Stitichezza
Osteopatia Genova
Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da stitichezza o stipsi.
La stitichezza è un disagio di competenza gastroenterologica ma in molti casi può essere aggravata dalla presenza di tensioni a livello viscerale di natura osteopatica.
L'Osteopatia permette di ridurre tali tensioni favorendo il ripristino del transito intestinale.
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Cenni anatomici
- Cosa è la stitichezza
- Segni e sintomi
- Cause
- Diagnosi
- Terapia
Cenni anatomici
L'intestino è il tratto di tubo digerente che va dallo stomaco all'ano, quindi rappresenta il tratto terminale dell'apparato digerente.
Complessivamente ha una lunghezza di 9 metri circa, variabili da individuo a individuo, e da un punto di vista macroscopico è suddiviso in due sezioni: intestino tenue e intestino crasso o colon.

Castano & Co, Anatomia Umana
Edi-Ermes, pag.507
- Intestino tenue: è la prima parte, è lungo 7 metri, ha un diametro di 4 cm e si presenta ripiegato ad anse. Il tenue è separato dallo stomaco dal piloro, una strettoia muscolare, ed è costituito da duodeno, digiuno e ileo, tre tratti anatomicamente simili ma funzionalmente differenti. Sfocia nel colon attraverso la valvola ileocecale.
- Colon o intestino crasso: ha una lunghezza di 2 metri e un diametro di 7 cm mediamente, parte dalla valvola ileocecale e termina a livello dell'ano. Ha una disposizione a quadrato intorno al tenue e si compone di sei sezioni distinguibili da un punto di vista funzionale: cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente, sigma e retto.
L'intestino è fissato alla parete lombare per mezzo di legamenti peritoneali denominati mesi ed epiploon in mezzo ai quali transitano i fasci vascolo-nervosi, cioè arterie, vene, vasi linfatici e nervi.
L'intestino è costituito da fibre muscolari lisce, cioè involontarie, che sono comandate dal sistema nervoso autonomo.
Il sistema nervoso autonomo è costituito da due sezioni distinte:
- Ortosimpatico: tende a ridurre la motilità intestinale e a chiudere gli sfinteri; i nervi ortosimpatici originano dal tratto dorso lombare.
- Parasimpatico: aumenta la motilità e il tono del tratto gastro intestinale; i nervi parasimpatici originano in parte dal dal cranio (nervo vago), in parte dall'osso sacro.
Cosa è la stitichezza
La stitichezza o stipsi rappresenta un disturbo gastrointestinale caratterizzato da un'evacuazione delle feci ritardata o insufficiente.
La stitichezza non è una patologia ma piuttosto un'espressione sintomatica riferibile sia a patologie che, molto spesso, a cause non patologiche.
Complessivamente la stipsi è un fenomeno molto diffuso e interessa una vasta fascia di popolazione, circa 13 milioni di italiani.
Nell'adulto si ha una prevalenza nel sesso femminile, con 9 milioni di donne contro 4 milioni di uomini, e in tarda età.
Nei bambini la stipsi è maggiormente presente nei maschi con un rapporto di 2 a 1.
I neonati presentano invece un'irregolarità intestinale quasi fisiologica per cui, anche in caso di ritardi nell'evacuazione, non si può ancora parlare di vera e propria stitichezza.
Segni e sintomi
I segni caratteristici e distintivi della stitichezza sono:
- Ritardo nell'evacuazione
- Evacuazione insufficiente
Tali eventualità rappresentano in realtà segni molto generici per cui si parla di stitichezza conclamata o stipsi se una persona presenta almeno due dei seguenti sintomi per almeno tre mesi all'anno, anche in maniera non continuativa:
- Meno di 2 evacuazioni settimanali
- Difficoltà e sforzo nell'evacuazione
- Produzione di feci dure, nastriformi o caprine
- Blocco o ostruzione anale o rettale
- Necessità di svuotamento manuale
Inoltre possono essere presenti sintomi associati fra cui:
- Gonfiore addominale
- Dolori addominali
- Nausea
- Emorroidi
- Ansia
- Endometriosi
Cause
La stitichezza o stipsi può avere moltissime cause, in parte patologiche, in parte funzionali.
Principali cause patologiche
- Patologie a carico dell'ano o del retto: emorroidi, rettocele, ragadi, ecc.
- Sindrome del colon irritabile
- Colite spastica
- Altre patologie: dolicocolon, diverticolite, malattie neurologiche, diabete, celiachia, ecc.
Principali cause non patologiche
- Cause abitudinarie: dieta non equilibrata, sedentarietà, ecc.
- Effetto collaterale di terapie farmacologiche
- Gravidanza: dislocazione degli organi addominali, variazioni dei tassi ormonali.
Cause osteopatiche
Oltre a questo possono essere presenti cause osteopatiche.
Una delle principali cause di stitichezza è rappresentata dalla presenza di distonie neurovegetative su base osteopatica.
Come sopra esposto, la motilità viscerale rappresenta un fenomeno neurovegetativo, cioè soggetto all'attività del sistema nervoso autonomo.
