Cisti di Baker
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da cisti di Baker.

La cisti di Baker è una condizione clinica di competenza ortopedica ma in molti casi tale situazione è associata a cause osteopatiche.

L'osteopatia è utile a ridurre il dolore al ginocchio e a migliorarne la funzionalità generale creando le condizioni per un potenziale riassorbimento della cisti di Baker.

Cenni anatomici

Allo scopo di comprendere che cosa si la cisti di Baker, è necessario avere una panoramica generale sia sulle articolazioni che sulle borse sierose.

L'articolazione

Il movimento reciproco fra due capi ossei è possibile grazie all'esistenza delle articolazioni.

Un'articolazione è un giunto meccanico fra due o più segmenti ossei i quali, per mezzo dell'articolazione, possono appunto muoversi l'uno rispetto all'altro.

A tale scopo, a livello dell'articolazione, i capi ossei presentano superfici articolari, cioè specifiche zone di scivolamento.

Le superfici articolari devono essere lisce, congrue e sufficientemente lubrificate, in modo tale che non si creino attriti rovinosi durante i movimenti.

Le superfici articolari sono quindi rivestite da cartilagine articolare e uniti da una capsula articolare costituita da due strati: la capsula fibrosa e la membrana sinoviale.

La capsula fibrosa rappresenta la porzione esterna e ha funzioni prevalentemente meccaniche poiché è finalizzata a mantenere uniti i capi ossei: a tale scopo è rinforzata da legamenti.

La membrana sinoviale si trova internamente ed è finalizzata a produrre liquido sinoviale, una sorta di lubrificante che ha lo scopo di permettere lo scivolamento delle cartilagini articolari l'una sull'altra.

La capsula sinoviale si inserisce lungo tutta la rima articolare di entrambi i capi ossei, assumendo quindi una conformazione schematica a manicotto, e chiude l'articolazione ermeticamente in modo da non permettere fuoriuscite di liquido sinoviale.

La borsa sierosa

Quando, invece di due capi ossei, il movimento di scivolamento si realizza fra due strutture muscolo fasciali, allora spesso fra tali parti si trova una borsa sierosa.

Concettualmente, pertanto, la borsa sierosa è una sorta di articolazione che tuttavia non si realizza fra due ossa ma fra muscoli, tendini, fasce, legamenti, ecc.

La borsa sierosa, da un punto di vista anatomico, ha una conformazione molto semplice poiché è costituita da una sacca di liquido sinoviale interposta fra due parti mobili, in modo tale da favorirne lo scorrimento reciproco.

La borsa sierosa normalmente si presenta come un doppio strato membranoso con un film di liquido interposto, quindi non presenta uno spessore.

L'articolazione del ginocchio e la borsa poplitea

L'articolazione del ginocchio presenta un'ampia capsula sinoviale e dalla forma particolare poiché unisce la tibia al femore e anche alla rotula.

La capsula sinoviale presenta borse sinoviali attigue, cioè recessi a fondo cieco generalmente finalizzati a permettere la mobilità dell'articolazione.

Posteriormente al ginocchio è presente la borsa poplitea, cioè una borsa sierosa interposta fra il muscolo semimembranoso, in arrivo dall'alto, e il muscolo gemello laterale del polpaccio, in arrivo dal basso.

Questi due capi muscolari sono separati dalla borsa poplitea a causa del fatto che, per motivi anatomici, a questo livello si verrebbero a creare attriti notevoli durante i movimenti del ginocchio.

L'aspetto interessante è che la capsula sinoviale del ginocchio presenta un collegamento con la borsa poplitea, che può quindi essere considerata una recesso della sinoviale del ginocchio.

Tale collegamento è costituito da un'estroflessione sacciforme della membrana sinoviale del ginocchio che, seguendo il tendine del muscolo popliteo, un piccolo muscolo collegato al menisco laterale, raggiunge la borsa poplitea.

