Spondilite anchilosante
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da spondilite anchilosante.

La spondilite anchilosante è una patologia di competenza reumatologica ma, in molti casi, alla componente reumatica è associata una componente osteopatica che aggrava i sintomi della patologia di base.

Una revisione osteopatica è quindi sempre utile a ridurre i sintomi della spondilite anchilosante.

Cosa è la spondilite anchilosante

La spondilite anchilosante, o semplicemente spondilite, è una malattia reumatica autoimmune che colpisce prevalentemente la colonna vertebrale.

È classificata fra le spondiloartriti e, dopo l'artrite reumatoide, rappresenta la forma più frequente e invalidante di questa classe di patologie.

Colpisce prevalentemente i maschi fra i 20 e i 40 anni. Meno frequentemente presenta forme precoci, in età pediatrica, e tardive, oltre i 50 anni, e, quando si manifesta nel sesso femminile, presenta decorsi meno severi.

La prognosi è generalmente positiva e solo in qualche caso la spondilite anchilosante si trasforma in un problema grave.

Segni e sintomi

Da un punto di vista sintomatico la spondilite anchilosante è una patologia piuttosto subdola poiché l'esordio è graduale e l'evoluzione molto lenta.

Il quadro sintomatica varia non solo in base alla localizzazione dei sintomi ma anche in base al grado di evoluzione della patologia.

Vediamo a seguire le espressioni sintomatiche tipiche della spondilite anchilosante.

Mal di schiena

Il mal di schiena rappresenta l'espressione sintomatica principale della spondilite anchilosante: del resto il termine "spondilite" deriva dal greco spondylos che letteralmente significa "vertebra".

Inizialmente la spondilite si manifesta con dolore e rigidità in zona lombare e sacrale, soprattutto al mattino o di notte, quindi il mal di schiena prende spesso la forma di sacroileite.

Nelle prime fasi l'intensità dei sintomi è bassa e talvolta i Pazienti addirittura attraversano fasi asintomatiche o di apparente remissione.

Nel corso del tempo, tuttavia, i sintomi aumentano di intensità e diventano sempre meno arginabili attraverso i rimedi tradizionali.

Nei casi più gravi si può arrivare a una fusione delle vertebre con conseguente riduzione della mobilità del rachide lungo tutti i piani e gli assi: da qui il termine "anchilosante".

Inoltre si può arrivare allo sviluppo di ipercifosi del tratto dorsale e rettilineizzazione del tratto lombare con potenziale compromissione della funzione polmonare, alterazioni posturali e impossibilità a mantenere la posizione prona.

Artropatie periferiche

Il quadro sintomatico dalla colonna vertebrale può estendersi anche alle grandi articolazioni.

In alcuni casi, specie nei bambini e nelle donne, il dolore articolare può rappresentare il sintomo di esordio della patologia.

Le articolazioni colpite presentano spesso infiammazione, quindi presentano dolore, calore, gonfiore e riduzione dei movimenti.

Si può quindi avere:

A questo si aggiungono anche tendiniti ed entesiti, in particolare:

Coinvolgimento della gabbia toracica

In molti casi i Pazienti riferiscono:

Questi sintomi sono collegati a infiammazioni o stati tensivi della gabbia toracica, quindi delle coste, dello sterno, dei muscoli intercostali e delle fasce endotoraciche.

Inoltre molto spesso l'adattamento in cifosi della colonna dorsale, quando raggiunge livelli eccessivi, si trasforma in un importante fattore limitativo nei confronti soprattutto della funzionalità respiratoria.

Altri sintomi

Ulteriori sintomi non di rado associati possono essere:

Cause

La spondilite anchilosante ha cause ancora sconosciute.

L'ipotesi attualmente più accreditata è che questa patologia abbia una probabile base genetica, in particolare possa essere collegata al gene HLA-B27.

Tuttavia, per quanto la maggior parte dei Pazienti con spondilite anchilosante sia portatrice di questo gene, la maggior parte delle persone che presenta nel proprio genoma il gene HLA-B27 in realtà è in perfetta salute.

Per questo motivo, la presenza di detto gene viene considerata non tanto la causa quanto piuttosto un fattore di rischio nei confronti non solo della spondilite anchilosante ma anche di una serie di altre malattie autoimmuni.

