Lesione del menisco
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da lesione del menisco.

La lesione del menisco è una patologia di competenza ortopedica ma quasi sempre è il risultato di uno squilibrio funzionale del ginocchio.

La tecnica osteopatica permette di ripristinare la funzionalità dell'arto inferiore favorendo la diminuzione del dolore e il recupero funzionale del ginocchio.

Questo anche nel caso in cui il menisco rotto sia di competenza chirurgica.

Cenni anatomici

Il ginocchio è un giunto articolare costituito dall'unione di tre ossa: femore, tibia e rotula.

A livello del ginocchio il femore, l'osso della coscia, presenta inferiormente due condili, cioè due masse ovali di cui una mediale o interna e l'altra laterale o esterna.

La tibia, l'osso della gamba, presenta superiormente una superficie piana denominata piatto tibiale che costituisce il piano d'appoggio dei condili.

In questo modo, durante i movimenti del ginocchio, i condili tendono a ruotare sul piatto tibiale in direzione antero-posteriore.

Il ginocchio
Il ginocchio

I condili, essendo sferoidali, tendono ad appoggiarsi su un'area puntiforme.

Tuttavia, quando una sfera si appoggia su un piano, tutto il peso viene concentrato su una superficie molto ristretta e su tale superficie viene esercitata una pressione molto elevata.

Se il ginocchio fosse così congegnato, i piatti tibiali finirebbero per rovinarsi poiché le aree di appoggio, piccole e ipercompresse, andrebbero incontro a rapida usura.

Per ovviare a questo inconveniente fra i condili e il piatto tibiale sono interposti i menischi.

I menischi sono due strutture fibrocartilaginee che tendono a riempire lo spazio fra il piatto tibiale e quella superficie di condilo che non appoggia direttamente sul piatto tibiale.

I menischi, in parole semplici, fanno da riempitivo e infatti, in sezione verticale, appaiono conformati a cuneo andando appunto a colmare lo spazio fra femore e tibia.

In questo modo i menischi salvaguardano l'integrità del piatto tibiale poiché fanno sì che il peso resti distribuito su una superficie ampia e non puntiforme.

Visti dall'alto i menischi presentano una conformazione semilunare poiché devono circondare i condili femorali.

Le estremità delle due semilune meniscali prendono il nome di corni, in modo tale che ciascun menisco presenta rispettivamente un corno anteriore e un corno posteriore.

È proprio a livello dei corni che i menischi sono fissati al piatto tibiale.

Le inserzioni dei corni meniscali sono allineate sull'asse antero-posteriore del piatto tibiale ma mentre i corni posteriori e il corno anteriore del menisco esterno sono abbastanza ravvicinati fra loro, il corno anteriore del menisco mediale in posizione più anteriore rispetto agli altri.

In questo modo, mentre il menisco laterale o esterno, avendo le inserzioni ravvicinate, risulta conformato a "O", il menisco mediale o interno ricorda maggiormente una "C".

Allo scopo di assecondare i movimenti del ginocchio, i menischi hanno consistenza flessibile e sono liberi di muoversi, ad eccezione dei corni che restano fissi: per questo motivo i menischi non sono costituiti da tessuto osseo ma da tessuto fibrocartilagineo.

Perifericamente il menisco mediale è fortemente adeso alla capsula del ginocchio ed è in stretto rapporto con il legamento collaterale mediale mentre i menisco esterno è meno vincolato ed è più libero di muoversi.

Inoltre i menischi medialmente contraggono rapporto con il legamenti crociati.

I corni anteriori sono uniti fra loro e alla rotula dal legamento trasverso del ginocchio e sono connessi alla rotula tramite legamenti menisco rotulei.

Posteriormente i due menischi presentano connessioni muscolari: il menisco mediale riceve il tendine del muscolo semimembranoso mentre il menisco laterale riceve il tendine del muscolo popliteo.

In questo modo, quando il ginocchio si muove, i menischi seguono i movimenti del ginocchio guidati dagli stessi elementi muscolo-legamentosi del ginocchio:

I menischi esternamente sono vascolarizzati e innervati fino al 10% - 30% del loro spessore a partire dall'esterno mentre, procedendo verso l'interno, tendono a perdere rapidamente la componente capillare e nervosa.