Cosa è la cisti di Baker

La cisti di Baker, o cisti poplitea, è un rigonfiamento anomalo della borsa poplitea dovuto a uno stravaso di liquido sinoviale dall'articolazione del ginocchio.

La cisti di Baker può presentare dimensioni variabili,nel senso che talvolta non è neppure palpabile mentre talvolta è addirittura visibile, ed è quasi sempre unilaterale.

Colpisce generalmente il Paziente adulto nella fascia di età 35 – 70 ma talvolta anche i bambini fra 4 – 7 anni.

Cause

La cisti di Baker, come già esposto, rappresenta un rigonfiamento della borsa poplitea dovuta a una versamento di liquido sinoviale a partire dall'articolazione del ginocchio, con cui la borsa poplitea comunica.

Quando si verifica un'ipersecrezione di liquido sinoviale a livello del ginocchio, la quantità in eccesso tende a riversarsi nei recessi articolari del ginocchio, fra cui la borsa poplitea: da qui lo sviluppo di una cisti di Baker.

Le cause che concorrono a un'ipersecrezione di liquido sinoviale sono molte ma possono essere suddivise in due tipologie generali: non patologiche e patologiche.

A seconda della causa scatenante, la cisti di Baker può conseguentemente essere classificata in due tipologie principali:

Cisti di Baker primaria

La cisti di Baker si definisce primaria quando insorge in assenza di una patologia: in questi casi spesso si dice che abbia un'origine idiopatica cioè sconosciuta.

In questi casi, in realtà, molto spesso sono presenti adattamenti osteopatici a carico del ginocchio e dell'arto inferiore.

In parole semplici, un malfunzionamento dell'arto inferiore provoca facilmente uno stato infiammatorio cronico a livello dell'articolazione del ginocchio e una conseguente ipersecrezione di liquido sinoviale.

Oltre a questo un disguido dell'arto inferiore può innescare anche sfregamenti o attriti anomali fra le fasce muscolari, coinvolgendo anche il settore postero laterale del ginocchio.

In questo caso può insorgere una cisti di Baker, in risposta allo stress meccanico fra i due capi del semimembranoso e del gemello esterno.

La cisti di Baker primaria riguarda i Pazienti che non presentano patologie specifiche, quindi molto spesso i Pazienti giovani.

Cisti di Baker secondaria

In alcuni casi la cisti di Baker si forma in seguito ad una patologia conclamata del ginocchio.

Le patologie maggiormente associate ad una cisti di Baker sono:

La cisti di Baker secondaria colpisce maggiormente i Pazienti in età adulta.

Segni e sintomi

In molti casi la cisti di Baker è asintomatica e la sua presenza emerge casualmente in seguito ad accertamenti per altri motivi.

In altri casi, al contrario, la cisti di Baker è associata ad una serie di sintomi tipici tutti a carico del ginocchio:

Questi sintomi tuttavia si manifestano a intensità variabile e non necessariamente tutti contemporaneamente.

Talvolta la cisti di Baker può dare origine a complicanze soprattutto in caso di lacerazione e conseguente fuoriuscita di liquido sinoviale.

In questi casi lo stravaso coinvolge il muscolo gastrocnemio dando origine a una sintomatologia simile a quella della tromboflebite (condizione molto più grave).

In rari casi può dare origine a complicanze di altra natura fra cui compressione dei tronchi nervosi tibiale e peroneo, infezioni, emorragia, ecc.

Sintomi associati

La cisti di Baker, specialmente se secondaria, non si presenta quasi mai in maniera isolata ma associata ad altri sintomi o condizioni cliniche a carico del ginocchio:

Diagnosi

La diagnosi di cisti di Baker è di competenza dell'Ortopedico.

Si tratta quasi sempre di una diagnosi clinica, cioè basata sui segni e sui sintomi, anche se in caso di dubbio è possibile ricorrere a esami strumentali fra cui ecografia e RMN.