In ogni caso, al di là di quale sia lo specifico gene responsabile, sembra che la spondilite anchilosante abbia comunque connotazioni ereditarie.

Diagnosi

La formulazione della diagnosi non è semplice poiché la patologia si sviluppa lentamente, i sintomi sono molto generici e non esiste un test specifico.

Per arrivare a riconoscere con certezza un quadro si spondilite anchilosante è quindi necessario incrociare dati provenienti da diversi esami.

Innanzitutto dall'esame obiettivo deve emergere una lombalgia di durata superiore ai tre mesi, una rigidità lombare e una ridotta espansione della gabbia toracica.

Dalla diagnostica per immagini solitamente ci si aspetta un quadro di sacroileite o comunque segni degenerativi significativi a livello lombo-sacrale, per quanto nelle fasi iniziali potrebbero non emergere segni importanti a questo livello.

Oltre a questo, vengono sempre effettuate indagini di laboratorio atte a confermare la presenza di VES, proteina C-reattiva, fattore reumatoide e anticorpi antinucleo (ANA).

Infine, qualora il Reumatologo lo ritenga necessario, viene prescritto un test genetico per HLA-B27.

Terapia

Dato il carattere abbastanza generico della patologia, non esiste una terapia specifica per la spondilite anchilosante.

Le terapie proposte sono finalizzate semplicemente a ridurre e controllare i sintomi.

A tale scopo vengono generalmente proposte:

Trattamento osteopatico della spondilite anchilosante

Molto spesso i Pazienti affetti da spondilite anchilosante presentano adattamenti osteopatici che amplificano il quadro sintomatico della patologia di base.

Per questo motivo, anche se la spondilite anchilosante è di per sé un problema reumatologico, la riduzione della componente osteopatica contribuisce comunque a diminuire l'intensità dei sintomi in maniera significativa.

Vediamo a seguire i principali settori di intervento del trattamento osteopatico.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

In ambito osteopatico è noto che le restrizioni del sistema cranio-sacrale si ripercuotono sull'osso sacro in maniera molto diretta.

Questo significa che, se la mobilità della base del cranio è compromessa, l'osso sacro si troverà automaticamente in uno stato di restrizione dinamica.

In particolare le articolazioni sacro-iliache, cioè le articolazioni fra l'osso sacro e l'osso dell'anca, subiscono una limitazione nella propria mobilità.

Tale limitazione non solo porta il bacino in uno stato di blocco generale ma provoca anche un dolore concentrato a livello sacro-iliaco che si somma al dolore della sacroileite tipica della spondilite anchilosante.

Inoltre gli adattamenti disfunzionali dell'osso sacro compromettono anche la normale mobilità del tratto lombare provocando spesso dolore e rigidità del tratto lombare.

Per comprendere l'importanza del lavoro osteopatico sul cranio è necessario capire che la restrizione cranio-sacrale può essere risolta agendo soltanto a livello craniale mentre qualsiasi altro tentativo di sblocco è destinato a fallire.

Molte metodiche manuali falliscono nel tentativo di liberare le articolazioni sacro-iliache proprio perché non possiedono tecniche in grado di intervenire a livello craniale.

In conclusione il lavoro osteopatico sul sistema cranio-sacrale è indispensabile e assolutamente prioritario in caso di spondilite anchilosante.

Adattamenti osteopatici del bacino

Il bacino è ricco di elementi muscolari e viscerali le cui alterazioni dinamiche sono responsabili di sintomatologie dolorose e funzionali a questo livello e non solo.

Innanzitutto i muscoli glutei, molto potenti, sono spesso ricchi di contratture dolorose, soprattutto a livello di medio e piccolo gluteo, localizzati lateralmente.

I muscoli extrarotatori dell'anca, situati più profondamente, sono invece responsabili soprattutto di dolore al centro del gluteo.

Anche il pavimento pelvico deve essere attentamente revisionato.

Questo piano fibro-muscolare, costituito essenzialmente dal muscolo elevatore dell'ano, chiude inferiormente il bacino e dà appoggio ai visceri del piccolo bacino.