Il sistema nervoso autonomo origina dal cranio, dalla colonna vertebrale e dal bacino, quindi da tutto l'asse, per cui disguidi funzionali distribuiti lungo l'asse cranio-vertebrale possono influenzarne la funzionalità.
In questo modo, per esempio, un blocco dell'osso sacro potrebbe riflettersi sulla funzionalità dell'intestino retto.
Inoltre possono essere presenti adattamenti funzionali a livello viscerale, cioè i visceri potrebbero essere sottoposti a stress tensivi.
Abbiamo visto come la matassa intestinale sia fissata alla parete tramite legamenti: un adattamento funzionale presente a livello della parete o degli stessi legamenti può mettere in tensione un viscere da un punto di vista meccanico e può dare origine a una compromissione dell'afflusso ematico o linfatico o della conduzione neurologica.
Questi fattori, per quanto possano non costituire le uniche cause di stitichezza, sono comunque spesso alla base di un malfunzionamento intestinale.
Diagnosi
La diagnosi di stitichezza o stipsi è di competenza del Gastroenterologo il quale, visto il carattere piuttosto aspecifico del sintomo, normalmente si basa su una serie di indagini approfondite fra cui:
- Esame obiettivo
- Colonscopia
- Clisma opaco a doppio contrasto
- Defecografia
- Manometria anorettale
Terapia
Il trattamento della stitichezza dipende dalla causa.
Nel caso in cui la stipsi sia l'espressione di una patologia conclamata, allora è necessario intervenire sulla patologia.
Quando invece la stitichezza si manifesta in maniera idiopatica, cioè senza causa apparente, allora si interviene sullo stile di vita, sulla dieta e sulla stimolazione al transito.
Per quanto riguarda lo stile di vita è sempre consigliabile la pratica di attività motoria, l'attenzione alla regolarità del sonno e il controllo dell'ansia e dello stress.
Da un punto di vista alimentare e della dieta è sempre opportuno prestare attenzione sia alla regolarità che alla qualità dei pasti, per cui è sempre utile il consiglio di un Nutrizionista.
Allo scopo di facilitare il transito, spesso sono prescritti farmaci lassativi o rimedi naturali con funzione lassativa.
Trattamento osteopatico della stitichezza
L'Osteopatia rappresenta un valido aiuto contro la stitichezza o stipsi poiché molto spesso questa condizione presenta una base funzionale.
Per mezzo delle tecniche osteopatiche è quindi possibile favorire il transito intestinale e la funzione intestinale in generale, compresa la digestione, l'assorbimento oltre che, naturalmente, la funzione espulsiva.
Allo scopo di intervenire sulla stitichezza l'Osteopata lavora essenzialmente su due aspetti fondamentali:
- Riequilibrio neurovegetativo
- Riequilibrio delle tensioni addominali
Vediamo a seguire la modalità operativa osteopatica e i principali settori di intervento.
Adattamenti osteopatici cranio-sacrali
In caso di stitichezza il primo settore da riequilibrare è certamente il sistema cranio-sacrale.
A partire dal cranio e dal sacro, come sopra esposto, origina il sistema nervoso parasimpatico, uno dei due componenti del sistema nervoso autonomo.
Dal cranio originano i due nervi vaghi, destinati ai visceri toracici e addominali.
A livello del sacro originano i nervi parasimpatici destinati alla porzione terminale dell'intestino, vale a dire al colon trasverso, discendente, sigmoideo e retto.
Gli adattamenti osteopatici della base del cranio provocano restrizioni di mobilità a livello dell'osso sacro per cui il trattamento del cranio favorisce, oltre al riequilibrio del cranio, anche il riequilibrio del bacino.
In questo modo, per mezzo del trattamento cranio-sacrale, è possibile ripristinare la funzionalità dei due settori eliminando eventuali tensioni all'emergenza delle fibre parasimpatiche.
Adattamenti osteopatici del diaframma
Il diaframma è un muscolo largo interposto fra torace a addome ed è il principale muscolo respiratorio.
Le tensioni del diaframma, tuttavia, non ostacolano solo la funzione respiratoria ma hanno anche ripercussioni sull'apparato digerente.
Questo muscolo, infatti, è localizzato superiormente ai visceri addominali per cui le sue tensioni provocano innanzitutto una compressione addominale.
La compressione addominale rappresenta un grosso problema per quanto riguarda il transito intestinale poiché le anse intestinali, sottoposte a schiacciamento, risultano meno espandibili e meno elastiche.
Oltre a questo, attraverso il diaframma transitano i due nervi vaghi, in arrivo dall'alto, per cui eventuali contratture del diaframma possono andare a creare strozzamenti dei punti di passaggio dei nervi vaghi.
In caso di stipsi, il diaframma va pertanto attentamente ispezionato ed eventualmente trattato.
Adattamenti osteopatici del tratto lombare
Il tratto lombare presenta un interesse fondamentale in caso di stitichezza.
Innanzitutto a livello della parete lombare originano i mesi, cioè i legamenti peritoneali, che offrono sostegno all'intestino e che ospitano i fasci vascolo-nervosi ad esso destinati.
