Acufeni
Osteopatia Genova
Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da acufene.
L'acufene è una patologia di competenza ORL ma in alcuni casi può presentare anche una componente funzionale, cioè osteopatica.
L'adattamento osteopatico generalmente rappresenta non tanto la causa primaria di un acufene ma un elemento aggravante, andando semplicemente a peggiorarne l'espressione sintomatica.
In questi casi l'Osteopatia rappresenta una prassi di supporto e un valido aiuto poiché in alcuni casi permette di ridurre l'intensità dell'acufene.
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Cenni anatomici
- Cosa è l'acufene
- Segni e sintomi
- Cause
- Diagnosi
- Terapia
Cenni anatomici
Comunemente quando si parla di "orecchio" ci si riferisce esclusivamente al padiglione auricolare.
In realtà, da un punto di vista anatomico, l'orecchio rappresenta una struttura molto complessa e prevalentemente interna al cranio.
L'orecchio è costituito da tre parti.
Orecchio esterno
L'orecchio esterno è costituito dal padiglione auricolare, dal condotto uditivo esterno e dalla faccia esterna del timpano.
La funzione dell'orecchio esterno è quella di raccogliere i suoni dall'ambiente e convogliarli verso il timpano, come una sorta di imbuto.
Orecchio medio
L'orecchio medio è costituito da una cavità ossea scavata nell'osso temporale localizzata subito successivamente al timpano.
A questo livello è presente la catena degli ossicini, cioè un gruppo di tre piccole formazioni ossee collegate in serie che collegano il timpano all'orecchio interno.
L'orecchio medio è collegato alla faringe dalla tromba di Eustachio, un canale muscolo fibroso che ha la funzione di regolare la pressione interna adattandola a quella esterna.
Orecchio interno
L'orecchio interno si trova nell'osso temporale in una posizione ancora più profonda rispetto all'orecchio medio.
Le cavità ossee in cui si trova l'orecchio interno sono denominate labirinti a causa della propria conformazione anatomica.
L'orecchio interno è costituito da due sezioni che presentano funzioni completamente diverse fra loro ma intercomunicanti da un punto di vista anatomico:
- Coclea: rappresenta l'organo dell'udito. Riceve le vibrazioni sonore dalla catena degli ossicini e le trasforma in impulsi elettrici che giungono al cervello tramite il nervo cocleare.
- Sistema vestibolare: rappresenta l'organo dell'equilibrio. È costituito da tre canali semicircolari disposti sui tre piani dello spazio e da una struttura ovalare denominata vestibolo.
Cosa è l'acufene
Secondo Wikipedia l'acufene è una "percezione acustica non organizzata, non realmente prodotta da alcuna sorgente sonora, né all'interno né all'esterno del nostro corpo".
Il termine acufene indica quindi un suono o un rumore percepito soggettivamente che tuttavia:
- Non è prodotto da alcuna sorgente sonora: sono quindi esclusi rumori interni (battito cardiaco, ecc.) ed esterni.
- Non è organizzato: cioè sono escluse voci e melodie.
Per quanto riguarda l'origine sonora, alcuni Autori, per la verità, definiscono con il termine acufene anche la percezione innaturale di rumori interni, come per esempio la sensazione di battito cardiaco nell'orecchio: tale tipologia di acufene viene definita acufene oggettivo.
L'acufene oggettivo si distingue dall'acufene soggettivo, cioè dall'acufene che non deriva da fonti sonore.
Tuttavia, dal momento che l'acufene oggettivo è un'eventualità rara, con il termine acufene ci si riferisce generalmente all'acufene soggettivo.
Gli acufeni rappresentano una condizione frequente che coinvolge il 10% - 15% della popolazione.
La maggior parte dei Pazienti tollera gli acufeni senza grosse conseguenze mentre nel 2% dei casi gli acufeni si trasformano in un problema significativo.
Segni e sintomi
Gli acufeni vengono percepiti nelle orecchie e nella testa e generalmente si manifestano in diverse forme:
- Fruscii
- Ronzii
- Sibili
- Fischi
- Rumori indefinibili
Gli acufeni possono presentare variazioni in base a diversi parametri:
- Intensità: forti o deboli.
- Frequenza: intermettenti o cronici.
- Durata: da breve tempo o da tanto tempo.
- Periodicità: fasi di acutizzazione alternate a fasi di remissione e variazioni sui lunghi periodi.
