Vene varicose
Osteopatia Genova
Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da vene varicose.
L'Osteopatia, al pari delle altre tecniche conservative, non consente di eliminare direttamente le varici ma agisce sulle cause delle vene varicose, quindi a monte del problema, effettuando un ripristino della funzione emodinamica dell'arto inferiore.
In questo modo è possibile ottenere i seguenti risultati:
- Evitare recidive in caso di intervento
- Eliminare dolore e pesantezza agli arti inferiori
In caso di vene varicose l'Osteopatia rappresenta quindi in ogni caso un valido aiuto.
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Cosa sono le vene varicose
- Cenni di anatomia
- Cenni di fisiologia
- Cause
- Classificazione
- Segni e sintomi
- Diagnosi
- Terapia
Cosa sono le vene varicose
Con il termine vene varicose o semplicemente varici, l'OMS indica una dilatazione abnorme e sacculare delle vene, prevalentemente degli arti inferiori, le quali finiscono per assumere un andamento tortuoso.
La malattia varicosa ha un'incidenza del 15% - 30% nel mondo occidentale mentre nei Paesi africani e asiatici ha un'incidenza 10 volte inferiore.
Nella maggior parte dei casi le vene varicose rappresentano un disagio prevalentemente estetico ma non funzionale per cui i Pazienti riescono a controllare il problema con semplici accorgimenti mentre nell'1% - 2% dei casi ricorrono a rimedi chirurgici.
Cenni di anatomia
I vasi sanguigni si distinguono in due tipologie: le arterie e le vene.
Le arterie trasportano il sangue dal cuore alla periferia mentre le vene riportano il sangue dalla periferia al cuore.
Le vene sono costituite da tre strati:
- Tonaca intima: lo strato più interno, costituito da cellule appiattite.
- Tonaca media: si tratta di uno strato muscolare.
- Tonaca avventizia: è lo strato esterno, costituito da tessuto fibroso, di sostegno.
Le vene presentano caratteristiche simili in tutto il corpo ma, in questa sessione, andremo a descrivere le caratteristiche del sistema venoso soprattutto a livello degli arti inferiori, i distretti maggiormente interessati da vene varicose.
Il sistema venoso degli arti inferiori è innanzitutto costituito da un sistema venoso superficiale e da un sistema venoso profondo.
Il principale meccanismo di drenaggio è costituito dal sistema venoso profondo che origina dalla circolazione profonda del piede.
Il sistema venoso superficiale ha un ruolo accessorio ma comunque importante.
Dal sistema venoso superficiale, il sangue defluisce nel sistema venoso profondo attraverso il sistema delle vene perforanti: in questo modo tutto il sangue degli arti inferiori in ultima istanza viene convogliato nel sistema venoso profondo e da lì al cuore.
Le vene profonde sono:
- Vene tibiale anteriore, tibiale posteriore e peroneale: nel polpaccio.
- Vena femorale: nella coscia.
Le vene superficiali sono:
- Vena grande safena: va dal malleolo mediale fino all'inguine passando all'interno dell'arto inferiore.
- Vena piccola safena: va dal malleolo laterale fino alla zona poplitea (ginocchio).
Cenni di fisiologia
Il sangue, salendo verso il torace, deve vincere la forza di gravità.
A tale scopo esistono diversi sistemi in parte idraulici in parte meccanici:
- Vis a tergo: il sangue innanzitutto tende ad avanzare in virtù della spinta propulsiva cardiaca che, per quanto smorzata, è in parte ancora presente a livello venoso.
- Contrazione muscolare: la contrazione muscolare dei muscoli del polpaccio e della coscia, tramite un'azione di spremitura, spinge il sangue verso l'alto.
- Valvole a nido di rondine: le pareti interne delle vene presentano delle formazioni anatomiche conformate a tasca o meglio a nido di uccello, che ostacolano il reflusso del sangue verso il basso e favoriscono la sua propulsione verso l'alto.
- Tono muscolare venoso: come sopra esposto, la parete venosa presenta una tonaca muscolare. La contrazione di queste fibre muscolari contribuisce a ridurre il calibro dei vasi favorendo la compressione del sangue verso l'alto.
Cause
Le vene varicose hanno una causa non definita ma molto spesso sono associate alla presenza di adattamenti osteopatici.
Questo significa che, pur in assenza di patologie specifiche, possono comunque svilupparsi tensioni muscolo fasciali, contratture muscolari o limitazioni funzionali in grado di strozzare i grossi vasi venosi a monte e ostacolare in questo modo il ritorno venoso.
