Malocclusione dentale
Osteopatia Genova
Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta la malocclusione dentale.
La malocclusione dentale spesso dipende da dismorfismi delle arcate dentali per cui la malocclusione dentale in senso stretto costituisce un problema di competenza prevalentemente odontoiatrica.
Tuttavia, in caso di malocclusione dentale, i problemi di natura odontoiatrica sono quasi sempre associati a disfunzioni osteopatiche dell'ATM, della bocca e del tratto cervicale.
- Approccio alla malocclusione dentale
- Adattamenti osteopatici
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Definizione
- Classificazione
- Segni e sintomi
- Cause
Definizione di malocclusione dentale
Si definisce malocclusione dentale quella particolare condizione fisiopatologica in cui le due arcate dentali, superiore e inferiore, presentano una disarmonia funzionale reciproca in grado di alterare la normale fisiologia della bocca.
Questa disarmonia si manifesta soprattutto nell'atto di chiusura della bocca (da cui il termine malocclusione), in particolare durante la masticazione, la fonazione o la deglutizione.
Tuttavia, soprattutto in presenza di turbe funzionali di tipo osteopatico, si possono avere problemi anche durante l'atto di apertura della bocca.
Classificazione della malocclusione dentale
Proponiamo una classificazione mista non esaustiva ma comprensiva delle casistiche maggiormente frequenti da un punto di vista epidemiologico.
I classe o normo occlusione
Si tratta della situazione di normalità. In questo caso non di parla di malocclusione e non si hanno deficit funzionali.
II classe
Detta anche disto occlusione, retrognatismo o sovramorso.
La II classe è caratterizzata dal fatto che o la mandibola è poco sviluppata o il mascellare superiore è eccessivamente sviluppato.
In alcuni casi la mandibola retrocede sulla base di una disfunzione dinamica dell'ATM.
In ogni caso i denti dell'arcata superiore sono dislocati in una posizione anteriore rispetto ai denti dell'arcata inferiore.
Si distinguono due tipologie:
- I divisione: gli incisivi anteriori superiori tendono a sporgere in fuori. In termini tecnici si dice che è presente un overjet, cioè la distanza antero posteriore fra le due file di incisivi è piuttosto marcata.
- II divisione: gli incisivi anteriori superiori sono piuttosto verticali. In questo caso l'overjet è molto limitato.
Morso profondo
Il morso profondo è detto anche deep bite ed è quella particolare situazione in cui gli incisivi superiori coprono e sovrastano in maniera eccessiva gli incisivi inferiori.
Il morso profondo è spesso associato alla seconda classe e costituisce un problema quando gli incisivi inferiori vanno a ledere la mucosa palatina contro cui si appoggiano in chiusura.
III classe
La III classe è caratterizzata da una mandibola eccessivamente avanzata al punto che gli incisivi superiori e inferiori si trovano sulla stesso livello.
In III classe, durante la chiusura della bocca, gli incisivi inferiori non si trovano sotto ai superiori ma battono filo contro filo su quelli superiori.
In questi casi può essere presente o un ipersviluppo della mandibola o un avanzamento della mandibola su base disfunzionale.
Morso crociato
Nel morso crociato l'occlusione di uno o più denti è invertita rispetto alla condizione di normalità.
Il morso crociato può svilupparsi su base scheletrica, quando vi è un accrescimento o un'ipotrofia anomala di un mascellare o di un ramo mandibolare, o su base dentale, quando dipende da un'inclinazione anomala di uno o più denti.
In alcuni casi possono essere presenti disfunzioni dinamiche dell'ATM che obbligano la mandibola a deviazioni laterali.
A seconda del compartimento dentale interessato, si hanno due tipologie distinte di morso incrociato:
- Morso crociato anteriore: gli incisivi inferiori sono più avanzati degli incisivi superiori. Si tratta di una III classe estrema.
- Morso crociato posteriore: i molari inferiori debordano lateralmente rispetto ai molari superiori. Spesso il problema è una riduzione di ampiezza trasversale dell'osso mascellare superiore.
Morso aperto
Il morso aperto è quella particolare condizione in cui le due arcate dentali presentano zone di mancato contatto durante l'occlusione.
Più frequentemente si osserva un morso aperto anteriore, in caso di mancato contatto fra le due file di incisivi, ma in alcuni casi può essere presente un morso aperto posteriore, con spazi di apertura fra i molari o i premolari.
Il morso aperto anteriore può essere strettamente associato alla deglutizione atipica.
