Piede piatto
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta il piede piatto.

Nella maggior parte dei casi il piede piatto ha una causa funzionale per cui l'Osteopatia rappresenta un valido aiuto.

L'intervento osteopatico è particolarmente utile in età pediatrica e in presenza di sintomi a carico soprattutto del piede, dell'arto inferiore e della bassa schiena.

Cenni anatomici

Da un punto di vista biomeccanico il piede può essere considerato una struttura a volta sostenuta da tre arcate osteo-fibrose:

Gli archi plantari
Gli archi plantari
Kapandj, Fisiologia articolare
Maloine-Monduzzi, Vol.II, pag.229

I tre archi presentano una concavità rivolta verso il basso e più o meno accentuata: minima a livello dell'arco anteriore e massima a livello dell'arco mediale.

Tale concavità è mantenuta sia dalla presenza di legamenti interossei, cioè piccoli cordoncini fibrosi che uniscono le varie ossa del piede fra loro, sia dalla presenza di muscoli che esercitano la funzione di veri e propri tiranti.

Il ruolo dei muscoli è decisivo nel senso che il mantenimento degli archi plantari è dovuto soprattutto all'azione dei muscoli del piede.

La concavità più accentuata dell'arco mediale (AC) fa sì che il piede, in condizioni fisiologiche, presenti un appoggio soprattutto anteriormente, posteriormente e lateralmente ma non medialmente.

In questo modo, in condizioni fisiologiche l'impronta plantare risulta conformata ad arco.

Cosa è il piede piatto

Il piede si definisce piatto quando l'arco plantare mediale è più basso della norma o è addirittura assente.

In questa situazione il piede subisce una serie di adattamenti dinamici caratteristici.

Innanzitutto la pianta del piede tende ad appoggiare anche sul versante interno: in questo modo il piede presenterà un'impronta di forma ovale e non più ad arco.

L'intero piede assume un atteggiamento in iperpronazione, cioè sarà ruotato complessivamente verso l'esterno e tenderà ad appoggiare sul lato interno.

Inoltre l'avampiede tenderà a deviare esternamente e il calcagno ad inclinarsi internamente, tendendo quindi ad appoggiarsi sul suo lato interno.

Il piede piatto non è sempre patologico.

Nei bambini, fino ai 6 – 7 anni, rappresenta una condizione piuttosto fisiologica, dal momento che nella prima infanzia l'arco plantare mediale deve ancora svilupparsi e il piede inoltre è ricco di tessuto adiposo che tende a riempire il vuoto degli archi plantari.

Anche in alcuni adulti il piede piatto non presenta tratti patologici ma è piuttosto una caratteristica individuale se non addirittura una caratteristica ereditaria.

In alcuni casi, invece, il piede piatto è accompagnato da sintomi o costituisce motivo di invalidità per cui rappresenta una condizione patologica.

Segni e sintomi

Nella maggior parte dei casi il piede piatto è asintomatico.

In alcuni casi, invece, il piede piatto è associato a sintomi o affezioni a carico del piede fra cui:

Inoltre il piede piatto può essere associato a sintomi che coinvolgono altri distretti:

Cause

Il piede piatto patologico ha quasi sempre una causa funzionale, vale a dire una causa di competenza osteopatica.

Abbiamo visto come l'arco mediale sia sostenuto principalmente dall'azione muscolare.

I muscoli maggiormente coinvolti sono:

L'arco plantare mediale
L'arco plantare mediale
Kapandj, Fisiologia articolare
Maloine-Monduzzi, Vol.II, pag.231

L'azione coordinata di questi muscoli mantiene la concavità dell'arco mediale impedendogli quindi di cedere verso il basso.

Quando la dinamica dell'arto inferiore è alterata, allora l'azione di questi muscoli diventa inefficace. In questo modo l'arco plantare tende a cedere e il piede tende al piattismo.

In alcuni casi il piede piatto può dipendere da specifiche condizioni patologiche fa cui:

A questo possono aggiungersi particolari fattori predisponenti come:

Diagnosi

La diagnosi di piede piatto viene formulata dall'Ortopedico che si basa su un esame obiettivo e su una serie di esami strumentali

Attraverso l'esame obiettivo e la raccolta anamnestica l'Ortopedico valuta i segni e i sintomi del piede che valuta in relazione anche alla storia clinica del Paziente e all'anamnesi familiare.

Gli esami strumentali più indicati sono RX, TAC, ecografia, risonanza magnetica nucleare (RMN).

Terapia

L'intervento terapeutico varia in relazione alla gravità della situazione.

Il piede piatto asintomatico generalmente non richiede alcuna terapia, al massimo un controllo ortopedico periodico soprattutto in età pediatrica.

Il piede piatto sintomatico richiede invece un'intervento terapeutico che può essere conservativo nei casi meno gravi o chirurgico in quelli più gravi.