Assume una valore importante in questi casi la diagnosi differenziale soprattutto nei confronti di patologie come trombosi venosa profonda, emangiomi, lesioni muscolari, cisti gangliari, neoplasie, ecc.

Terapia

La terapia per la cisti di Baker dipende dalle condizioni cliniche del ginocchio.

In assenza di sintomi la cisti non crea problemi funzionali, normalmente non è necessaria una terapia anche perché in questi casi molto spesso si assiste a un riassorbimento spontaneo.

Se invece, soprattutto in presenza di patologie o disguidi funzionali del ginocchio, la cisti assume dimensioni e consistenza tali da infastidire l'articolazione, allora normalmente vengono istituite terapie finalizzate a:

A tale scopo, in ordine di gravità, sono spesso genericamente consigliati:

In realtà non è quasi mai auspicabile arrivare a un'artrocentesi, a causa del rischio di lacerazione della stessa cisti.

Trattamento osteopatico della cisti di Baker

L'Osteopatia tratta la cisti di Baker secondaria, cioè la cisti sintomatica, generalmente collegata a disguidi funzionali o patologie del ginocchio.

Il trattamento osteopatico ha lo scopo di:

Con l'Osteopatia non è possibile eliminare direttamente sulla cisti ma è possibile intervenire sulle cause al contorno che normalmente sono responsabili della sua insorgenza.

Nella maggior parte dei casi la cisti di Baker dipende da cause osteopatiche poiché il ginocchio, come tutte le grandi articolazioni, è prevalentemente vittima di disguidi meccanici e funzionali.

L'eventuale presenza di patologie mediche (infettive, autoimmuni, ecc.) non esclude la presenza di un disguido funzionale per cui l'intervento osteopatico viene condotto parallelamente alla terapia medica.

Vediamo a seguire come si sviluppa un trattamento osteopatico in caso di cisti di Baker.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

Il sistema cranio-sacrale deve essere sempre revisionato in caso di problemi funzionali relativi all'arto inferiore poiché le restrizioni della base del cranio tendono a proiettarsi verso il bacino in maniera molto diretta.

L'elemento di collegamento è rappresentato dalla meninge esterna, una membrana fibrosa anelastica che tappezza le cavità interne del sistema nervoso centrale, dal cranio fino al sacro attraversando il canale vertebrale.

Le restrizioni del bacino su base craniale si trasmettono a loro volta all'arto inferiore andando a perturbarne la corretta dinamica.

A livello del bacino, infatti, originano i muscoli della coscia destinati al ginocchio per cui la presenza di un disassamento sacro-iliaco non permette un corretto ripristino della dinamica dell'arto inferiore.

In quest'ottica appare evidente che il riequilibrio del ginocchio deve passare necessariamente dal cranio per cui il lavoro osteopatico sul cranio rappresenta un passaggio prioritario.

Adattamenti osteopatici del bacino

Il bacino, oltre che ricevere tensioni dal cranio, può essere sede di adattamenti osteopatici intrinseci.

A questo livello, infatti, sono presenti molte strutture che, quando fuori equilibrio, rischiano di trasformarsi in fattori di restrizione dinamica.

Innanzitutto i muscoli extrarotatori dell'anca, un gruppo di elementi muscolari brevi e profondi che collegano il bacino al grande trocantere del femore.

Questi muscoli, fra cui il muscoli piriforme, hanno la funzione di ruotare il femore verso l'esterno per cui una loro contrattura tende a irrigidire l'anca e a fissarla in rotazione esterna.

Anche i muscoli glutei hanno una grossa influenza sul femore, a causa soprattutto della loro potenza.

Per la maggior parte del loro volume si comportano da extrarotatori e flessori ma alcuni fasci (piccolo gluteo) provocano un'intrarotazione del femore.

Inferiormente e internamente al bacino è presente il pavimento pelvico, un piano fibro-muscolare che chiude in basso il piccolo bacino e offre appoggio ai visceri pelvici.