- Dipendenza da situazioni o movimenti.
- Localizzazione: in un orecchio (unilaterale) o in entrambe le orecchie (bilaterale).
Sintomi associati
Gli acufeni possono presentarsi in maniera isolata o essere associati ad altri disagi, soprattutto a carico della testa e del collo:
In qualche caso i movimenti del collo o della mandibola possono provocarne variazioni sia in aumento che in diminuzione suggerendo l'idea di una possibile interconnessione fra gli eventi.
Inoltre la maggior parte dei Pazienti affetti da ipoacusia presenta anche acufeni.
Sintomi indotti
Gli acufeni rappresentano un disagio clinicamente non grave ma tuttavia in qualche caso estremamente invalidante, specialmente quando raggiungono picchi elevati di intensità, durata e frequenza.
La percezione di una suono costante e incessante, infatti, causa prevalentemente disagi psico-emotivi:
Cause
In alcuni casi è possibile individuare una causa scatenante specifica, come per esempio:
- Traumi cranici e acustici
- Patologie dell'orecchio
- Idrope endolinfatica (accumulo eccessivo di endolinfa nella coclea)
- Neurinomi del nervo acustico
- Alterazioni pressorie
- Cause farmacologiche
- Accumulo di cerume
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli acufeni hanno un'origine sconosciuta nel senso che i Pazienti che soffrono di acufeni non presentano quasi mai lesioni a carico dell'organo dell'udito o del sistema nervoso centrale, né patologie specifiche significative.
Per questo motivo è possibile supporre che la maggior parte degli acufeni possa avere un'origine funzionale, cioè una causa che non dipende da un danno anatomico ma da una disorganizzazione funzionale degli elementi anatomici.
Per disorganizzazione funzionale si intende, per esempio, un blocco vertebrale cervicale, una tensione dei muscoli masticatori, una contrattura dei muscoli del collo, ecc.
Tale ipotesi è supportata dall'idea che, in molti casi, gli acufeni subiscono variazioni in base ai movimenti del collo o della mandibola e che nella quasi totalità dei casi è sempre presente uno scompenso osteopatico a carico della zona cefalica e del tratto cervico-dorsale.
La stessa Classificazione THoSC (Tinnitus Holistic Simplified Classification) afferma che gli acufeni si distinguono in:
- Uditivi: originati da alterazioni uditive che possono comportare ipoacusia.
- Somato-sensoriali: causati, peggiorati o associati a segnali sensoriali provenienti da varie parti del corpo cha causano contrazioni involontarie o spasmi all'origine dell'acufene (per esempio, spasmi tra collo e mandibola).
- Legati a psicopatologie: l'acufene dipende da disordini psicopatologici e psichiatrici (ansia, depressione, anche abuso di sostanze, ecc.).
- Combinati: un misto delle tre precedenti.
In particolare gli acufeni somato-sensoriali sembrano essere prodotti proprio da alterazioni meccaniche e funzionali di alcuni muscoli e articolazioni.
Su questo genere di alterazioni è possibile intervenire con le tecniche osteopatiche.
Diagnosi
In caso di sospetti acufeni la prima figura di riferimento per il Paziente è il Medico di Medicina Generale il quale potrebbe indirizzare il Paziente verso visite specialistiche:
- Otorinolaringoiatrica
- Neurologica
- Audiologica
La diagnosi di acufene viene formulata sulla base di un esame obiettivo e di esami specialistici finalizzati a identificare eventuali patologie a carico dell'orecchio o del sistema nervoso.
L'acufene tuttavia, essendo un'esperienza soggettiva, non può essere identificabile in maniera diretta per mezzo di un qualsiasi esame.
Per questo motivo, allo scopo di quantificare in qualche modo il fenomeno, vengono spesso somministrate al Paziente batterie di test in grado di restituire un punteggio.
La batteria di test più utilizzata è il Tinnitus Handicap Inventory (THI), costituito 25 domande a cui è possibile rispondere “sì” (4 punti), “qualche volta” (2 punti) o “no” (0 punti).
