Tallonite
Osteopatia Genova
Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta la tallonite o dolore al tallone.
La tallonite è un problema quasi sempre osteopatico per cui l'Osteopatia rappresenta un rimedio efficace.
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Cosa è la tallonite
- Cenni anatomici
- Cause
- Segni e sintomi
- Diagnosi
- Terapia
Cosa è la tallonite
Con il termine tallonite si intende il dolore al tallone.
Il termine tallonite è in realtà un'espressione gergale che, nel linguaggio clinico, viene meglio indicata con i termini dolore calcaneare o tallodinia.
Il dolore al tallone rappresenta un problema non trascurabile poiché, oltre un certo livello di intensità, impedisce la deambulazione e può trasformarsi in una causa di invalidità anche piuttosto importante.
Cenni anatomici
Il piede è costituito da una porzione posteriore, denominata tarso, e da una porzione anteriore, costituita dalle ossa metatarsali e dalle dita.
Il retropiede, cioè il tarso, è costituito da sette ossa denominate astragalo, calcagno, scafoide, cuboide e cuneiformi (tre in tutto).
Il calcagno è l'osso più posteriore e più caudale del piede, costituisce lo scheletro del tallone ed è l'osso su cui si scarica circa il 60% del peso corporeo.
Il tallone sopporta quindi più della metà del peso corporeo ed è costantemente soggetto a un lavoro meccanico molto impegnativo.
Cause
La tallonite ha quasi sempre una causa meccanica e funzionale poiché questo tipo di problema, al pari di tutti i problemi del piede, spesso dipende da uno squilibrio meccanico del piede e da una errata distribuzione dei carichi.
Nel momento in cui uno squilibrio funzionale del piede o uno scompenso di tipo posturale provocano un'alterazione nella distribuzione dei carichi, per esempio provocando un aumento del carico, allora il tallone è costretto a subire uno sforzo al di fuori della sua portata.
In questo modo il retropiede andrà incontro ad adattamenti di natura funzionale e, col tempo, anche di natura anatomica.
In alcuni casi la tallonite ha cause patologiche ma normalmente la presenza di una patologia è quasi sempre accompagnata da uno squilibrio di tipo funzionale.
Gli schemi disfunzionali responsabili di una tallonite sono potenzialmente moltissimi ma, statisticamente, i quadri clinici associati a una tallonite sono solitamente limitati a poche casistiche principali.
Vediamo a seguire i principali quadri clinici del piede associati a tallonite.
Fascite plantare
La fascite plantare è una tensione anomala della fascia plantare che provoca dolori sotto la pianta del piede.
La fascia plantare è una struttura fibrosa costituita da tessuto connettivo che si estende sotto la pianta del piede, dal calcagno fino alla base delle dita dei piedi.
La tensione anomala della fascia plantare provoca dolori sotto tutta la pianta ma molto spesso sotto al tallone, in prossimità della sua inserzione calcaneare.
In questi casi il dolore viene generalmente riferito in corrispondenza della pianta del piede, sulla parte interna del tallone.
La fascite plantare è una condizione determinata quasi sempre da una causa osteopatica per cui l'intervento osteopatico è sempre utile in questi casi.
Spina calcaneare
In molti casi la tallonite è associata a una spina calcaneare.
Con il termine spina calcaneare si fa riferimento a un'immagine radiografica di un piede in proiezione laterale in cui si evidenzia una protuberanza ossea sotto al calcagno in direzione delle dita del piede.
La forma di tale protuberanza ricorda quella di una spina, da cui il termine spina calcaneare.
Tale immagine radiografica deriva dalla parziale calcificazione del legamento plantare in prossimità del calcagno: il legamento plantare, cioè, presenta una porzione calcificata a livello della sua inserzione calcaneare.
Dal momento che ai raggi X l'unica porzione visibile del legamento plantare è quella calcificata, essendo di consistenza ossea, l'immagine radiografica darà l'impressione che il calcagno presenti una protuberanza ossea isolata a forma di spina.
In realtà la spina calcaneare "non punge", anzi nella maggior parte dei casi è completamente asintomatica.
Il dolore della tallonite, pertanto, non dipende dalla spina calcaneare ma da un adattamento osteopatico del piede e dell'arto inferiore.
La spina calcaneare, caso mai, è anch'essa una conseguenza di tale situazione e non la causa.