Anche le tensioni del pavimento pelvico si ripercuotono sull'anca poiché destabilizzano l'ala iliaca e inoltre si trasmettono al femore attraverso l'intermediazione dei muscoli otturatori.

Infine a partire dal bacino origina la maggior parte dei muscoli destinati al ginocchio.

Adattamenti osteopatici della coscia

La coscia ospita tre grandi gruppi di muscoli tutti destinati al ginocchio e tutti a partenza dal bacino.

Innanzitutto il gruppo posteriore dei muscoli ischio-crurali, che originano dalla tuberosità ischiatica e si dirigono posteriormente al ginocchio.

A questo gruppo appartiene il muscolo semimembranoso, direttamente coinvolto nel meccanismo funzionale che porta allo sviluppo della cisti di Baker: ricordiamo infatti che la cisti di Baker si sviluppa fra il muscolo semimembranoso e il muscolo gemello esterno.

Medialmente, cioè nell'interno della coscia, è presente il gruppo dei muscoli adduttori che hanno lo scopo di avvicinare l'arto inferiore all'asse mediano.

Anche questi muscoli, nel loro complesso, presentano una massa considerevole per cui, nelle opportune condizioni, sono in grado di destabilizzare il ginocchio in maniera importante.

Infine anteriormente è presente il muscolo quadricipite femorale, un insieme in realtà di quattro muscoli distinti che convergono tutti sulla rotula e sul tendine rotuleo.

La rotula è direttamente connessa ai menischi per cui bisogna considerare che gli adattamenti osteopatici del quadricipite, oltre a costringere la gamba e il piede a compensi macroscopici, sono in grado di perturbare la meccanica del ginocchio in maniera intima.

Adattamenti osteopatici del ginocchio

Il ginocchio, in quanto articolazione, rappresenta per lo più un elemento passivo che risente delle tensioni periferiche in arrivo si dall'alto che dal basso.

È comunque opportuno, in caso di cisti di Baker, verificare lo stato tensivo dei legamenti, della capsula e della rotula poiché talvolta questi elementi presentano adattamenti osteopatici intrinseci.

Il legamento collaterale mediale è direttamente connesso al menisco mediale per cui le tensioni del collaterale mediale possono influenzare la mobilità del menisco mediale mentre il legamento collaterale laterale è maggiormente libero.

La capsula fibrosa è facilmente raggiungibile sul versante anteriore dove talvolta si presenta tesa, soprattutto sul lato mediale.

Anche la rotula può essere sede di tensioni intrinseche e inoltre bisogna considerare che spesso riceve tensioni dal muscolo quadricipite.

La rotula è direttamente connessa ai menischi e durante i movimenti di estensione li sposta anteriormente permettendo loro di assecondare i movimenti del ginocchio.

Tutti questi elementi possono creare tensioni sull'articolazione del ginocchio e provocarne disfunzioni meccaniche.

Infine a livello del ginocchio possono instaurarsi blocchi articolari in grado di destabilizzarne la meccanica: particolarmente problematici sono gli adattamenti sul piano frontale.

L'intervento diretto sulla cisti di Baker rappresenta la fase finale del trattamento e non rappresenta nemmeno la fase più impegnativa poiché, come già esposto, la cisti di Baker rappresenta l'effetto finale di cause a monte.

In ogni caso, soprattutto quando la cisti è molto dolorosa, è possibile intervenire con leggere manovre di detensionamento finalizzate ad ammorbidire le fasce e i muscoli circostanti.

Adattamenti osteopatici della gamba e del piede

I muscoli del polpaccio sono direttamente coinvolti in presenza di una cisti di Baker, in particolare il muscolo gemello laterale.

Tale muscolo appartiene in realtà al più complesso muscolo tricipite surale, costituito dai due muscoli gemelli, mediale e laterale, e dal muscolo soleo.

I muscoli gemelli occupano una posizione superficiale, originano posteriormente ai condili femorali e insieme costituiscono il muscolo gastrocnemio. Il soleo rappresenta invece la porzione profonda del muscolo tricipite surale.