La somma dei punteggi restituisce un valore finale che indica la gravità dell'acufene in base alla seguente tabella:
Grado | Intensità | Descrizione |
---|---|---|
1 | Lievissimo (THI 2-16) | Percepito solo in ambiente silenzioso |
2 | Lieve (THI 18-36) | Presenza di occasionali turbe del sonno |
3 | Moderato (THI 38-56) | Avvertito anche nel rumore |
4 | Severo (THI 58-76) | Interferenza con il sonno e le attività quotidiane |
5 | Catastrofico (THI 78-100) | Impossibilità a svolgere le normali attività quotidiane |
Terapia
Allo stato attuale esistono poche terapie specifiche realmente efficaci per l'acufene e molte terapie di supporto indiretto.
Fra esse ricordiamo:
- Tinnitus Retraining Therapy (TRT): si tratta di un'apparecchiatura generatrice di particolari suoni da posizionare dietro l'orecchio.
- Neuromodulazione bimodale: un dispositivo (denominato Lenire) emette simultaneamente segnali al nervo trigemino e al nervo acustico mediante un collegamento linguale associato ad una cuffia auricolare.
- Apparecchi acustici: nel caso in cui vi sia ipoacusia associata.
- Impianto di apparecchi cocleari: nei casi più gravi è possibile impiantare componenti elettroniche artificiali nell'organo dell'udito.
- Dispositivi in grado di generare rumore bianco.
- Cognitive Behavioral Therapy (CBT): terapie cognitivo comportamentali, cioè tecniche psicoterapiche finalizzate ad attenuare la percezione cosciente del sintomo.
- Riduzione dell'idrope endolinfatica: solitamente per mezzo di trattamenti farmacologici.
- Psicofarmaci: per combattere gli effetti psicologici indotti dagli acufeni (ansia, depressione, ecc.)
Trattamento osteopatico dell'acufene
I Pazienti affetti da acufeni presentano quasi sempre quadri osteopatici molto compromessi, caratterizzati da forti limitazioni articolari del tratto cervicale, contratture dei muscoli masticatori, tensioni della zona ioidea, per citare i settori maggiormente coinvolti.
Situazioni del genere non sempre, in effetti, rappresentano la causa primaria degli acufeni ma sicuramente aumentano l'espressione sintomatica degli acufeni.
Inoltre molto spesso le tensioni osteopatiche creano una serie di problematiche associate agli acufeni fra cui:
Il trattamento osteopatico, pertanto, in questi casi è rivolto non solo agli acufeni in senso stretto ma prima ancora e soprattutto a riequilibrare l'estremità cefalica e i settori limitrofi.
Il lavoro osteopatico contribuisce quindi a restituire una funzione armonica alla zona temporale e ai distretti collegati all'orecchio.
Questo spesso aiuta a contenere l'acufene, evitandone l'aggravamento, in qualche caso ne diminuisce l'intensità e molto raramente ne provoca la remissione.
I disagi collaterali sopra menzionati, al contrario, trovano sempre una soluzione valida nell'Osteopatia per cui, in ultima istanza, il Paziente riceve sempre un beneficio dal trattamento osteopatico.
Vediamo a seguire come si sviluppa un trattamento osteopatico in caso di acufeni.
Adattamenti osteopatici cranio-sacrali
Il sistema cranio-sacrale rappresenta il primo settore di intervento osteopatico.
Gli adattamenti cranio-sacrali, infatti, possono influenzare la circolazione intracranica sia ematica che, soprattutto, liquorale.
Il liquido cerebro-spinale, o liquor, è il fluido in cui è immerso il sistema nervoso centrale.
Il liquor non solo circonda il cervello e il midollo spinale ma si trova anche al loro interno, nei ventricoli cerebrali del cervello e nel canale ependimale del midollo spinale.

Testut-Latarjet, Anatomia Umana
UTET, Vol.IV, pag.960
L'aspetto interessante è che, come illustrato in figura, la perilinfa (in nero), cioè il liquido in cui sono immerse le strutture dell'orecchio interno (in blu), è in stretto rapporto con il liquor (in giallo).
In figura si può notare il canale attraverso cui la perilinfa e l'orecchio interno comunicano con il liquor (freccia).
Questo fa sì che un adattamento cranio-sacrale, che influenza direttamente la fluttuazione del liquor, possa avere effetti diretti sulla perilinfa e quindi sulla fisiologia dell'udito, come del resto anche dell'equilibrio.
In altri termini gli adattamenti cranio-sacrali possono essere all'origine dell'idrope endolinfatica, generalmente considerata una potenziale causa di acufeni.