In caso di tallonite associata a spina calcaneare, pertanto, è sempre presente un disordine funzionale a livello del piede e dell'arto inferiore che rappresenta appunto la vera causa del problema per cui una revisione osteopatica è assolutamente necessaria.
Infiammazione del tendine di Achille
In alcuni casi un'infiammazione del tendine di Achille può provocare dolore al tallone.
Il tendine di Achille è un robusto tendine che si trova in fondo al polpaccio e collega il muscolo tricipite surale con il calcagno.
Il muscolo tricipite surale, cioè il muscolo del polpaccio, permette di deambulare e sollevare il peso corporeo: è grazie al tricipite surale che possiamo camminare o saltare sulle punte dei piedi, addirittura anche con un piede solo.
Questo muscolo, pertanto, è in grado di sviluppare una forza notevole, di oltre un centinaio di chili e, attraverso il tendine di Achille, tutta la forza si scarica sul calcagno, cioè sul suo punto di inserzione.
Quando il piede si trova in difficoltà da un punto di vista dinamico, le forze tensive in arrivo dal tendine di Achille si scaricano sul calcagno in maniera non equilibrata.
Considerata l'entità delle forze in gioco, è facile comprendere che una tensione anomala del tendine di Achille può provocare sintomi a livello del calcagno anche di una certa rilevanza.
Molte talloniti, pertanto, dipendono proprio da uno squilibrio meccanico del tendine di Achille: in questi casi generalmente il dolore è localizzato nella parte posteriore del tallone, cioè in corrispondenza dell'inserzione del tendine di Achille.
Questo tipo di disfunzione ha sempre un'origine osteopatica per cui l'Osteopatia è sempre utile in caso di tallonite associata a dolore e infiammazione del tendine di Achille.
Morbo di Haglund
Il morbo di Haglund è una tipica affezione del calcagno caratterizzata da una protuberanza dolorosa nella parte posteriore del tallone, in corrispondenza dell'inserzione del tendine di Achille.
Solitamente è presente una borsite retrocalcaneare, cioè un rigonfiamento della borsa sierosa fra calcagno e tendine di Achille.
Questa borsa sierosa è una sorta di piccolo sacchetto di liquido che serve a facilitare lo scorrimento fra l'osso e il tendine: se le pressioni sono eccessive o il movimento avviene su assi non fisiologici, la borsa si infiamma e si ha una borsite, cioè un'infiammazione che comporta un aumento della quantità di liquido.
La causa del morbo di Haglund è sempre collegata alle disfunzioni del piede e del tendine di Achille ma, in alcuni casi, la sintomatologia può essere esacerbata dall'utilizzo di calzature col tacco alto.
Molto spesso, infatti, la compressione posteriore esercitata dalla scarpa va ad accentuare il dolore e l'infiammazione.
Il morbo di Haglund, soprattutto nei casi più gravi, rappresenta una condizione clinica di competenza ortopedica ma, nella maggior parte dei casi, è sempre presente una grossa componente osteopatica.
Per questo motivo una tallonite associata a morbo di Haglund merita una revisione osteopatica.
Morbo di Sever
Il morbo di Sever è un'osteocondrosi tipica dell'età pediatrica, in base a cui il nucleo di accrescimento dell'apofisi posteriore del calcagno, localizzato nella sede di inserzione del tendine di Achille, si infiamma e diventa dolente.
In questo modo si sviluppa una tallonite, soprattutto nella parte posteriore del calcagno, che può dare sintomi sia posteriormente al piede che anche sotto la pianta.
Il morbo di Sever, come tutte le ostocondrosi, generalmente si risolve con la crescita ma, in questi casi, sono sempre presenti componenti funzionali che è opportuno correggere.
Quando si instaura un'osteocondrosi, infatti, la struttura cerca di adattarsi per compensare sia il dolore che la funzione in qualche modo ridotta per cui si instaurano meccanismi di compenso che aumentano l'intensità dei sintomi e tendono a essere mantenuti nel tempo anche a problema risolto.
Per questo motivo, in caso di tallonite associata a morbo di Sever, una revisione osteopatica è fortemente consigliata.
Altre cause
La tallonite può dipendere anche da altre cause fra cui:
- Spondilite anchilosante
- Sindrome del tunnel tarsale
- Fratture da stress
- Artrite reumatoide
- Osteomielite
- Sarcoidosi
- Malattia di Paget
- Ecc.
Tali affezioni sono di competenza reumatologica o ortopedica ma spesso sono comunque presenti anche complicanze di natura funzionale per cui una revisione osteopatica è sempre consigliabile.