Infatti la necessità da parte della lingua di creare una chiusura durante la deglutizione ha come conseguenza lo sviluppo di una deglutizione atipica.
E, come in una sorta di circolo vizioso, la deglutizione atipica favorisce, dal canto suo, il mantenimento del morso aperto dal momento che la lingua, continuando a spingere fra gli incisivi, ne provoca un continuo allontanamento.
Segni e sintomi della malocclusione dentale
La malocclusione dentale generalmente si manifesta con deficit funzionali nell'atto di chiusura della bocca.
Le funzioni maggiormente colpite sono:
- Masticazione
- Fonazione
- Deglutizione
A questi deficit funzionali possono essere associati anche sintomi collaterali tra cui:
- Dolore alla masticazione
- Click mandibolare
- Deficit di apertura o di chiusura della bocca
- Bruxismo
- Mal di testa o cefalea cranio mandibolare
- Cervicalgia o cervicobrachialgia
- Dolore facciale
- Otite
- Asimmetria del viso
- Tendenza alla respirazione a bocca aperta
Per questi motivi in caso di malocclusione dentale una revisione osteopatica è sempre necessaria.
Cause della malocclusione dentale
Le cause della malocclusione dentale sono riconducibili quasi sempre a problemi di accrescimento osseo delle arcate alveolari o a problemi di malposizionamento dentale.
A seguire un elenco di alcune delle cause più comuni:
- Affollamento
- Diastemi
- Rotazioni e inclinazioni
- Anomalie dentarie
- Agenesie
- Denti sovrannumerari
- Inclusioni
Queste tipologie di problemi sono di competenza odontoiatrica.
Tuttavia, associate a queste cause, possono essere presenti anche disfunzioni osteopatiche relative all'ATM (articolazione temporo mandibolare), al tratto cervicale, alla base del cranio o alla gabbia toracica.
A partire da questi distretti infatti possono avere origine tensioni interne che si riflettono sia sull'arcata mascellare che, soprattutto, sulla mabibola portandola fuori dal proprio asse fisiologico di movimento.
Queste tensioni possono pertanto partecipare attivamente allo sviluppo di una malocclusione dentale o comunque possono contribuire a sostenerla attivamente.
Approccio alla malocclusione dentale
Un approccio corretto alla malocclusione dovrebbe essere costituito da:
- Intervento odontoiatrico
- Intervento osteopatico
Le due tipologie di intervento sono complementari fra loro e si completano a vicenda restituendo al Paziente un'occlusione bilanciata sia sotto il profilo anatomico sia sotto quello funzionale.
Attraverso il lavoro odontoiatrico infatti viene ristabilito l'assetto anatomico mentre attraverso il lavoro osteopatico viene riequilibrata la funzione degli elementi articolari, muscolari e scheletrici della bocca.
Rinunciare a questo approccio significa rinunciare a risolvere stabilmente un problema di malocclusione.
Un esempio
Un esempio tipico è l'approccio a quelle particolari forme di deglutizione atipica, menzionate già in precedenza, che si sviluppano in seguito ad un morso aperto anteriore.
In presenza di morso aperto anteriore, nell'atto della deglutizione la lingua è costretta a spingere in avanti allo scopo di serrare la bocca anteriormente.
Il risultato è una particolare forma di deglutizione non fisiologica chiamata deglutizione atipica.
Quando l'Odontoiatra va a correggere il morso anteriore restituendo al Paziente un'occlusione anatomicamente corretta, spesso accade che lo schema di deglutizione atipica continui a persistere, in quanto ormai strutturato da un punto di vista neurofisiologico.
Qui interviene l'Osteopata che va a correggere quelle tensioni interne e quei meccanismi disfunzionali che continuano a sostenere la deglutizione atipica.
Questo concetto vale in generale per tutte le forme di malocclusione dentale.
In caso di malocclusione dentale, pertanto, i risultati migliori si hanno associando all'intervento odontoiatrico un intervento osteopatico.
Adattamenti osteopatici nella malocclusione dentale
Prima di descrivere la modalità di intervento osteopatico è necessario capire che le disfunzioni osteopatiche talvolta possono costituire la causa di una malocclusione dentale, altre volte possono esserne l'effetto.
Disfunzioni osteopatiche come causa di malocclusione
Come già specificato in precedenza, alle cause di natura odontoiatrica possono associarsi cause di origine osteopatica.