Inoltre l'aracnoide, cioè lo strato intermedio della membrana meningea (la membrana che circonda il sistema nervoso centrale), si relaziona al nervo cocleare in maniera diretta poiché lo circonda a manicotto fino al meato acustico interno.
Le tecniche osteopatiche permettono di eliminare le compressioni intracraniche e di alleggerire la pressione intracranica e liquorale.
Adattamenti osteopatici dell'ATM
L'articolazione temporo-mandibolare (ATM) collega l'osso temporale alla mandibola e permette alla bocca di aprire e chiudersi, garantendo in questo modo l'esercizio delle funzioni orali (mangiare, bere, parlare, ecc.).
L'ATM è azionata dai muscoli masticatori, elementi brevi e molto potenti, che sono: muscolo massetere, muscolo temporale, muscolo pterigoideo interno e muscolo pterigoideo esterno.
I muscoli masticatori originano a livello della base del cranio, in prossimità delle zone temporale, zigomatica, sfenoidale e mascellare.
Le tensioni di questi muscoli esercitano una trazione notevole sulla base del cranio e sull'osso temporale, andando a stressare le suture fra le singole ossa, le fasce muscolari annesse e le zone di transito delle strutture vascolo nervose, molto numerose a questo livello.
È esperienza comune che la chiusura serrata dei denti provochi sempre una variazione dell'intensità degli acufeni, generalmente andando ad aumentarli.
Le contratture, cioè le tensioni permanenti, dei muscoli masticatori possono quindi trasformarsi in potenziale causa di acufene.
Per mezzo delle tecniche osteopatiche è possibile eliminare dette contratture e riequilibrare la funzione dell'ATM andando a riallineare i condili mandibolari e i relativi menischi con gli acetaboli temporali.
Adattamenti osteopatici del tratto cervicale
I disguidi del tratto cervicale possono riflettersi sulla base del cranio in maniera molto diretta andando ad aumentarne lo stato tensivo.
I muscoli maggiormente responsabili dello sviluppo di tensioni a livello della base del cranio sono i muscoli sternocleidomastoideo, semispinale del capo, splenio del capo, sotto-occipitali e prevertebrali.
Questi muscoli del tratto cervicale si inseriscono esternamente alla squama dell'osso occipitale ed esternamente al processo mastoideo creando in questo modo delle tensioni che si riflettono facilmente all'interno di queste parti, con le conseguenze già viste sopra.
Gli elementi interni del cranio maggiormente coinvolti sono la meninge esterna e l'aracnoide, il liquor e la rocca petrosa dell'osso temporale.
Per mezzo delle tecniche osteopatiche è possibile alleggerire queste tensioni muscolari andando così ad alleggerire la base del cranio in maniera significativa.
Adattamenti osteopatici della zona ioidea
L'osso ioide è un piccolo osso a ferro di cavallo localizzato sopra la laringe (pomo d'Adamo), alla base della gola.
L'osso ioide offre inserzione a numerosi muscoli che si suddividono in due gruppi: muscoli sopraioidei e muscoli sottoioidei.
I muscoli sopraioidei si collegano alla lingua e alla zona temporale, mentre i muscoli sottoioidei vanno alla clavicola e alla scapola.
I muscoli sopraioidei, in particolare, si collegano all'osso temporale, più precisamente al processo stiloideo (muscolo stilo-ioideo) e al processo mastoideo (muscolo digastrico).
Le tensioni di questi muscoli possono pertanto creare uno stress sulla base del cranio andando a perturbare la dinamica dell'osso temporale e dell'organo dell'udito, secondo le modalità già esposte.
Inoltre i muscoli sotto-ioidei collegano l'arto superiore alla base del cranio: attraverso questo sistema connettivo, pertanto, le tensioni delle spalle e delle braccia si riflettono sulla zona temporale e auricolare.
Adattamenti osteopatici del cingolo scapolare
Il cingolo scapolare presenta connessioni molto dirette con la base del cranio poiché molti muscoli che si inseriscono a livello del cingolo scapolare originano proprio dalla base del cranio.
I principali elementi sono il muscolo trapezio, il muscolo elevatore della scapola. Il muscolo sternocleidomastoideo e i già citati muscoli sottoioidei fra cui soprattutto il muscolo omoioideo.
Attraverso queste connessioni le tensioni delle spalle e delle braccia si trasferiscono direttamente alla base del cranio.
In questo modo, per esempio, una tensione alle spalle dovuta a una giornata di stress può facilmente andare ad aumentare una sintomatologia a livello dell'orecchio.