Questo significa che, per la maggior parte della sua estensione, il menisco non è né vascolarizzato né innervato per cui in caso di lesione il menisco non è in grado di ripararsi.

Cause

Nella maggior parte dei casi la lesione del menisco ha cause funzionali cioè cause osteopatiche.

Questo significa che un menisco rotto molto spesso è il risultato di un malfunzionamento cronico del ginocchio.

Come sopra esposto, i menischi sono parte integrante dell'articolazione del ginocchio e sono elementi passivi nel senso che non sono loro a far muovere il ginocchio ma, al contrario, si adattano passivamente ai movimenti del ginocchio.

Per questo motivo gli squilibri funzionali del ginocchio e dell'arto inferiore, a cui il ginocchio appartiene da un punto di vista sia anatomico che biomeccanico, costringono i menischi a lavorare in maniera non corretta.

Per esempio talvolta è possibile avvertire un crack durante movimenti banali.

Talvolta il Paziente resta stupito poiché non si spiega come durante lo svolgimento di un movimento ordinario un menisco possa dare origine a scrosci articolari o possa addirittura rompersi.

In realtà queste eventualità dipendono dal fatto che il ginocchio era già in disfunzione, anche se in maniera "silente".

Ma soprattutto, in presenza di disfunzioni, il rischio di lesione aumenta durante lo svolgimento di sforzi sotto carico.

Durante l'attività sportiva, per esempio, si registra un'incidenza di lesioni al menisco decisamente importante in particolare durante gli atterraggi, nei cambi di direzione o nei movimenti a freddo.

In questi casi il problema spesso non ha a che fare con l'allenamento o la stessa attività agonistica ma con un pregresso squilibrio interno del ginocchio.

La presenza di uno squilibrio dinamico cronico rappresenta un problema anche nei confronti dei Pazienti non sportivi o sedentari poiché questo tipo di condizione fa sì che, soprattutto sul lungo periodo, i menischi tendano comunque a usurarsi e a lesionarsi.

La lesione del menisco può dipendere anche da cause traumatiche.

Lesioni meniscali si registrano in seguito a traumatismi diretti ma soprattutto durante l'attività sportiva, in particolare per quanto riguarda sport come il calcio in cui il ginocchio è fortemente sollecitato ed esposto a traumi diretti.

Spesso le cause traumatiche e adattative sono associate.

In caso di traumatismo è possibile che il ginocchio possa essere inizialmente in equilibrio e che sia lo stesso meccanismo traumatico a innescare scompensi funzionali destinati ad essere mantenuti, se non corretti, e potenzialmente lesivi nei confronti dei menischi.

In molti casi invece è già presente uno squilibrio funzionale: in queste condizioni l'incidenza statistica che un trauma possa verificarsi aumenta moltissimo.

Cosa è la lesione del menisco

La lesione del menisco è un danno strutturale a carico del menisco del ginocchio.

Rappresenta un'eventualità molto comune ed è una delle patologie più frequenti fra quelle che interessano il ginocchio.

Statisticamente ogni anno 2 pazienti su 1.000 sviluppano una lesione al menisco con un rapporto fra maschi e femmine di 2,5 a 1.

Di questi Pazienti solo una minima parte necessita di intervento chirurgico e circa 1/3 di questi è correlato all'attività sportiva.

Classificazione

La rottura del menisco è quasi sempre il risultato di uno scompenso funzionale del ginocchio per cui generalmente le lesioni si manifestano in base a schemi lesionali ricorrenti.

Per esempio statisticamente il menisco mediale è coinvolto nei traumi lesionali con un'incidenza cinque volte maggiore rispetto al menisco laterale.

Inoltre le lesioni dei menischi non si manifestano quasi mai isolate ma sono spesso associate a lesioni del comparto capsulo-legamentoso del ginocchio, specialmente in caso di traumi sportivi.

Vediamo a seguire le principali tipologie di lesioni meniscali.

Distacco del corno anteriore

In seguito ad un'estensione violenta del ginocchio, uno dei due menischi non riesce ad essere richiamato in avanti con sufficiente prontezza e così rimane pinzato fra condilo e piatto tibiale.