In effetti una malocclusione solitamente dipende da alterzioni ossee o dentali, di competenza odontoiatrica, ma spesso sono presenti anche disfunzioni osteopatiche, in particolare a livello delle articolazioni temporo mandibolari (ATM) e del tratto cervicale.
Queste tensioni possono provocare deviazioni della mandibola su tutti gli assi andando ad alterare l'occlusione in maniera talora anche significativa.
Disfunzioni osteopatiche come effetto di malocclusione
Altre classi di disfunzioni osteopatiche possono generarsi, invece, come meccanismo di compenso ad una malocclusione dentale o al lavoro del Dentista.
Quindi in molti casi un adattamento osteopatico può essere l'effetto di una malocclusione dentale.
Infatti, qualora la bocca non riesca a chiudersi in maniera adeguata, automaticamente tenderanno a svilupparsi meccanismi di compenso che cercheranno di riportare la mandibola in asse.
In questo modo le due articolazioni temporo mandibolari e i muscoli masticatori saranno sottoposti ad un lavoro costantemente asimmetrico.
Inoltre spesso si generano quadri disfunzionali di tipo osteopatico in seguito al lavoro dello stesso Odontoiatra.
Bisogna infatti considerare che per dare origine ad una disfunzione cranio mandibolare a volte è sufficiente una semplice estrazione dentale.
Pertanto un apparecchio ortodontico applicato per mesi non di rado genera compensi funzionali e tensioni osteopatiche di entità a volte anche importante.
Come risultato spesso si hanno sintomatologie accessorie come click mandibolari, cervicalgia, cefalea, dolore alla masticazione, problemi durante l'apertura della bocca e altro ancora.
Trattamento osteopatico della malocclusione dentale
Le disfunzioni osteopatiche (sia a significato eziologico che adattativo) che si riscontrano in caso di malocclusione dentale vengono sempre corrette parallelamente o più spesso successivamente al lavoro odontoiatrico.
Nello specifico vediamo le principali classi di disfunzioni osteopatiche che vengono comunemente riscontrate nei casi di malocclusione.
Adattamenti osteopatici di tipo cranio sacrale
Adattamenti osteopatici della base del cranio sono sempre presenti in caso di malocclusione dentale.
In particolare i quadranti posteriori, vale a dire l'osso occipitale e le ossa temporali, ma anche l'osso sfenoide si trovano frequentemente adattati su assi di mobilità non fisiologici.
Questo comporta un conseguente adattamento delle strutture a valle, in particolare l'articolazione temporo mandibolare (ATM) e il tratto cervicale.
La mobilità dell'ATM viene influenzata in maniera importante da tutte le disfunzioni della base del cranio.
Soprattutto le ossa temporali e l'osso sfenoide contraggono importanti rapporti con la mandibola e con i muscoli masticatori.
Un ruolo importante hanno per esempio i muscoli pterigoidei esterni che spesso si trasformano in elementi di restrizione nei confronti dell'ATM.
Questi muscoli infatti contraggono un intimo rapporto con il menisco articolare del giunto temporo mandibolare per cui un'alterazione anche minima di questi fasci muscolari comporta un riadattamento importante dell'ATM e della fisiologia occlusale.
Molti click mandibolari dipendono da tensioni anomale dei muscoli pterigoidei esterni.
Anche le disfunzioni osteopatiche delle ossa temporali possono influenzare la fisiologia della mandibola in maniera molto diretta.
Alterazioni dinamiche della rocca petrosa si riflettono facilmente sull'apparato capsulo legamentoso dell'ATM dando origine a tensioni che possono ostacolare la normale fluidità dell'articolazione.
Le disfunzioni cranio sacrali vengono trattate dall'Osteopatia per mezzo di tecniche non invasive ed estremamente efficaci.
Per maggiori informazioni puoi consultare la pagina sul sistema cranio sacrale.
Adattamenti osteopatici dell'articolazione temporo mandibolare (ATM)
L'articolazione temporo mandibolare (ATM) può essere soggetta a disfunzioni osteopatiche primarie che ne limitano o ne alterano la mobilità.
Per la verità l'ATM è più frequentemente vittima di disfunzioni dislocate alla sua periferia, cioè la maggior parte delle volte non è causa di problemi ma piuttosto li subisce.
Tuttavia in alcuni casi sono presenti adattamenti di tipo primario per cui l'ATM risulta essere effettivamente la sede di origine di catene disfunzionali capaci di perturbare la dinamica dell'occlusione.