Le tensioni del pavimento pelvico e le restrizioni viscerali, in particolare per quanto riguarda la vescica, tendono ad avvicinare il sacro alla zona pubica limitando quindi la possibilità di escursione sacrale fra le ali iliache.

Le tensioni di questi gruppi muscolari creano un senso di notevole rigidità a livello del bacino e provocano limitazioni funzionali anche a livello dell'anca e della colonna lombare.

Adattamenti osteopatici del tratto lombare

Il tratto lombare deve essere attentamente revisionato poiché, insieme al bacino, è una delle zone maggiormente interessate dalla spondilite anchilosante.

Non solo la meccanica vertebrale deve essere riequilibrata, ma anche e soprattutto i numerosi muscoli annessi alle vertebre e alle ultime coste.

Innanzitutto devono essere trattati i muscoli delle docce vertebrali, molto potenti, le cui contratture sono spesso all'origine di forti mal di schiena.

Inoltre i muscoli quadrati dei lombi, situati lateralmente, spesso presentano contratture per cui devono essere sempre revisionati.

Il tratto lombare è altresì influenzato da due grossi muscoli: il musolo ileo-psoas e il muscolo diaframma.

Il muscolo ileo-psoas, o meglio il muscolo grande psoas, origina anteriormente ai corpi vertebrali di quasi tutte le vertebre lombari e si dirige all'anca.

Il muscolo diaframma presente quasi la medesima origine del muscolo psoas ma si dirige verso il torace.

La presenza di uno stato tensivo di questi muscoli provoca una grossa rgidità a livello lombare per cui le eventuali tensioni di questi elementi devono essere sempre ridotte.

Infine non bisogna sottovalutare l'impatto della muscolatura addominale nella genesi del mal di schiena: le contratture dei muscoli addominali, localizzati anteriormente, portano la colonna lombare in flessione provocando l'annullamento della lordosi e mal di schiena.

Adattamenti osteopatici del dorso della gabbia toracica

Anche il dorso e la gabbia toracica sono interessati dagli adattamenti osteopatici in caso di spondilite anchilosante.

A livello dorsale si assiste spesso alla comparsa di una curva cifotica, soprattutto sui tempi lunghi, quando la situazione tende ad aggravarsi a causa della deformazione e della fusione dei corpi vertebrali.

In questi casi sono anche presenti importanti contratture della muscolatura paravertebrale che spesso provocano dolori dorsali, senso di pesantezza e limitazioni nei movimenti.

Per quanto riguarda la gabbia toracica, spesso a questo livello si riscontrano contratture intercostali che provocano dolori a pugnale o a barra.

Inoltre anche le cartilagini costali anteriori e lo sterno possono presentare forme di adattamento osteopatico in grado di generare dolore al petto che talvolta si trasformano in motivo di preoccupazione per il Paziente.

Adattamenti osteopatici dell'anca

Il dolore all'anca e le limitazioni funzionali dell'anca sono spesso dovuti non a un danno articolare dell'anca ma alla presenza di tensioni muscolari al suo contorno.

La muscolatura rotatoria, come in parte sopra esposto, ha un ruolo importante nella genesi dei dolori all'anca, in particolare il muscolo piriforme, i muscoli otturatori, i muscoli gemelli e il muscolo quadrato del femore.

Questo gruppo di muscoli si trova in profondità, in prossimità dell'articolazione e le contratture qui presenti danno dolori al centro del gluteo.

Un ruolo importante hanno anche i muscoli piccolo e medio gluteo, oltre che il muscolo tensore della fascia lata che si trovano in posizione più laterale: per questo motivo le contratture di questi muscoli danno dolori laterali all'anca.

Inoltre, in posizione anteriore, si trovano i muscoli ileo-psoas e pettineo che sono i principali responsabili delle sintomatologie anteriori.

Tutti questi muscoli vanno revisionati ed eventualmente trattati.

Adattamenti osteopatici del ginocchio

Per quanto riguarda il ginocchio, è innanzitutto necessario revisionare il muscolo quadricipite femorale, costituito da quattro potenti capi muscolari che convergono tutti sulla rotula e sul tendine rotuleo.