In questo modo la parte anteriore del menisco subisce una lesione orizzontale o trasversale e, in alcuni casi, lo stesso corno anteriore viene dislocato e ripiegato verso l'interno.

Questo tipo di meccanismo lesionale è frequente nei calciatori.

Fissurazione longitudinale

In seguito ad una distorsione in valgismo e rotazione esterna (ginocchio in dentro e piede in fuori) il menisco interno è fortemente spostato verso il centro del ginocchio.

Durante il movimento di ritorno può accadere che la porzione mediale del menisco interno venga pinzata fra condilo e piatto tibiale.

In questo modo mentre la porzione esterna ritorna al suo posto la porzione interna rimane trattenuta forzatamente e questo provoca una fissurazione longitudinale lungo tutto il corpo meniscale.

Si ha in questo caso una lacerazione longitudinale, detta anche "a manico di secchio", del menisco mediale.

In alcuni casi la porzione interna fissurata viene addirittura agganciata dal condilo mediale che si comporta proprio come una mano che afferra il manico di un secchio.

Spesso questo meccanismo lesionale si verifica in ambito calcistico.

Distacco del corno posteriore del menisco interno

Quando, durante il movimento di flessione del ginocchio, il menisco non è richiamato indietro in maniera sufficientemente rapida, il corno posteriore può rimanere pinzato fra femore e tibia.

In questo modo il corno posteriore viene compresso e lesionato.

Il meccanismo di richiamo posteriore dei menischi è dato essenzialmente dall'azione dei muscoli semimembranoso (menisco interno) e popliteo (menisco esterno) per cui l'alterazione funzionale dei meccanismi di richiamo è spesso causa di lesione del corno posteriore.

In alcuni casi anche una lesione del legamento crociato anteriore può essere responsabile di una lesione del coro meniscale posteriore poiché il condilo mediale, non essendo più trattenuto anteriormente, va a pinzare la parte posteriore del menisco.

Lesione radiale

La lesione radiale è un tipo di lacerazione che va dalla parte interna a quella esterna.

Questa tipologia di lesione è piuttosto frequente e interessa prevalentemente il menisco laterale.

Lesione a flap

Per lesione a flap, detta anche a lembo o "a becco di pappagallo", si intende un distacco parziale della parte interna del menisco.

Il lembo talvolta può trasformarsi in causa di blocco meccanico del ginocchio poiché si incunea fra il condilo e il piatto tibiale.

Le lesioni del margine interno del menisco sono spesso il risultato di quadri adattativi cronici in seguito a cui il menisco può subire processi degenerativi e, in ultima istanza, può essere soggetto a lacerazioni.

Segni e sintomi

La lesione meniscale può presentare quadri clinici variabili a seconda di diversi parametri.

Dolore, gonfiore e rigidità

Dolore e rigidità generalmente sono sempre presenti.

Bisogna comunque considerare che, come già esposto, per circa l'80% della sua estensione il menisco è privo di strutture vascolo-nervose, un po' come un'unghia.

Per questo motivo il menisco, anche se lesionato, generalmente non è dolente.

Il dolore e la rigidità, come anche il gonfiore, in fase acuta sono quindi giustificati dalla presenza dello stato infiammatorio delle strutture periarticolari secondario all'evento traumatico mentre fuori dalla fase acuta sono giustificati prevalentemente dalla presenza di adattamenti osteopatici al contorno.

La localizzazione del dolore è spesso indicativa nel senso che il dolore all'interno del ginocchio è collegato al menisco mediale e viceversa.

Inoltre il dolore può manifestarsi solo in alcuni gradi di flessione o estensione o solo nel corso particolari movimenti.

In questi casi è necessario valutare nello specifico.

Limitazione funzionale

La limitazione funzionale del ginocchio può dipendere da due fattori principali:

Nella maggior parte dei casi il blocco del ginocchio è dovuto a un disguido osteopatico ma, anche in presenza di un frammento meniscale, le due cause spesso coesistono poiché i disguidi meccanici del ginocchio sono spesso la causa di lesione del menisco.

Per esempio uno stato di contrattura del muscolo semimembranoso può causare sia una lacerazione del corno posteriore del menisco mediale che una limitazione del ginocchio in estensione.