In presenza di disfunzioni primarie spesso si hanno dolori davanti all'orecchio o nelle zone limitrofe in quanto nelle zone in disfunzione si generano contratture e tensioni fasciali che spesso risultano dolorose.
Per questo motivo l'intervento è sempre molto delicato ed è orientato a sciogliere le tensioni mio fasciali e capsulo legamentose.
In alcuni casi è necessario intervenire all'interno della bocca per raggiungere in maniera più diretta i muscoli pterigoidei, la fossa sfeno palatina e il pavimento buccale.
Le tecniche sono sempre molto soft e non invasive.
Adattamenti osteopatici del tratto cervicale
Il tratto cervicale è spesso sede di disfunzioni primarie capaci di provocare adattamenti importanti a livello dell'occlusione.
In particolare le tensioni veicolate dalla fascia cervicale superficiale portano spesso fuori asse la mandibola nel suo insieme impedendole di svolgere il proprio ruolo in maniera fisiologica.
Bisogna infatti considerare che le tensioni in arrivo sia dal collo che soporattutto dalla clavicola vengono trasmesse alla mandibola in maniera molto diretta attraverso il sistema delle fasce cervicali.
In considerazione dell'ampiezza della linea di inserzione della fascia cervicale sul margine inferiore della mandibola, possiamo capire come una tensione in arrivo dal basso possa facilmente destabilizzare la dinamica dell'occlusione.
Bisogna inoltre considerare che le due ATM, dovendo soddisfare al tempo stesso funzioni di masticazione, fonazione e deglutizione, sono articolazioni estremamente mobili.
Per cui la mandibola è un elemento estremamente adattativo, capace cioè di assumere le più svariate posizioni ed esercitare movimenti anche molto asimmetrici.
Quindi, in presenza di tensioni anomale, la mandibola sarà facilmente destabilizzata e l'occlusione della bocca di conseguenza.
L'intervento osteopatico sul tratto cervicale è effettivamente complesso, per questo rimandiamo alla pagina sulla cervicale.
In ogni caso le tecniche osteopatiche orientate al tratto cervicale sono sempre soft e non sono mai previste manovre dirette a thrust (scricchiolamento del collo).
Adattamenti osteopatici della gabbia toracica
La gabbia toracica può sembrare un distretto lontano dalla bocca e quindi ad essa scollegata ma non è così.
Le disfunzioni vertebrali, costali e sternali in partenza a livello toracico si riflettono facilmente a livello mandibolare e occlusale.
Il veicolo di trasmissione è costituito prevalentemente dalle clavicole e dalle fasce cervicali che trasmettono le tensioni in partenza dal basso verso l'alto.
Per quanto riguarda la gabbia toracica spesso si trovano contratture intercostali singole o di gruppo a vari livelli, non di rado sulle fasce laterali.
Lo sterno è anche esso sede di restrizioni miofasciali, soprattutto sopra all'angolo di Louis a livello del manubrio (la parte alta).
Questa zona è intimamente collegata alle prime due coste da cui originano i muscoli scaleni del collo.
Quindi tensioni a livello dello sterno possono portare tensioni cervicali e, di conseguenza, mandibolari.
Anche il tratto dorsale, sia a livello vertebrale che scapolare, è spesso sede di disfunzioni che si proiettano anteriormente e lateralmente fino alla mandibola.
Le disfunzioni osteopatiche del torace sono tutte trattabili per mezzo di tecniche miofasciali a impatto zero.
Adattamenti osteopatici dei visceri del mediastino
Le disfunzioni osteopatiche viscerali del mediastino interessano prevalentemente le fasce pericardiche, i legamenti pleurali e il diaframma.
Questi elementi fibrosi possono presentare restrizioni fasciali intrinseche e trasformarsi in fattori di restrizione di mobilità nei confronti del tratto cervicale inferiore e delle prime due coste.
Queste tensioni profonde possono rifelttersi, in ultima analisi, anche sulle fasce cervicali superficiali e quindi alla mandibola.
In questi casi il fattore di restrizione non è tanto meccanico in senso stretto quanto piuttosto neurologico.
Vale a dire che una tensione viscerale va a bloccare un elemento osseo non meccanicamente ma attraverso meccanismi neurovegetativi riflessi (questo vale per tutti i visceri).
Per esempio possiamo avere un tratto cervicale basso bloccato per un riflesso neurovegetativo in partenza da una fascia profonda del mediastino.
Queste eventualità non sono infrequenti e, se non si interviene su queste specifiche tensioni, non è possibile restituire mobilità alle parti strutturali.