Oltre a questo anche i blocchi meccanici dell'articolazione acromion-claveare, subito sopra la spalla, possono generare tensioni e catene ascendenti.
Adattamenti osteopatici della lingua
In misura minore anche il pavimento della bocca e in particolare la lingua possono generare tensioni in grado di riflettersi sull'osso temporale e sulla base del cranio.
L'elemento forse più direttamente responsabile è il muscolo stilo-glosso, che origina dal processo stiloideo dell'osso temporale ed entra a far parte del complesso muscolare che costituisce la lingua.
Bisogna considerare che la lingua è un elemento anatomico completamente muscolare e che le tensioni linguali possono sviluppare forze notevoli capaci di trasmettersi non solo all'osso temporale ma anche alla mandibola e comunque alla base del cranio.
La lingua deve essere quindi sottoposta a indagine funzionale poiché in alcuni casi presenta contratture intrinseche piuttosto insidiose.
Casi reali
Riferisco il caso di una Paziente di 36 anni con acufeni all'orecchio sinistro presenti da circa due anni.
Secondo quanto riferito dalla Paziente, gli acufeni erano insorti in concomitanza di un preciso spiacevole evento in ambito lavorativo: inizialmente si erano manifestati a bassa intensità ma, col passare del tempo, la situazione si era aggravata.
Nell'ultimo anno, in particolare, l'acufene aveva raggiunto picchi di intensità molto elevati, al punto di impedire il sonno con conseguente mancanza di concentrazione durante la giornata.
Inoltre l'acufene all'orecchio sinistro era aggravato da un dolore al collo sul lato sinistro e da un click mandibolare sempre sul lato sinistro.
Da un punto di vista ORL la Paziente non presentava alcun tipo di patologia e anche l'esame audiometrico era normale.

Ipotizzando quindi un collegamento fra il disordine cervico-mandibolare e l'acufene, l'Otorinolaringoiatra aveva inviato la Paziente a controlli fisiatrici e gnatologici.
In questo modo la Paziente era stata avviata a cicli di fisioterapia per il tratto cervicale e le era stato prescritto un bite notturno.
Inoltre, per conciliare il sonno, le era stato fornito un auricolare che generava rumore bianco allo scopo di coprire l'acufene.
La situazione, tuttavia, era sempre critica poiché l'acufene non dava segni di remissione importanti, nel senso che a tratti sembrava diminuire per poi ripresentarsi con la stessa intensità.
La Paziente è approdata all'Osteopatia su consiglio dello stesso Fisioterapista.
All'esame osteopatico la Paziente presentava una compressione craniale di grado elevato e un adattamento del tratto cervicale in rotazione sinistra.
In particolare presentava una forte contrattura dei muscoli scaleni del lato sinistro e dei muscoli sottoccipitali associata ad una rotazione dell'atlante.
L'ATM sinistra era fuori equilibrio poiché erano presenti contratture a livello dei muscoli temporale e pterigoideo esterno che tendevano slittare la mandibola in avanti.
Ridotto il quadro osteopatico la situazione ha subito un'evoluzione positiva fin da subito.
Gli acufeni si sono molto ridotti, addirittura la Paziente ha riferito che qualche giorno non ne ha quasi avuto la percezione.
Il dolore al collo è scomparso quasi subito mentre il click mandibolare ha avuto una remissione completa dopo circa tre settimane.
Soprattutto la qualità del sonno è migliorata, al punto che la Paziente è riuscita a rinunciare alla somministrazione di rumore bianco in fase di addormentamento.
Il ciclo si è svolto in tre sedute spalmate in un mese a cui si è aggiunta una quarta seduta di controllo dopo circa un altro mese.
È comunque necessario puntualizzare che questo caso rappresenta più un'eccezione che la regola, nel senso che nella maggior parte dei casi gli acufeni non subiscono riduzioni significative.
Tuttavia è necessario considerare che, anche se per quanto riguarda l'acufene la percentuale di successo purtroppo è statisticamente bassa, il disordine funzionale sempre presente al contorno dell'orecchio viene invece sempre ridotto nel cento per cento dei casi.
L'intervento osteopatico pertanto, anche in caso di una mancata remissione dell'acufene, porta sempre importanti vantaggi collaterali e contribuisce a migliorare la qualità di vita del Paziente.