I rimedi conservativi proposti più frequentemente sono:

Qualora i rimedi non conservativi non sortiscano effetto, in caso di gravi deformazioni del piede o in presenza di sintomatologie croniche e invalidanti, allora può essere proposta una terapia chirurgica finalizzata a restaurare la concavità dell'arco mediale e a rimodellare l'architettura del piede.

Trattamento osteopatico del piede piatto

Il trattamento osteopatico del piede piatto è utile soprattutto:

Abbiamo visto come il piede piatto sia il risultato di uno scompenso prevalentemente muscolare.

I muscoli del piede originano in gran parte dalla gamba (in anatomia la "gamba" è la parte di arto inferiore dal ginocchio in giù) ma l'assetto meccanico della gamba dipende dall'anca e quindi dal bacino e dal tratto lombare.

Per questo motivo, in caso di piede piatto, un lavoro settoriale limitato al piede spesso non è sufficiente.

Allo scopo di effettuare un intervento efficace è necessario riequilibrare l'assetto meccanico generale, quindi non solo del piede ma di tutto l'arto inferiore, del bacino e del tratto lombare: in altri termini bisogna risalire alle cause.

In questo senso, per esempio, un rinforzo muscolare del piede, di per sé, è spesso inefficace poiché i muscoli del piede potrebbero non essere "deboli" ma semplicemente disallineati.

Vediamo a seguire come si sviluppa il lavoro osteopatico in caso di piede piatto.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

In caso di piedi piatti il sistema-cranio sacrale deve essere riequilibrato prima di qualsiasi altro intervento.

Il cranio e il sacro presentano infatti profonde interconnessioni anatomiche e funzionali in modo tale che gli adattamenti della base del cranio tendono a creare limitazioni funzionali a livello dell'osso sacro e quindi del bacino e dell'arto inferiore.

I blocchi funzionali del bacino di origine craniale rappresentano un'eventualità molto frequente e possono essere risolti solo intervenendo a livello craniale mediante le opportune tecniche osteopatiche.

Il lavoro sul cranio è quindi il primo passaggio obbligato nell'ambito del protocollo osteopatico poiché il mancato riequilibrio degli adattamenti cranio-sacrali è incompatibile con la possibilità di effettuare un lavoro efficace a livello del piede.

Adattamenti osteopatici del tratto lombare

Il tratto lombare presenta un interesse nella genesi del piede piatto soprattutto in caso di iperlordosi.

L'iperlordosi del tratto lombare porta infatti a un'antiversione del bacino con intrarotazione dell'anca ed extrarotazione di compenso della gamba e del piede,

L'intrarotazione dell'anca dipende anche dal fatto che, in questa situazione, la possibilità da parte del muscolo ileo-psoas di extraruotare l'anca è ridotta.

Il piede viene quindi a trovarsi in pronazione e tende ad assumere un atteggiamento in piattismo.

L'iperlordosi del tratto lombare ha sempre un'origine funzionale e generalmente dipende da adattamenti articolari a livello vertebrale, da contratture della muscolatura paravertebrale o da un'eccessiva lassità della muscolatura addominale.

Adattamenti osteopatici del bacino

La fisiologia del bacino, come appena visto, può dipendere dalla presenza di adattamenti funzionali a livello sia del cranio che del tratto lombare.

Tuttavia, oltre a questo, il bacino può presentare adattamenti intrinseci in grado di condizionare sia la propria dinamica che quella dell'arto inferiore.

Uno dei settori maggiormente coinvolti è rappresentato dal gruppo dei muscoli intrarotatori dell'anca, un gruppo di muscoli piuttosto esiguo ma le cui contratture possono condizionare l'assetto dell'arto inferiore in maniera importante.

In particolare le tensioni di questi muscoli provocano un'intrarotazione del femore con conseguente ginocchio valgo e compenso in extrarotazione di tibia e piede.

Oltre a questo è possibile riscontrare problemi anche a livello del pavimento pelvico.

Le tensioni del piccolo bacino, in particolare del muscolo elevatore dell'ano, provocano un allargamento e un'antiversione delle ali iliache, con tutte le conseguenze già viste.

Per lo stesso principio, anche le tensioni degli organi interni del piccolo bacino (vescica, utero, retto) possono provocare una restrizione e una chiusura del piccolo bacino.

L'Osteopatia interviene con successo su tutta questa classe di problemi poiché dispone di tecniche in grado di risolvere tali situazioni afisiologiche.

Adattamenti osteopatici dell'arto inferiore

La fisiologia dell'arto inferiore è innanzitutto condizionata dagli adattamenti del tratto lombare e del bacino ma, anche localmente, possono instaurarsi adattamenti funzionali in grado di compromettere l'appoggio plantare.

I grossi gruppi muscolari della coscia (quadricipite femorale, adduttori e ischio-crurali) possono influenzare pesantemente l'adattamento dinamico della tibia e del perone alterandone completamente la mobilità.