Associate alle cause osteopatiche possono essere presenti fattori di rischio in grado di favorire l'insorgenza di varici:
- Lunga permanenza in stazione eretta
- Danni anatomici: deficit valvolare o debolezza della parete venosa.
- Stitichezza
- Obesità
- Alta temperatura
- Fascia di età fra i 30 e i 50 anni
- Sesso femminile
- Gravidanza
In alcuni casi le vene varicose si sviluppano in seguito a determinate patologie: in questo caso si parla di vene varicose secondarie.
Classificazione
Su base morfologica le vene varicose possono manifestarsi secondo tre diverse modalità e possono essere classificate in altrettante categorie:
- Vene varicose del tronco: superficiali, spesse e tortuose.
- Vene varicose reticolari: di piccolo calibro, distribuite a rete e di colore rosso.
- Teleangectasie: gruppi di venule conformate a ragnatela (spider veins) che possono comparire sia sugli arti inferiori che sul volto.
Segni e sintomi
Il principale segno caratterizzante le vene varicose è naturalmente la manifestazione delle varici a livello cutaneo.
Oltre a questo le vene varicose danno origine a un insieme di sintomi associati abbastanza ricorrenti:
- Gambe gonfie
- Bruciore alle gambe
- Dolore alle gambe
- Prurito alle gambe
- Crampi ai polpacci
- Alterazione del colorito cutaneo
I sintomi tendono a peggiorare in condizioni di ortostatismo prolungato e di alta temperatura.
Nei casi più gravi le vene varicose possono dare origine a complicanze fra cui:
- Sanguinamento
- Formazione di coaguli e trombi
- Ulcere cutanee dolorose
Diagnosi
La diagnosi di vene varicose, formulata dall'angiologo, si basa su un esame obiettivo, su una serie di test vascolari e su esami strumentali.
Attraverso l'esame obiettivo viene innanzitutto ispezionato l'arto inferiore sia da un punto di vista visivo che palpatorio e soprattutto a livello del malleolo interno, da dove generalmente origina l'edema.
Possono essere effettuate inoltre prove di contenimento vascolare per mezzo di lacci emodinamici opportunamente posizionati alla radice della coscia allo scopo di verificare l'efficacia del ritorno venoso (prova di Trendelembourg, prova di Perthes).
Può infine essere effettuata un'indagine strumentale per testare la funzionalità circolatoria a livello del circolo profondo tramite ecocolor-doppler.
Terapia
La terapia delle vene varicose dipende dal livello di gravità del problema.
In caso di problematiche lievi è sufficiente seguire qualche consiglio comportamentale o qualche terapia blanda mentre nei casi più gravi è possibile arrivare all'ablazione chirurgica.
Norme igieniche e comportamentali
In caso di vene varicose è innanzitutto necessario attuare provvedimenti di carattere generale finalizzati sia ridurre i fattori di rischio che a favorire il ritorno venoso.
A seguire i principali consigli utili a questo scopo:
- Effettuare regolare esercizio fisico
- Adottare una dieta appropriata
- Limitare se possibile la permanenza in stazione eretta
- Sollevare le gambe da sdraiati o seduti
Tali indicazioni non rappresentano misure terapeutiche in senso stretto ma comportamenti utili a migliorare la funzionalità circolatoria degli arti inferiori.
Trattamenti conservativi
I primi semplici provvedimenti a carattere terapeutico sono:
- Calze elastiche contenitive
- Terapia farmacologica blanda
Trattamenti ablativi mini-invasivi
Si tratta di procedimenti finalizzati a chiudere le varici senza tuttavia eliminarle:
- Scleroterapia: iniezione di una sostanza che favorisce la cicatrizzazione e la chiusura delle varici.
- Ablazione endodermica: attraverso radiofrequenze o laser si va a chiudere le vene varicose.
Trattamenti chirurgici
Il trattamento chirurgico è finalizzato a rimuovere le vene varicose:
- Legatura e stripping: la varice viene prima legata alle due estremità e poi rimossa.
- Flebotomia: la vena varicosa viene rimossa chirurgicamente.
Il trattamento chirurgico, per quanto radicale, non rappresenta un rimedio definitivo poiché potrebbero formarsi nuove vene varicose.
Trattamento osteopatico delle vene varicose
Il trattamento osteopatico non consente di eliminare le vene varicose ma aiuta a ripristinare o comunque a migliorare il ritorno venoso.
È importante capire che le vene varicose, e in generale i problemi vascolari degli arti inferiori, si instaurano sempre su un quadro clinico caratterizzato da un deficit di ritorno venoso.
Come abbiamo visto, il sangue venoso per risalire verso il cuore deve vincere la gravità.