I tre capi convergono nel robusto tendine di Achille che si inserisce posteriormente al calcagno.

Profondamente al muscolo tricipite surale vi sono altri fasci muscolari diretti al piede e alle dita e meno direttamente connessi al ginocchio. La stessa cosa si può dire dei muscoli anteriori della gamba, tutti diretti al piede e alle dita.

Un gruppo muscolare importante è invece costituito dai muscoli peronei i quali originano dal perone e, se contratti, possono metterlo fortemente in tensione.

Il perone è in grado di destabilizzare direttamente il ginocchio attraverso l'intermediazione del legamento collaterale laterale per cui i muscoli peronei devono essere sempre valutati e trattati.

Casi reali

Riferisco il caso di una casalinga di 63 anni con cisti di Baker di circa 1 cm di diametro al ginocchio destro da circa tre mesi.

Questa Paziente in realtà aveva una lunga storia di problemi alle ginocchia nel senso che soffriva di dolori cronici da anni.

Nel corso dell'ultimo anno, tuttavia, la situazione è peggiorata dopo un colpo di frusta in seguito a un incidente stradale apparentemente banale.

Nei giorni successivi all'impatto, la Paziente ha cominciato a manifestare una serie di sintomi cervico-lombari ma soprattutto era peggiorato il ginocchio destro che presentava un dolore acuto nel cavo popliteo e una limitazione in estensione.

Vista da un Ortopedico, la Paziente è stata messa a riposo e sotto terapia antinfiammatoria ma, anche una volta uscita dalla fase acuta, la situazione ha dato scarsi segni di miglioramento poiché il ginocchio continuava a essere gonfio e dolente.

Per questo motivo dopo circa due settimane la Paziente è stata trattata con artrocentesi (non della cisti ma dell'articolazione) e due infiltrazioni cortisoniche.

In seguito alla terapia la situazione è effettivamente migliorata ma il dolore era sempre presente: soprattutto a ginocchio esteso la Paziente continuava ad avvertire un dolore posteriormente all'incavo e questo ostacolava sia la deambulazione che la permanenza in stazione eretta.

Dall'ecografia era emersa la presenza di una cisti di Baker di circa 1 cm di diametro associata a una lesione radiale del menisco laterale e a un versamento articolare.

La Paziente ha proseguito la terapia antinfiammatoria e successivamente ha intrapreso anche un ciclo di tecarterapia ma la situazione aveva dato pochi segni di miglioramento.

La Paziente si è infine rivolta all'Osteopatia su consiglio dello stesso Ortopedico.

All'esame osteopatico era emersa una situazione funzionale piuttosto compromessa poiché erano presenti adattamenti dinamici a livello del tratto cervicale, del bacino e del ginocchio, oltre che una tensione generalizzata su tutto l'arto inferiore destro.

L'intero iter osteopatico si è svolto in quattro sedute distribuite in un mese e mezzo.

La tempistica non brevissima è dipesa dal fatto che questa Paziente, in realtà, non è stata trattata solo per la cisti di Baker del ginocchio destro ma anche per le altre sintomatologie riferite.

In ogni caso, per quanto riguarda il ginocchio, già dopo la seconda seduta la situazione è nettamente migliorata poiché l'estensione è stata recuperata e il dolore si è molto ridotto.

A fine ciclo il dolore è completamente scomparso e il ginocchio è molto migliorato sotto tutti i punti di vista, anche rispetto a prima dell'incidente.

Questa Paziente non ha successivamente verificato se la cisti di Baker abbia subito un'evoluzione in seguito al trattamento ma la scomparsa di tale reperto statisticamente non è un evento frequente, per lo meno su tempi brevi.

Questo aspetto è significativo poiché va a sottolineare l'importanza degli adattamenti funzionali nella genesi dei sintomi al ginocchio, indipendentemente dalla presenza di una cisti di Baker.

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