Tallonite non associata a patologie
La tallonite non associata ad alcuna patologia specifica è forse la forma di tallonite più diffusa.
Nella maggior parte dei casi, infatti, il dolore al tallone non è associato a evidenze radiografiche, ecografiche né a particolari situazioni patologiche.
Questo genere di tallonite ha sempre un'origine osteopatica.
Infatti gli adattamenti funzionali non sono rilevabili dagli strumenti diagnostici standard: per esempio una risonanza magnetica non riesce a distinguere un muscolo contratto da un muscolo rilassato, così come una TAC non riesce a distinguere se un'articolazione sia mobile o se sia bloccata.
In questo modo adattamenti anche di una certa entità sfuggono completamente all'indagine clinica standard.
La tecnica osteopatica permette, al contrario, non solo di identificare questa classe di problemi ma anche di risolverli.
In questi casi, pertanto, una revisione osteopatica è assolutamente consigliata.
Fattori di rischio
I fattori di rischio non sono vere e proprie cause della tallonite ma si tratta piuttosto di condizioni in grado di esacerbare o di favorire l'insorgenza dei sintomi.
Fra i principali fattori di rischio ricordiamo:
- Sovrappeso e obesità
- Calzature inadeguate
- Allenamenti errati o non programmati
- Alterazioni posturali
- Rigidità degli arti inferiori
- Ecc.
Segni e sintomi
I sintomi della tallonite variano leggermente a seconda della causa all'origine.
Nella maggior parte dei casi il sintomo principale è rappresentato da un dolore sotto il tallone, al livello della pianta.
Questo tipo di sintomo è spesso associato a fascite plantare o a spina calcaneare.
In altri casi la sintomatologia è caratterizzata da dolore dietro al tallone, soprattutto in presenza di infiammazione del tendine di Achille, morbo di Haglund o morbo di Sever.
In altri casi ancora la tallonite può manifestarsi nelle parti laterali o nella porzione postero superiore del tallone, e talvolta in punti specifici apparentemente anonimi.
Per esempio può capitare che il dolore al tallone sia localizzato solo ed esclusivamente in un punto specifico della pianta del piede mentre il resto della superficie di appoggio è completamente asintomatica.
Queste ultime casistiche sono espressioni di disfunzioni tipicamente osteopatiche.
Oltre al dolore possono essere presenti anche sintomatologie neurologiche periferiche come:
- Parestesie alla pianta del piede
- Formicolio delle dita
- Sensazione di bruciore interno
- Ecc.
In questi casi la tallonite può essere associata a sindrome del tunnel tarsale o comunque perturbazioni neurologiche.
Ancora possono essere presenti segni di natura vascolare come piedi gonfi o gambe gonfie: in questi casi è necessario valutare l'aspetto funzionale dell'arto inferiore, oltre che la presenza di eventuali patologie in atto.
Un quadro disfunzionale protratto in maniera cronica può complicare la situazione clinica con un'estensione del quadro sintomatico a tutto l'arto inferiore.
In questo modo possono svilupparsi, come conseguenza:
Diagnosi
La diagnosi di tallonite o tallodinia viene effettuata dall'Ortopedico in seguito ad accertamenti specialistici.
Innanzitutto vengono effettuati un esame obiettivo e ad una raccolta anamnestica.
Inoltre vengono generalmente prescritti esami strumentali fra cui RX, RMN, ecografia.
Terapia
Il piano terapeutico per la tallonite dipende dalla diagnosi ma, in ogni caso, in questi casi vengono adottate una serie di misure conservative al fine di ridurre al massimo il dolore e consentire al Paziente per lo meno di deambulare.
A tale scopo vengono fornite indicazioni o prescritte terapie di supporto che variano soprattutto in relazione all'intensità del problema.
Partendo dai casi lievi e via via andando verso situazioni maggiormente compromesse, generalmente i principali rimedi terapeutici sono rappresentati da:
- Riposo
- Ghiaccio
- Ortesi plantari
- Utilizzo di calzature adeguate
- Terapia antinfiammatoria
- Fisioterapia
Qualora il problema non riesca ad essere risolto esiste anche la possibilità, a seconda delle situazioni, di effettuare un intervento chirurgico.
Trattamento osteopatico della tallonite
La tallonite ha quasi sempre una base funzionale per cui l'Osteopatia è assolutamente indicata per risolvere questo genere di problema.