Molto spesso, tuttavia, la risalita verso l'alto è ostacolata da diversi fattori fra cui la presenza di adattamenti osteopatici.
Questo significa che, per esempio, una semplice contrattura muscolare che va a strozzare una vena è sufficiente a creare un rallentamento al flusso venoso di ritorno e questo anche in assenza di flebiti o patologie specifiche a carico delle vene.
Il rallentamento del flusso venoso, nel corso del tempo, causa uno sfiancamento delle pareti delle vene superficiali andando a creare varici.
La tecnica osteopatica permette di normalizzare questa classe di problemi, consentendo il ripristino del normale flusso venoso.
Questo aspetto è fondamentale poiché, anche nell'ipotesi di intervenire chirurgicamente per rimuovere le varici, il mancato ripristino di un corretto drenaggio venoso a livello dell'arto inferiore porta a fenomeni di recidiva in alta percentuale.
Per questo motivo il lavoro osteopatico è spesso associato al lavoro del chirurgo vascolare.
Ma anche volendo seguire una linea terapeutica puramente conservativa, il lavoro osteopatico aiuta comunque a:
- Eliminare il dolore alle gambe
- Alleggerire le gambe riducendo il gonfiore
- Eliminare i crampi ai polpacci
- Migliorare la sensibilità delle gambe
Vediamo a seguire la modalità di intervento osteopatico in caso di vene varicose.
Adattamenti osteopatici cranio-sacrali
Gli adattamento osteopatici del sistema cranio-sacrale devono essere ridotti prima di intraprendere qualsiasi lavoro a livello degli arti inferiori.
Le restrizioni craniali si trasmettono al bacino in maniera molto diretta: questo significa che, per esempio, la limitazione funzionale di una o più suture craniche è in grado di ridurre la mobilità dell'osso sacro e delle ali iliache da un punto di vista meccanico.
In questo modo la mobilità del bacino risulta compromessa e, conseguentemente, anche la funzione vascolare viene alterata.
Oltre a questo le tensioni craniali, attraverso il sistema delle fasce profonde, si ripercuotono anche sul diaframma attraverso cui transita la vena cava inferiore.
Il bacino e il diaframma, come sarà illustrato a seguire, rappresentano settori chiave da un punto di vista del ritorno venoso poiché compromissioni funzionali a livello di questi distretti possono dare origine a disguidi emodinamici non irrilevanti.
Adattamenti osteopatici del diaframma
Il muscolo diaframma, il principale muscolo respiratorio, presenta la particolarità anatomica di essere attraversato dalla vena cava inferiore.
La vena cava inferiore raccoglie il sangue venoso refluo dagli arti inferiori e lo dirige direttamente all'atrio destro del cuore.
Una contrattura o una tensione generale del diaframma possono pertanto creare difficoltà alla vena cava inferiore, che transita proprio al centro di detto muscolo, dando origine a un rallentamento del flusso venoso di ritorno.
Il diaframma risente non solo dei già citati adattamenti del cranio ma anche dei disguidi della zona lombare e della gabbia toracica.
A livello del tratto lombare il diaframma origina con potenti inserzioni, denominate pilastri, mentre a livello della gabbia toracica si inserisce sul margine costo-cartilagineo inferiore.
In altri termini tutto il tronco deve essere soggetto a revisione poiché il ritorno venoso degli arti inferiori, in ultima istanza, termina a livello del diaframma e del mediastino.
Adattamenti osteopatici del bacino
Gli adattamenti funzionali del bacino possono pregiudicare il ritorno venoso degli arti inferiori in maniera importante.
Le vene femorali comuni, cioè i grossi vasi costituenti il circolo profondo degli arti inferiori, transitano attraverso la zona inguinale per drenare nelle vene iliache esterne le quali sfociano nella vena cava inferiore.
A livello inguinale le vene femorali comuni transitano sotto al legamento inguinale e subito sopra l'osso pubico.
Una tensione del tratto inguinale può quindi creare una quota di compressione a livello della lacuna dei vasi, cioè lo spazio sotto legamentoso in cui transitano i vasi, anche in considerazione del fatto che le vene, contrariamente alle arterie, presentano una consistenza flaccida e non rigida.
Inoltre adattamenti in torsione del bacino possono creare stress tensivi sui vasi iliaci esterni andando ad allungare il percorso di uno riducendo quello del controlaterale.
Adattamenti osteopatici del tratto lombare
Il tratto lombare, come in parte già specificato, offre inserzione al diaframma per cui le tensioni lombari si ripercuotono sullo stato tonico del diaframma con le conseguenze già descritte.