Deficit di forza e ipotrofia

Associate a lesioni del menisco, si osservano spesso un deficit di forza e una riduzione di massa muscolare soprattutto a carico del muscolo quadricipite femorale, cioè il muscolo anteriore della coscia deputato all'estensione del ginocchio.

Questo dipende dal fatto che un ginocchio dolente e dalle prestazioni limitate, automaticamente viene utilizzato in maniera meno impegnativa.

Attraverso meccanismi prevalentemente automatici e inconsapevoli, l'assetto posturale della persona va incontro a variazioni, per esempio il peso viene caricato maggiormente sull'arto sano.

In questo modo, progressivamente, tutto l'apparato muscolare del ginocchio viene gradatamente escluso dagli sforzi maggiormente impegnativi.

Nel corso del tempo questo processo dà origine a una riduzione di massa muscolare e a una riduzione della forza, proprio come quando si smette di andare in palestra.

La riduzione di prestazione non è irreversibile ma le normali funzioni muscolari possono essere ripristinate nel momento in cui il ginocchio torna a essere funzionale.

Nessun sintomo

La fase acuta, cioè la fase successiva alla lacerazione meniscale, è sempre dolorosa ma sul lungo periodo molti Pazienti non presentano sintomi diretti al ginocchio.

Questo dipende dal fatto che, come già specificato, il menisco non è innervato per circa l'80% del suo spessore per cui, anche se lesionato, non produce sintomi proprio come un'unghia rotta.

Questo aspetto mette in luce il fatto che i sintomi, quando presenti, molto spesso dipendono più dagli adattamenti funzionali del ginocchio che dalla lesione del menisco in sé.

Sintomi associati

Una lesione del menisco difficilmente si presenta in maniera isolata.

Più frequente mente si presenta associata ad altre patologie o altri problemi funzionali che possono coinvolgere anche altri distretti:

Diagnosi

La diagnosi di lesione meniscale è di competenza ortopedica e molto spesso è una diagnosi clinica, cioè è basata sui segni e sui sintomi.

In ogni caso la conferma di lesione meniscale è data dall'indagine strumentale, in particolare:

Terapia

La terapia della lesione meniscale dipende dalle condizioni cliniche del Paziente.

In fase acuta e subacuta la terapia è soprattutto mirata a ridurre l'infiammazione per cui si consigliano:

Fuori dalla fase acuta è necessario valutare la presenza di eventuali frammenti meniscali mobili all'interno dell'articolazione.

Assenza di frammenti mobili

In caso di assenza di frammenti mobili, il ginocchio tende a ritornare alla normalità poiché il menisco, anche se lesionato, non rappresenta un ostacolo alla mobilità.

In questi casi sono consigliate:

Certamente un menisco lesionato rappresenta un potenziale fattore di rischio per lo sviluppo di patologie degenerative a carico dei tessuti molli, e questo soprattutto in caso di un uso particolarmente intensivo dell'articolazione.

Tuttavia una lesione del menisco asintomatica è compatibile con una buona qualità della vita e con lo svolgimento di un'attività fisica non eccessivamente impegnativa.

Presenza di frammenti mobili

La presenza di frammenti mobili spesso provoca blocchi meccanici improvvisi del ginocchio per cui, in questi casi, è opportuno rimuovere tali frammenti.

La meniscectomia selettiva, cioè l'asportazione del frammento, avviene in artroscopia e rappresenta una prassi ordinaria non eccessivamente invasiva.

L'intervento è seguito da un breve periodo di riabilitazione ma normalmente il ginocchio torna ad essere funzionale.

Trattamento osteopatico della lesione del menisco

In caso di lesione del menisco, il trattamento osteopatico è fondamentale poiché permette di:

Come già specificato, l'unico vero sintomo che la lesione del menisco può procurare in maniera diretta è il blocco del ginocchio.

Questo tuttavia accade solo nel caso in cui un lembo di menisco vada a incastrarsi fra femore e tibia.

Ad eccezione di questo, tuttavia, il menisco non è direttamente responsabile di sintomatologie al ginocchio poiché per la maggior parte della sua estensione non è innervato.