Questi settori devono pertanto essere ispezionati con cura ed eventualmente trattati.

A livello della gamba (per gamba si intende il tratto sotto al ginocchio) sono presenti i muscoli direttamente responsabili del mantenimento dell'arco plantare mediale.

Innanzitutto lateralmente è presente il muscolo peroneo lungo, che origina a livello del perone e della tibia, subito sotto il ginocchio, ed emana un lungo tendine che transita dietro al malleolo esterno e, attraversando il piede trasversalmente, si inserisce inferiormente alle ossa cuneiformi e al cuboide.

Posteriormente a tibia e perone si trova il muscolo tibiale posteriore, un altro importante muscolo responsabile del mantenimento dell'arco mediale, il cui tendine decorre dietro al malleolo mediale e si inserisce a livello dell'osso scafoide.

Infine a livello della gamba è presente il muscolo flessore lungo dell'alluce che segue lo stesso decorso del tibiale posteriore e si inserisce sull'alluce.

Questo muscolo, in realtà, non solo flette l'alluce ma soprattutto è responsabile del mantenimento dell'arco plantare mediale.

Le alterazioni dinamiche di tibia e perone sono spesso responsabili di un non corretto funzionamento di detti muscoli per cui, in ambito osteopatico, questi elementi sono sempre oggetto di revisione e trattamento.

Adattamenti osteopatici del piede

Il piede èiatto può presentare una serie di distonie funzionali di interesse osteopatico.

Innanzitutto abbiamo visto che, a livello dei muscoli intrinseci del piede, il muscolo adduttore dell'alluce rivesta un ruolo chiave nel mantenimento dell'arco plantere mediale.

Detto muscolo origina dal calcagno e si inserisce sull'alluce per cui, innanzitutto, è necessario verificare che a livello del retropiede non siano presenti adattamenti dinamici.

I settori maggiormente coinvolti sono il calcagno e l'astragalo, in particolare l'articolazione tibio astragalica e soprattutto l'articolazione sotto astragalica.

Le limitazioni funzionali di queste articolazioni sono molto problematiche poiché sono in grado di condizionare non solo il retropiede ma anche l'avampiede, oltre che generare catene adattative in salita.

Un altro importante settore funzionale è rappresentato dalla coppia scafoide e cuboide, due ossa tarsali anteriori all'astragalo e al calcagno.

Scafoide e cuboide si articolano con l'astragalo e con il calcagno andando a costituire un unico fronte articolare denominato articolazione di Chopart.

Inoltre le due ossa si articolano fra loro e contraggono rapporto con il resto dell'avampiede (ossa cuneiformi e metatarsali).

Al di là dei rapporti articolari fra le ossa del tarso, è necessario considerare il livello di tensione dei singoli legamenti, muscoli e fasce la cui enumerazione completa andrebbe oltre gli scopi di questo articolo.

In ogni caso il piede deve essere revisionato in toto.

Casi reali

Riferisco il caso di un ragazzo di 16 anni con diagnosi di piedi piatti bilaterali e con associato dolore ai piedi e dolore all'anca destra.

Questo giovane Paziente presentava un piattismo bilaterale tipico dell'infanzia condizionato in parte da tratti ereditari.

L'atteggiamento in piattismo durante la crescita aveva dato segni di regressione piuttosto deboli e, negli ultimi due anni, a questo si erano aggiunti sintomi dolorosi, peraltro statisticamente poco comuni a quell'età.

Il Paziente è stato quindi indirizzato verso un percorso riabilitativo ed è stato fornito di solette ortopediche ma la sintomatologia non dava segni di regressione, anzi addirittura sembrava dare segni di incremento.

La famiglia è stata indirizzata verso l'Osteopatia su consiglio dello stesso Fisioterapista il quale ha ipotizzato la possibilità che il problema potesse non riguardare solo il piede ma fosse necessario effettuare una revisione in maniera più estesa.

Il Paziente presentava effettivamente una situazione funzionale molto compromessa.

In estrema sintesi era attivo uno schema discendente a partenza craniale che coinvolgeva l'articolazione sacro-iliaca destra e l'intero arto inferiore destro, con adattamenti articolari, muscolari e legamentosi a tutti i livelli.

Ridotto il quadro adattativo, la situazione è nettamente migliorata.

La sintomatologia dolorosa è completamente scomparsa, la mobilità è aumentata, la rigidità generale diminuita e la madre ha riferito di aver notato nel ragazzo una maggiore vitalità generale.

Il piattismo bilaterale non ha subito importanti variazioni ma bisogna considerare che gli adattamenti a livello della pianta sono sempre piuttosto lenti.

In casi del genere bisognerebbe rivalutare gli appoggi plantari dopo almeno un anno o comunque dopo diversi mesi.

L'intero iter osteopatico si è svolto in tre sedute spalmate su cinque settimane.

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