L'Osteopatia consente di:
- Ridurre il dolore
- Tornare a camminare
Da un punto di vista osteopatico il lavoro maggiore è naturalmente concentrato sul tallone ma, prima ancora di affrontare il problema localmente, è necessario riequilibrare l'arto inferiore nella sua interezza.
Qualsiasi problema funzionale, per quanto acuto e concentrato, è sempre il risultato di uno squilibrio più ampio.
È proprio lo squilibrio posturale generale a portare le forze a scaricarsi in un punto specifico invece di permettere loro distribuirsi in maniera armonica sull'intera struttura.
Per questo motivo agire localmente senza prima riequilibrare la situazione al contorno risulta piuttosto improduttivo o, al limite, dà risultati solo transitori.
L'intervento osteopatico permette quindi di sia di ridurre il dolore del tallone che di riarmonizzare la funzionalità di tutto l'arto inferiore
In questo modo è possibile ottenere risultati migliori e più stabili nel tempo.
Vediamo a seguire la modalità di intervento osteopatica.
Adattamenti osteopatici cranio-sacrali
La maggior parte degli squilibri del piede ha origine da adattamenti funzionali ad andamento discendente per cui il primo settore oggetto di indagine è sicuramente il sistema cranio-sacrale.
Da un punto di vista funzionale il cranio è strettamente collegato all'osso sacro al punto che, a partire dal cranio, deriva la maggior parte degli scompensi dell'osso sacro.
Gli scompensi del sacro portano fuori equilibrio l'intero bacino livello del bacino, sede dell'articolazione coxo-femorale da cui origina l'arto inferiore.
Per questo motivo un adattamento funzionale a livello del cranio si trasmette molto direttamente al piede.
A livello craniale devono essere esaminate sia le ossa della base che della volta che spesso presentano alterazioni dinamiche.
Inoltre il cranio deve essere revisionato nella sua globalità poiché l'ampiezza e la frequenza di espansione e retrazione sono spesso alterate da adattamenti locali di un singolo osso o di una sutura.
Il lavoro sul cranio è di estrema importanza poiché gli adattamenti craniali non possono essere risolti se non intervenendo con le opportune tecniche cranio-sacrali e la mancata correzione di questo genere di disfunzione non permette il riequilibrio del bacino e quindi del piede.
Adattamenti osteopatici del bacino
Una volta eliminate le componenti tensive in arrivo dall'alto, è necessario revisionare il bacino localmente per riequilibrare le componenti tensive locali.
I principali settori oggetto di revisione a livello del bacino sono i muscoli extrarotatori dell'anca, il pavimento pelvico, gli organi del piccolo bacino, il giunto lombo sacrale e le fasce addominali e lombari.
I muscoli extrarotatori dell'anca giocano un ruolo spesso decisivo poiché questi muscoli sono complessivamente voluminosi e molto robusti e le loro tensioni portano facilmente l'arto inferiore fuori equilibrio.
Quindi i muscoli glutei, il muscolo piriforme, i muscoli otturatori, i muscoli gemelli, il muscolo quadrato del femore devono essere oggetto di revisione.
Anche il pavimento pelvico è spesso in disfunzione: il pavimento pelvico è una struttura muscolo fibrosa che chiude inferiormente il piccolo bacino.
È costituito da un gruppo di muscoli che originano dalla zona ischio pubica e dal coccige per convergere verso il centro del perineo.
Il muscolo elevatore dell'ano ha un ruolo particolarmente importante, in considerazione della sua ampiezza.
Anche le fasce degli organi del piccolo bacino, se presentano tensioni, possono mettere in difficoltà l'intero bacino.
In particolare la vescica ma anche il retto e, nelle donne, l'utero.
Adattamenti osteopatici dell'arto inferiore
I muscoli della coscia, sia della loggia antero-laterale che della loggia postero-mediale, originano dal bacino e si dirigono verso femore, tibia e perone.
Questi muscoli, molto potenti, hanno sempre un ruolo molto importante nella genesi di adattamenti in discesa.
Le tensioni anomale di questi muscoli, in considerazione della forza che essi riescono ad esprimere, sono una fonte di problemi importante per il piede.
Gli adattamenti funzionali di questi gruppi muscolari, infatti, creano spesso tensioni anomale su tibia e perone di notevoli entità e non facilmente compensabili.
A livello di tibia e perone originano tutti i muscoli estrinseci del piede per cui è comprensibile come uno squilibrio della gamba possa mettere in difficoltà l'assetto dinamico del piede.