I sintomi riferiti al ginocchio dipendono piuttosto dalla presenza di uno squilibrio funzionale dell'arto inferiore.

Tale squilibrio, del resto, verosimilmente è anche alla base della stessa degenerazione del menisco o crea il terreno favorevole all'insorgenza di traumi al ginocchio.

Il trattamento osteopatico, pertanto, presenta due obiettivi:

È necessario notare che, in assenza di un riequilibrio funzionale del ginocchio, nessun trattamento al menisco può essere efficacemente perseguito.

In caso di intervento chirurgico il trattamento osteopatico è doppiamente efficace poiché non va solo a riequilibrare il ginocchio ma va anche a ridurre le aderenze post-chirurgiche che inevitabilmente vengono generate dalla puntura artroscopica e dall'intervento stesso.

Vediamo a seguire come si sviluppa un trattamento osteopatico in caso di lesione del menisco.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

Gli adattamenti osteopatici del cranio si riflettono in discesa sul bacino per cui il sistema cranio-sacrale deve essere riequilibrato in prima battuta.

Le tensioni della base del cranio, infatti, attraverso l'intermediazione della meninge esterna raggiungono l'osso sacro andando a limitarne la mobilità lungo determinati assi.

L'osso dell'anca, con cui il sacro si articola, è costretto a compensare e in parte a seguire gli adattamenti del sacro.

In questo modo l'assetto meccanico del bacino risulta compromesso.

Una compromissione funzionale di origine craniale crea un disguido di pochi gradi di libertà ma tuttavia sufficienti a destabilizzare una catena cinetica.

Un leggero avanzamento dell'ala iliaca costringerà il femore a una leggera rotazione di compenso ma, a livello del ginocchio, anche pochi gradi sono determinanti, specialmente per quanto riguarda l'adattamento di una struttura come il menisco la cui fisiologia è basata su una meccanica di precisione.

Adattamenti osteopatici del bacino

Il bacino, oltre che dalle catene discendenti dal cranio, può essere influenzato anche da adattamenti funzionali intrinseci.

Per esempio le contratture dei muscoli extrarotatori dell'anca sono largamente responsabili di adattamenti sacro-iliaci e femorali in grado di ripercuotersi sul ginocchio.

Questi muscoli, fra cui il muscolo piriforme, sono localizzati profondamente e collegano l'osso sacro e l'osso dell'anca al femore.

Anche i muscoli glutei (grande, medio e piccolo) possono portare scompensi notevoli all'arto inferiore, soprattutto in virtù della loro consistenza.

Un settore altrettanto importante è rappresentato dal pavimento pelvico, un piano fibro-muscolare localizzato inferiormente su cui si appoggiano i visceri pelvici.

I muscoli del pavimento pelvico, fra cui soprattutto il muscolo elevatore dell'ano, possono presentare tensioni interne in grado di compromettere la dinamica del bacino in maniera talvolta importante.

A livello del bacino, soprattutto, origina la maggior parte dei muscoli della coscia destinati al ginocchio

Il trattamento del bacino, oltre che dei muscoli della coscia, assume un valore molto elevato poiché da questo settore partono spesso le principali tensioni in grado di influenzare la dinamica meniscale.

Adattamenti osteopatici del muscolo quadricipite femorale

Anteriormente alla coscia, innanzitutto, è presente il muscolo quadricipite femorale, deputato a estendere il ginocchio.

Il quadricipite è costituito da quattro capi di cui uno, il retto femorale, origina dal bacino e gli altri tre, i vasti (mediale, laterale, intermedio) originano dal femore.

I quattro capi convergono nel potente tendine rotuleo, che contiene al proprio interno la rotula e che si inserisce sulla tuberosità tibiale, la porzione antero-superiore della tibia.

Dalla rotula originano i legamenti menisco-rotulei, due strutture fibrose laterali: i legamenti menisco-rotulei guidano i menischi in avanti durante il movimento di estensione del ginocchio.

In presenza di uno squilibrio muscolare del quadricipite, per esempio fra il vasto mediale e il vasto laterale, la rotula viene deviata lateralmente trascinando con sé anche i menischi che finiranno così per muoversi in maniera incongrua.