Le disfunzioni viscerali vanno pertanto individuate e trattate.
L'intervento osteopatico viscerale è in realtà molto semplice, non invasivo e altamente risolutivo.
Adattamenti osteopatici di altri distretti
Da un punto di vista osteopatico in caso di malocclusione il carico disfunzionale maggiore solitamente è localizzato nella parte alta del corpo, prevalentemente dal torace in su.
Tuttavia è comunque necessario controllare anche la periferia più distante, vale a dire il bacino e gli arti inferiori, in quanto squilibri a questo livello possono dare origine a catene disfunzionali dirette verso l'alto che, se non raggiungono la bocca in maniera diretta, possono comunque provocare adattamenti di un certo livello nelle zone limitrofe.
Per esempio a livello del piede possono originare catene ascendenti in grado di destabilizzare il bacino e la colonna vertebrale.
In queste condizioni restituire armonia alle fasce cervicali e all'occlusione risulta difficoltoso in quanto, seppur in maniera indiretta, saranno sempre attive perturbazioni funzionali dal basso che tenderanno a infastidire gli elementi superiori.
Per questo motivo la revisione osteopatica è sempre necessariamente globale.
Solo seguendo questa impostazione metodica è possibile ottenere risultati stabili ed infatti, proprio in virtù di questo principio, l'Osteopatia riesce a conseguire risultati di livello superiore rispetto ad altri metodi.
Casi reali
Riferisco il caso di una giovane Paziente, una ragazza di 16 anni che lamentava dolore alla masticazione e click mandibolare dal lato destro.
Questo disturbo era presente da circa due anni.
Questa Paziente presentava una II classe, prima divisione, piuttosto pronunciata per cui, nel corso dell'ultimo anno era stata trattata mediante Bite Jumping Appliance (BJA) con ottimi risultati sotto il profilo anatomico e in parte funzionale.
La Paziente infatti ha riacquistato la possibilità di occludere e soprattutto masticare in maniera normale riuscendo addirittura a uscire dalla condizione di sottopeso in cui versava negli ultimi anni.
Tuttavia il dolore alla masticazione e il click mandibolare erano ancora presenti per cui la Paziente è stata avviata dallo stesso Odontoiatra verso una revisione osteopatica.
Il caso è stato risolto in quattro sedute nell'arco di sei settimane, dimostrandosi più ostico di quanto non fosse all'apparenza.
Nel caso di questa Paziente infatti il carico disfunzionale era localizzato diffusamente fra la base del cranio e il tratto cervicale interessando una zona più ampia della semplice articolazione temporo mandibolare.
In effetti questa Paziente è stata vista per la prima volta solo dopo la conclusione del lavoro ortodontico, per la precisione in fase conclusiva, e quindi non è stato possibile avere informazioni sul suo stato disfunzionale precedentemente al lavoro dell'Odontoiatra.
In ogni caso, sulla base delle disfunzioni riscontrate, è stato possibile ipotizzare che ad un quadro osteopatico pregresso si siano aggiunte disfunzioni successive, acquisite durante il periodo di mantenimento dell'apparecchio ortodontico.
Infatti bisogna considerare che questa tipologia di apparecchio procura tensioni meccaniche continue e prolungate sia alla mandibola che al tratto mascellare allo scopo di correggere i dismorfismi.
Tuttavia quelle medesime tensioni necessarie ad apportare le correzioni ortodontiche in alcuni casi creano anche, di riflesso, adattamenti osteopatici alla base del cranio, alla mandibola e alle zone limitrofe.
Per cui, dopo interventi di questo tipo, non di rado i Pazienti riferiscono sintomatologie accessorie nuove o esacerbazioni di quelle vecchie.
Questa ragazza, nello specifico riferiva già in precedenza dolore alla masticazione e click mandibolare.
Con la somministrazione del Bite Jumping Appliance (BJA) non solo ha continuato a riferire tali sintomatologie ma ha incominciato anche a lamentare cefalea tensiva e dolori cervicali.
Questi aspetti sono stati infine risolti con il trattamento osteopatico: la Paziente non solo non ha più lamentato dolori e click ma ha anche avuto un guadagno notevole sulla cefalea e la cervicalgia, oltre che un netto miglioramento della mobilità mandibolare e cervicale.
Questo caso illustra come, in caso di malocclusione, la cooperazione congiunta fra Odontoiatra e Osteopata dia i risultati migliori in quanto le correzioni anatomiche non possono prescindere dalle correzioni funzionali e viceversa.