Inoltre a livello lombare sono presenti le emergenze delle fibre ortosimpatiche e le catene gangliari ortosimpatiche che fanno riferimento ai plessi mesenterici e ipogastrico.
Infine a livello lombare originano il muscolo diaframma, attraverso potenti inserzioni denominate pilastri, e il muscolo psoas, che ha un'influenza diretta sul bacino e sull'anca.
Per questi motivi il tratto lombare deve essere sempre trattato in caso di stipsi.
Adattamenti osteopatici dell'addome
La parete addominale, costituita dai muscoli retti dell'addome, obliqui interno ed esterno e trasverso dell'addome presenta quasi sempre importanti restrizioni in caso di stitichezza.
Le tensioni addominali, come è possibile intuire, provocano un aumento della compressione addominale ostacolando il transito in maniera significativa.
Inoltre le tensioni addominali si riflettono sia sulla gabbia toracica, compromettendo il diaframma, che sul bacino con le conseguenze descritte a seguire.
Molto spesso le contratture della parete addominale provocano una serie di sintomatologie collaterali come dolore addominale, gonfiore addominale e, in qualche caso, addirittura nausea.
Adattamenti osteopatici del bacino
Il bacino rappresenta un settore fondamentale in caso di stitichezza.
Innanzitutto il piccolo bacino ospita i tratti terminali del colon, vale a dire sigma, retto e zona anale, la cui compromissione provoca sempre disguidi nella funzione dell'evacuazione.
Inoltre a livello del bacino, come già esposto, ha origine il sistema parasimpatico sacrale.
Per questo motivo il bacino deve essere revisionato completamente, al fine di garantirne la piena mobilità e funzionalità.
Devono quindi essere trattati la zona glutea, i muscoli extrarotatori dell'anca, il pavimento pelvico e gli organi interni, in particolare la vescica.
Per quanto riguarda il settore muscolare, gli elementi più importanti sono senz'altro i muscoli glutei e il muscolo piriforme, per quanto comunque la revisione muscolare debba necessariamente comprendere tutti i muscoli interessati.
Il pavimento pelvico, in particolare, il muscolo elevatore dell'ano, deve essere trattato in toto, vale a dire sia nella parte anteriore che posteriore, compreso il coccige.
La vescica, immediatamente retropubica, è senz'altro l'organo interno maggiormente accessibile; in ogni caso il trattamento della vescica, soprattutto dei legamenti anteriori, ha sempre effetti positivi anche sugli organi retrostanti, vale a dire vagina e retto.
Adattamenti osteopatici dell'arto inferiore
I muscoli degli arti inferiori originano in gran parte dal bacino per cui le tensioni di questi elementi possono provocare alterazioni dinamiche della zona pelvica.
Inoltre gli arti inferiori ricevono un'innervazione di origine lombare per cui, per via riflessa, gli adattamenti degli arti inferiori possono irrigidire la zona lombare e provocare distonie neurovegetative agli organi addominali.
I gruppi muscolari maggiormente coinvolti sono il gruppo dei muscoli ischio-crurali, che originano dalla zona ischiatica, e il gruppo dei muscoli adduttori, che originano dalla zona ischio-pubica.
Anche i muscoli anteriori della coscia (retto anteriore, sartorio, tensore della fascia lata) possono avere un ruolo nella genesi degli adattamenti dinamici del bacino.
L'arto inferiore, pertanto, è sempre oggetto di revisione in caso di stitichezza.
Casi reali
Riferisco il caso di una Paziente di 46 anni che lamentava un problema di stitichezza importante da diversi mesi.
Questa Paziente soffriva di stitichezza cronica da diversi anni ma riusciva a tenere il problema sotto controllo grazie a una terapia farmacologica.
Nel corso degli ultimi mesi, tuttavia, gli effetti della terapia farmacologica erano andati progressivamente riducendosi, nel senso che, anche un aumento del dosaggio, non riusciva comunque a garantire un transito e un'evacuazione normali.
Il piano terapeutico farmacologico era stato riadattato alla nuova situazione ma, nonostante tutto, il problema continuava a persistere.
La Paziente ha incominciato peraltro a sviluppare una certa ansia in merito alla questione poiché temeva che la situazione potesse portare ad un blocco intestinale.
È infine arrivata all'Osteopatia su consiglio dello stesso Gastroenterologo.
All'esame osteopatico presentava una serie di adattamenti cranio-sacrali ma soprattutto una cospicua quantità di contratture a livello addominale, in particolare in zona epigastrica sinistra, sotto il margine costale.
Il trattamento si è svolto in quattro sedute diluite in due mesi: la difficoltà maggiore è stata proprio quella di sciogliere la contrattura addominale.
In realtà già dopo la terza seduta la Paziente ha ricominciato a evacuare in maniera regolare.
È necessario precisare che la Paziente non ha abbandonato la terapia farmacologica ma, a parità di dosaggio, ha ottenuto effetti molto migliori.
La Paziente è stata seguita ancora per altri due mesi allo scopo di monitorare la situazione: nel corso delle settimane successive, è addirittura riuscita a ridurre il dosaggio di alcuni farmaci.