Adattamenti osteopatici dei muscoli ischio-crurali

Posteriormente alla coscia è presente il gruppo dei muscoli ischio-crurali (bicipite, semitendinoso e semimembranoso) che originano dalla tuberosità ischiatica del bacino e terminano posteriormente al ginocchio: il loro compito è quello di flettere il ginocchio.

Il muscolo semi-membranoso, in particolare, si inserisce posteriormente al condilo mediale, quindi nella parte interna del ginocchio, con tre tendini di cui uno è destinato al corno posteriore del menisco mediale: questa connessione permette al menisco di arretrare durante la flessione del ginocchio.

Uno squilibrio osteopatico del muscolo semimembranoso e, più in generale, dei muscoli ischio-crurali, va a compromettere questo meccanismo di controllo esponendo così il menisco mediale al rischio di lesione.

Adattamenti osteopatici dei muscoli della zampa d'oca

Un gruppo muscolare importante è costituito dai muscoli della cosiddetta "zampa d'oca".

Si tratta di tre muscoli:

I tre muscoli convergono medialmente all'epifisi tibiale superiore, cioè nella parte interna del ginocchio, per mezzo di un unico sistema inserzionale dalla forma estesa a ricordare appunto la zampa di un'oca.

Questi muscoli hanno la funzione di impedire alla tibia di sbandare lateralmente, contenendo in questo modo il valgismo fisiologico del ginocchio.

Squilibri osteopatici a questo livello provocano sbandamenti laterali della gamba i cui movimenti di rientro tendono a provocare pinzamenti del menisco mediale dando origine a lacerazioni longitudinali.

Adattamenti osteopatici del ginocchio

Il ginocchio può essere sede di adattamenti osteopatici intrinseci sia da un punto di vista articolare che fasciale e legamentoso.

Innanzitutto l'articolazione può presentare restrizioni di mobilità afisiologiche, soprattutto sul piano frontale, in grado di comprometterne la funzione dinamica.

Tali situazioni possono essere risolte per mezzo delle tecniche osteopatiche.

Inoltre possono essere presenti tensioni sui legamenti collaterali e sulla rima articolare, in corrispondenza dei menischi: questo zone spesso risultano dolorose al tatto.

A questo livello è possibile intervenire con tecniche fasciali mirate finalizzate a ridurre la componente tensiva locale: le manovre sono sempre molto lievi, non dolorose, non rischiose e al tempo stesso molto efficaci.

Una speciale attenzione va rivolta alla rotula, direttamente connessa ai menischi, che può presentare zone di tensione intrinseche soprattutto sulla faccia anteriore e sulla zona marginale.

Il ginocchio deve essere valutato anche posteriormente, a livello dei tratti inserzionali dei già citati muscoli ischio-crurali e del muscolo popliteo (vedi dopo).

Le tensioni retrocondilari sono spesso causa di scompenso al ginocchio per cui la loro presenza deve essere sempre verificata e, se accertata, deve essere seguita da opportune manovre di detensionamento.

Adattamenti osteopatici della gamba e del piede

La gamba, cioè la porzione di arto inferiore che va dal ginocchio al piede, offre inserzione a importanti muscoli che collegano il ginocchio al piede.

Un muscolo fondamentale in caso di lesione del menisco è il già citato muscolo popliteo, un piccolo muscolo dalla forma vagamente triangolare localizzato posteriormente e subito inferiormente al ginocchio il cui tendine termina sul corno posteriore del menisco laterale.

Il muscolo popliteo fa retrocedere il menisco laterale durante il movimento di flessione del ginocchio costituendo pertanto un importante meccanismo di regolazione per il menisco laterale, al pari del muscolo semimembranoso per il menisco mediale.

Per questo motivo gli squilibri osteopatici del popliteo espongono il menisco laterale a rischio di danneggiamento e lacerazione.

Gli altri muscoli direttamente coinvolti nella dinamica del ginocchio sono i muscoli gemelli, che costituiscono nel loro insieme il muscolo gastrocnemio, cioè la porzione superficiale del muscolo tricipite surale.

I fasci del muscolo tricipite surale convergono nel tendine di Achille, un robusto tendine che si inserisce sulla porzione postero superiore del calcagno.

