 anni affetto da malattia di Dupuytren da una decina d'anni.

La malattia si manifestava prevalentemente alla mano destra ma anche la sinistra presentava qualche nodulo, anche se di entità minore.

Due anni prima della consultazione il Paziente era stato operato alla mano destra dal momento che la flessione delle dita, soprattutto l'anulare, aveva raggiunto un'entità incompatibile con l'utilizzo della mano stessa.

All'intervento era seguito un lungo periodo di riabilitazioneal termine del quale aveva riacquisito un discreto uso della mano, nonostante limitazioni funzionali ancora presenti.

Successivamente tuttavia la mano ha incominciato a sviluppare dolori acuti durante i movimenti, soprattutto a livello delle dita operate.

Il Paziente si è rivolto all'Osteopatia essenzialmente per trovare un rimedio al dolore della mano.

Questo Paziente è stato trattato in quattro sedute spalmate su due mesi circa.

Al termine dell'iter osteopatico sono stati ottenuti due risultati significativi:

Il dolore in terza seduta era già scomparso.

Tuttavia, parallelamente alla scomparsa del dolore, il Paziente aveva assistito anche ad un miglioramento (peraltro insperato) della mobilità della mano per cui ha deciso di prolungare il trattamento giungendo infine a quattro sedute.

Al termine della quarta seduta si è effettivamente registrato un miglioramento non solo della mobilità dell'anulare soprattutto in flessione ma anche dell'arto superiore fino alla spalla.

L'intervento osteopatico è stato effettuato infatti non solo a livello della mano ma sull'arto superiore, sul tratto cervicale e sulla base del cranio.

Il Paziente è stato rivisto a distanza di circa un anno per motivi diversi e ha riferito di vere mantenuto il beneficio del trattamento sia sul dolore che sulla mobilità.

Facciamo notare che il guadagno sulla mobilità dell'anulare è stato relativo a circa una decina di gradi, quindi non molti ma tuttavia sufficienti a far sì che il Paziente potesse impugnare gli oggetti più saldamente di prima e riuscendo a esercitare una forza maggiore rispetto a prima.

Condividi questo articolo