In particolare viene alterata la distribuzione dei carichi sulla pianta del piede: per esempio una tensione anomala del muscolo tibiale anteriore tende a sollevare l'avampiede andando a dirottare il peso sul retropiede e sul tallone.
Adattamenti osteopatici del piede e del tallone
Le tensioni della muscolatura intrinseca del piede giocano un ruolo altrettanto importante poiché sono in grado di alterare gli appoggi e la distribuzione dei carichi in maniera ancora più diretta.
I muscoli intrinseci del piede sono muscoli molto brevi, talvolta potenti, ma soprattutto giocano un ruolo delicato nell'equilibrio del piede.
Per esempio i muscoli lombricali collegano i tendini del muscolo estensore delle dita con i tendini del muscolo flessore giocando un ruolo del tutto particolare nella dinamica del piede.
I muscoli interossei giocano un doppio ruolo, di flessori o estensori, a seconda delle situazioni.
Questi piccoli muscoli, in altri termini, spesso deviano o gestiscono le grandi forze in arrivo dall'alto per cui l'alterazione di congegni funzionali del genere è spesso alla base di distonie meccaniche del piede.
A livello del piede esistono anche muscoli di sostegno, localizzati a livello della pianta, il cui stato disfunzionale contribuisce ad alterare la conformazione della pianta, in piattismo o in cavismo a seconda delle situazioni.
Anche le fasce del piede, in particolare la fascia plantare, devono essere revisionate poiché spesso sono vittime di tensioni intrinseche che devono essere trattate.
Casi reali
Riferisco il caso di un giovane calciatore di 23 anni che presentava una tallonite al piede destro associata a fascite plantare da circa un anno e mezzo.
Era presente soprattutto un dolore al mattino non appena il piede veniva posato a terra e soprattutto se il giorno prima era stato effettuato un allenamento intensivo.
Durante l'attività, quindi sotto carico, il dolore era presente ma abbastanza sopportabile: il problema era soprattutto al risveglio.
Il sintomo in realtà era insorto circa tre anni prima in maniera subdola e senza un motivo apparente ma inizialmente presentava una bassa intensità.
Tuttavia nel corso del tempo l'intensità è aumentata al punto che negli ultimi mesi il dolore si manifestava in maniera intensa anche sotto carico.
Per questo motivo il Paziente aveva dovuto sospendere gli allenamenti e aveva incominciato a seguire un percorso terapeutico su indicazione ortopedica e fisiatrica.
Era stato quindi sottoposto a due cicli di fisioterapia, in particolare Tecarterapia e Laserterapia, oltre che terapia manuale mirata al tallone e ginnastica propriocettiva.
Otre a questo gli era stata confezionato un plantare, che gli dava un discreto sollievo, e gli erano stati prescritti farmaci antidolorifici per i momenti di maggior acuzie.
Il riposo e la terapia avevano ridotto l'intensità del sintomo ma la possibilità di allenarsi era ancora preclusa poiché, non appena il Paziente tentava un accenno di corsa, il sintomo si riproponeva in maniera piuttosto intensa.
Il Paziente è infine giunto all'Osteopatia su consiglio del Fisioterapista.
All'esame osteopatico il Paziente presentava una situazione funzionale decisamente compromessa poiché era presente un adattamento discendente unilaterale destro a partenza craniale che coinvolgeva praticamente tutto il lato destro.
Ridotto il quadro adattativo, la situazione è variata in maniera sensibile: il trattamento si è svolto in quattro sedute spalmate in se settimane.
Dopo le prime tre sedute, spalmate su circa quattro settimane, la tallonite si è ridotta del 90% e dopo la quarta seduta, a distanza di due mesi rispetto all'inizio del ciclo, la tallonite è completamente scomparsa e il Paziente ha potuto riprendere gli allenamenti senza che manifestasse più alcun sintomo.
Il trattamento della tallonite non è breve poiché il piede, per definizione, non può mai restare completamente in scarico: anche durante la fase di trattamento non può comunque essere messo a riposo, è sempre costretto a sopportare il peso del corpo.
Questo fa sì che il recupero da una tallonite abbia sempre tempistiche più dilatate rispetto ad altri distretti corporei.
In ogni caso l'Osteopatia rappresenta la via più rapida, anche perché la tecnica osteopatica non si si riduce al solo trattamento del piede ma punta a riequilibrare l'intero assetto corporeo favorendo la regressione del dolore in maniera più rapida e mettendo al riparo da ricadute future.