Il muscolo tricipite surale è molto potente poiché la sua contrazione permette di sollevare il peso corporeo o di ammortizzare una caduta verso il basso, per cui i muscoli gemelli rappresentano porzioni muscolari importanti.

Gli adattamenti osteopatici dei muscoli gemelli, pertanto, sono molto destabilizzanti nei confronti del ginocchio: nello specifico tendono a far retrocedere i condili e i relativi menischi.

Casi reali

Riferisco il caso di un meccanico e calciatore dilettante di 23 anni recante dolore e limitazione articolare al ginocchio destro in seguito a trauma distorsivo risalente a circa quattro mesi prima.

Nei giorni immediatamente successivi al trauma il Paziente presentava gonfiore e dolore marcato al ginocchio che si erano protratti in maniera acuta per tutta la prima settimana, soprattutto sotto carico.

Subito visitato da un Ortopedico, è stato sottoposto a RMN da cui era emersa una "sublussazione esterna del menisco laterale con associata una frattura radiale del corno posteriore".

A parere dell'Ortopedico il quadro clinico non giustificava per il momento la necessità di intervenire chirurgicamente poiché non vi erano frammenti mobili all'interno dell'articolazione, per cui il Paziente è stato messo a riposo in scarico e dotato di un tutore.

Nel corso della seconda settimana, in effetti, il dolore e il gonfiore si sono attenuati al punto che il Paziente ha potuto riprendere a lavorare anche se è stato costretto a sospendere l'attività sportiva.

Nelle settimane successive è stato sottoposto a un ciclo di Fisioterapia finalizzata a ridurre il dolore e a rinforzare la parte muscolare.

Inoltre, contemporaneamente, il Paziente è stato sottoposto a terapia cortisonica mirata a contenere l'infiammazione.

Dopo circa due mesi il ginocchio aveva recuperato buona parte delle proprie funzioni, il dolore era decisamente diminuito e anche il gonfiore si era molto ridotto.

Il Paziente conduceva una vita praticamente normale salvo per il fatto che non riusciva a riprendere l'attività sportiva.

In un paio di occasioni, infatti, aveva provato giocare, peraltro con una limitata presenza in campo, ma in entrambi i casi il ginocchio aveva manifestato gonfiore e dolore nei giorni successivi alla prestazione.

Il Paziente, a seguito di questi eventi, ha effettuato altri due cicli di Fisioterapia, basati sulla somministrazione di tecarterapia, kinesiterapia attiva e massoterapia ma la situazione non si era sbloccata, nel senso che il ginocchio sembrava in buone condizioni ma l'attività sportiva continuava a rimanere preclusa.

Il Paziente si è rivolto all'Osteopatia su consiglio dello stesso Fisioterapista.

All'esame osteopatico il Paziente presentava un importante scompenso del bacino che costringeva il femore e l'arto inferiore ad adattamenti impegnativi.

In particolare l'osso dell'anca destra presentava un adattamento dinamico in anteriorità e il femore destro era intraruotato.

Vi erano inoltre importanti compromissioni anche a livello della gamba e soprattutto del perone che era bloccato distalmente a livello della caviglia e inoltre erano presenti contratture a livello del polpaccio, soprattutto sul versante esterno e sui muscoli peronei.

Ridotto il quadro adattativo, il Paziente si è sentito subito "sollevato" (così si è espresso) e ha percepito l'arto inferiore non solo più leggero e più sciolto ma anche diverso da un punto di vista della risposta motoria, come se fosse maggiormente controllato nei movimenti.

L'intero ciclo osteopatico si è svolto in tre sedute spalmate in quattro settimane.

Per la verità già dopo la seconda seduta il Paziente è riuscito a riprendere l'attività sportiva, giocando addirittura un'intera partita senza conseguenze.

In questo caso il menisco era lesionato ma non erano presenti grosse compromissioni anatomiche e inoltre si è partiti da una situazione tutto sommato favorevole, vale a dire il ginocchio era tutto sommato complessivamente integro.

In presenza di compromissioni più importanti, in effetti, la via di uscita potrebbe essere più complicata.

Questo caso mette comunque in luce l'importanza della componente funzionale nelle patologie del ginocchio, e questo anche in presenza di una lesione del menisco.

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