Le tensioni del muscolo quadricipite, pertanto, destabilizzano moltissimo il ginocchio e soprattutto la rotula che spesso viene traslata dal lato maggiormente disfunzionale trascinando con sé il piatto tibiale.

Gli adattamenti osteopatici del muscolo quadricipite femorale, della rotula e del tendine rotuleo danno dolori anteriori al ginocchio.

Sempre a livello del ginocchio, un altro gruppo muscolare spesso causa di problemi è quello dei muscoli ischio-crurali, cioè i muscoli posteriori della coscia.

Tali muscoli, tre in tutto, originano dalla zona ischiatica, quindi dal bacino e si inseriscono sulla tibia e sul perone.

La funzione di questi muscoli è quella di flettere il ginocchio ma, quando si trovano in uno stato di contrattura, provocano dolore dietro il ginocchio e ne ostacolano l'estensione.

Anche i muscoli del polpaccio possono creare problemi al ginocchio quando sono contratti.

In particolare il muscolo popliteo, un piccolo muscolo posteriore al ginocchio, e i muscoli gemelli, due grossi ventri muscolari che si inseriscono proprio dietro al ginocchio.

Le contratture di questi muscoli danno soprattutto dolori posteriori al ginocchio.

Oltre ai muscoli circostanti è anche necessario revisionare l'articolazione in tutte le sue parti, in particolare i menischi, accessibili lateralmente e medialmente alla rima articolare, e i legamenti collaterali.

Adattamenti osteopatici del piede

Il piede presenta muscoli estrinseci e intrinseci, importanti fasce e numerose articolazioni: tutti questi elementi sono oggetto di revisione.

Innanzitutto il muscolo tricipite surale, cioè il muscolo del polpaccio, che si inserisce sul calcagno per mezzo del tendine di Achille, spesso dolorante.

Anche i muscoli flessori profondi, i muscoli peronieri e i muscoli anteriori, oltre che tutti i muscoli intrinseci, in particolare gli interossei, devono essere riequilibrati.

Inoltre un elemento spesso fonte di problemi è la fascia plantare che quindi deve essere trattata con attenzione.

Casi reali

Riferisco il caso di un Paziente di 28 anni affetto da lombalgia cronica da almeno dieci anni con un certo grado di deformazione della colonna vertebrale soprattutto a livello dorsale.

Il Paziente aveva ricevuto una diagnosi di spondilite anchilosante da circa un anno, in seguito all'aggravamento della situazione dovuto a una frattura patologica di due vertebre dorsali, ma l'intero processo di deformazione e dolore dorso lombare partiva da lontano: il problema era in atto da anni.

Nel corso degli anni precedenti, in mancanza di una diagnosi certa, il Paziente si era affidato ai classici rimedi per il mal di schiena per mezzo dei quali era comunque riuscito a svolgere una vita abbastanza normale.

Tuttavia nell'ultimo anno la situazione era peggiorata repentinamente poiché il dolore era aumentano in maniera significativa e, in seguito alle fratture, il dorso aveva subito un leggero avanzamento del grado di cifotizzazione.

Il Paziente è approdato all'Osteopatia in seguito alla segnalazione dell'Ortopedico, il quale aveva reputato di tentare ancora una soluzione conservativa prima di intraprendere una via chirurgica, dal momento che la situazione cifotica era comunque non ancora gravissima.

All'esame osteopatico il Paziente presentava una compressione craniale notevole, associata a una tensione vertebrale di entità proporzionale.

A questo si aggiungeva una grossa quantità di contratture di compenso localizzate prevalentemente a livello dorsale e lombo sacrale.

Il trattamento di questo Paziente si è svolto mediante un ciclo di quattro sedute in due mesi, al termine del quale la situazione è effettivamente migliorata.

Il dolore è quasi scomparso e il Paziente ha riferito di percepire un senso di grande leggerezza alla colonna vertebrale.

Il livello di deformazione della colonna non ha subito variazioni significative, ma la qualità di vita del Paziente è molto migliorata.

Certamente in questi casi non è possibile auspicare un ritorno alla completa normalità, a causa del fatto che i processi patologici e infiammatori sono in atto da anni.

Tuttavia è importante notare che, nonostante questo, attraverso l'Osteopatia è comunque possibile ottenere risultati significativi.

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