A livello lombare deve essere quindi garantita la piena libertà non solo degli elementi vertebrali ma anche e soprattutto degli elementi muscolo-fasciali.
In particolare i muscoli delle docce vertebrali e i muscoli quadrati dei lombi creano spesso importanti stati tensivi a questo livello.
Adattamenti osteopatici della zona addominale
La zona addominale riveste un'importanza soprattutto in relazione al fatto che le tensioni della parete addominale si ripercuotono in maniera molto diretta sul bacino.
In particolare le tensioni della parete addominale si ripercuotono sul legamento inguinale, una struttura fibrosa tesa fra la spina iliaca antero-superiore e il tubercolo pubico che aderisce intimamente ai vasi femorali.
Sul legamento inguinale si inseriscono i muscoli addominali, in particolare i muscoli obliqui e il muscolo trasverso, le cui tensioni possono quindi creare uno stress funzionale locale in grado di ripercuotersi, in ultima istanza, sui vasi femorali.
Adattamenti osteopatici dell'arto inferiore
Il drenaggio venoso profondo dell'arto inferiore inizia a livello delle vene del piede che confluiscono nelle vene tibiali e peroneali.
Queste, a loro volta, confluiscono nella vena poplitea e quindi nella vena femorale.
La vena femorale riceve la vena femorale profonda assumendo il nome di vena femorale comune che, come già esposto, drena nella vena iliaca esterna.
Al circolo profondo è collegato il drenaggio venoso superficiale costituito dalla vena grande safena, che corre medialmente lungo tutto l'arto inferiore fino alla vena femorale comune, e dalla vena piccola safena, che percorre il polpaccio posteriormente e lateralmente fino alla zona poplitea.
Questo complesso sistema venoso riesce a drenare il sangue contro gravità dal piede all'inguine ma in alcuni casi la presenza di adattamenti osteopatici crea impedimenti in grado di rallentare il flusso ematico in salita.
Gli adattamenti osteopatici possono creare due tipi di problemi:
- Strozzamento di vasi venosi
- Diminuzione della propulsione muscolare
I distretti più frequentemente sedi di compressioni venose sono la zona inguinale e la zona poplitea mentre quelli maggiormente soggetti a deficit muscolare sono il polpaccio e il piede.
In altri termini l'arto inferiore deve essere revisionato in toto.
Casi reali
Riferisco il caso di una cuoca di 59 anni con vene varicose a livello degli arti inferiori soprattutto sul lato sinistro.
Questa Paziente era costretta a mantenere la stazione eretta per tempi prolungati, a causa di motivi professionali, e inoltre negli ultimi anni aveva dovuto assistere la madre invalida, il che le aveva causato un'ulteriore carico di lavoro in piedi.
Per la verità le vene varicose avevano subito un peggioramento in seguito proprio ai problemi familiari.
Le varici erano presenti soprattutto sul lato interno del ginocchio, del polpaccio e del piede.
Questa Paziente, oltre a un quadro di vene varicose, presentava dolore e gonfiore alle gambe e trovava sollievo appena riusciva a posizionare gli arti inferiori in alto.
L'Angiologo che la seguiva le aveva prospettato la possibilità di ridurre il volume delle varici con un intervento sclerosante ma le aveva consigliato anche una visita osteopatica al fine di effettuare una valutazione funzionale ed emodinamica degli arti inferiori.
All'esame osteopatico la Paziente presentava una situazione di scompenso prevalentemente sbilanciata sul lato destro.
L'adattamento funzionale aveva un andamento discendente nel senso che partiva dalla base del cranio e, attraverso il mediastino, il diaframma e il bacino, arrivva fino all'arto inferiore destro e in parte anche al sinistro.
Ridotto il quadro generale, la Paziente ha riferito di sentirsi molto più alleggerita e che il dolore alle gambe non si è più manifestato.
Inoltre questa Paziente ha riferito di sentirsi più mobile in generale e anche di sentirsi più energica e meno stanca.
L'intero ciclo è durato tre sedute spalmate in un mese.
Al termine del ciclo le varici non sono scomparse ma, per questo problema, la Paziente era in attesa di effettuare la terapia angiologica.
La Paziente è stata rivista dopo la terapia sclerosante, vale a dire dopo qualche mese: in seguito all'ablazione delle varici la situazione venosa era visivamente migliorata e anche la situazione funzionale generale è stata mantenuta in buona percentuale.
In effetti si era nuovamente manifestato il dolore alle gambe ma in maniera molto meno intensa rispetto alla situazione iniziale.
Due ulteriori sedute sono state sufficienti a normalizzare nuovamente la situazione.