Piede cavo
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta il piede cavo.

L'Osteopatia tratta principalmente il piede cavo di tipo idiopatico e può costituire un valido supporto alla terapia tradizionale in caso di piede cavo di origine patologica.

Definizione di piede cavo

Si definisce piede cavo una particolare deformazione anatomica caratterizzata da una concavità eccessiva a livello dell'arco plantare mediale.

Il piede cavo implica, come principale conseguenza, una alterazione della distribuzione del peso corporeo sulla pianta del piede.

Il peso infatti, invece di scaricarsi sulla pianta in maniera equilibrata, tende a scaricarsi sull'avampiede e sul retropiede senza che vi sia un coinvolgimento della parte centrale della pianta del piede.

La modalità di appoggio plantare è il parametro determinante per capire se un piede è realmente cavo.

In molti casi infatti un piede sembra cavo da un punto di vista esteriore ma presenta un appoggio fisiologico.

In altri casi, al contrario, un piede sembra normale o addirittura piatto ad un esame obiettivo ma presenta un appoggio in cavismo.

Quindi per capire se un piede è realmente cavo è necessario valutare soprattutto come il piede appoggia al suolo.

Cause del piede cavo

Gli studi statistici sul piede cavo restituiscono spesso risultati controversi.

Tuttavia nella maggior parte dei casi emerge in maniera piuttosto unanime un dato: la causa del piede cavo è prevalentemente idiopatica, cioè ignota.

Secondo le osservazioni in ambito funzionale si rileva che, in caso di piede cavo, sono spesso presenti cause di natura osteopatica.

In particolare si rilevano adattamenti funzionali importanti a livello dei sistemi muscolo fasciali sia posteriori che anteriori.

La contrattura delle catene muscolari postero laterali porta spesso, come conseguenza, allo sviluppo di tensioni dinamiche a livello dei muscoli posteriori del polpaccio e dei muscoli peronieri, che costituiscono il terminale di dette catene.

Questi muscoli, in particolare il muscolo tibiale posteriore e il muscolo peroniero lungo, hanno un potente effetto di innalzamento della volta plantare poiché passano proprio sotto la volta incrociandosi.

La tensione delle catene anteriori porta altresì a contratture importanti del muscolo tibiale anteriore che ha un potente effetto cavizzante.

A completare il quadro spesso si aggiungono contratture dei muscoli intrinseci del piede, soprattutto l'adduttore dell'alluce, che contribuiscono a mantenere accorciato l'arco mediale.

In altri termini spesso si osserva come l'aumento del livello di tensione fasciale complessiva dell'organismo sia legata in maniera piuttosto diretta allo sviluppo di un piede cavo.

Questo peraltro spiega come il piede cavo di origine osteopatica si sviluppi specialmente in età adulta.

Il sistema delle fasce infatti viene progressivamente messo sotto stress nel corso degli anni, sulla base di acquisizioni traumatiche, fino ad accumulare un carico di tensione globale spesso importante.

Quando questo carico tensivo va a scaricarsi verso il basso, vale a dire verso il polpaccio e il piede, molto spesso il risultato è un progressivo adattamento del piede in cavismo.

Il piede cavo nel bambino ha un'origine più spesso patologica e meno frequentemente osteopatica proprio perché, in virtù della giovane età, il carico tensivo sul sistema delle fasce e sul tessuto connettivo è generalmente minore.

In ogni caso sono stati spesso osservati piedi cavi di origine osteopatica anche in età pediatrica.

Altre cause

Ad esclusione dell'origine osteopatica, spesso identificata come idiopatica, il piede cavo può derivare da situazioni patologiche o adattative.

Vediamo le principali:

In questi e altri casi spesso lo scheletro del piede presenta o ha subito adattamenti irreversibili per cui l'intervento funzionale non è sufficiente a restituire armonia all'arco plantare.

Tuttavia, anche i questi casi, un lavoro osteopatico può essere utile a ridurre le tensioni generali del piede che spesso sono comunque presenti in via accessoria.

Segni e sintomi del piede cavo

I sintomi del piede cavo idiopatico sono trattabili con l'Osteopatia.

Il piede cavo di origine osteopatica infatti, essendo completamente fuori equilibrio da un punto di vista funzionale, presenta spesso una moltitudine di sintomi associati che dipendono essenzialmente da squilibri di tipo dinamico.

Il piede cavo patologico non ha un'origine osteopatica ma può essere comunque soggetto a restrizioni osteopatiche, acquisite successivamente, e quindi presentare sintomi trattabili con l'Osteopatia.

Infine il piede osteopatico patologico non soggetto a disfunzioni di tipo dinamico può presentare comunque sintomi, in questo caso non dipendenti da disfunzioni osteopatiche.

Vediamo nel dettaglio le principali sintomatologie associate al piede cavo.

Metatarsalgia

Si definisce metatarsalgia il dolore all'avampiede o alla porzione anteriore della fascia plantare (vedi anche fascite plantare, dolore al piede, neuroma di Morton).

Il dolore viene percepito sotto la pianta, nella parte anteriore del piede, subito prima delle dita.

Talvolta è presente anche dolore alle dita, soprattutto al secondo o al terzo dito del piede.

In alcuni casi può essere presente un formicolio o una zona di anestesia nella parte anteriore del piede a causa di compressioni dei tronchi nervosi periferici.

Dolore al tallone

Oltre all'avampiede, l'altra zona di carico del piede cavo è il tallone.

In particolare il dolore sotto il tallone è un sintomo piuttosto frequente in caso di piede cavo.

In alcuni casi, ad aggravare la situazione, può essere presente anche una spina calcaneare che è un problema sempre di competenza osteopatica (vedi spina calcaneare).

Talvolta il dolore è localizzato dietro al tallone e può interessare anche il tendine di Achille.

In età pediatrica il piede cavo può essere associato al morbo di sever.

Rigidità generale del piede

Spesso il piede cavo è rigido e doloroso, soprattutto quando è soggetto ad adattamenti di tipo osteopatico.

Le tensioni delle fasce dell'arto inferiore danno spesso la sensazione di rigidità e di fasciatura, come se il piede fosse costretto in una morsa dolorosa.

Anche la mobilità generale può essere compromessa e può essere presente difficoltà al movimento, soprattutto nell'atto di flesso/estensione come per esempio salire e scendere le scale.

Distorsioni frequenti e dolore alle caviglie

Il piede cavo, in particolar modo quello di origine osteopatica, è il risultato di uno squilibrio generale dell'arto inferiore per cui un'instabilità generale del piede e distorsioni frequenti si osservano abbastanza spesso come sintomi accessori.

Il problema, in questi casi, è che l'assetto dinamico dell'arto inferiore si trova fuori dalla fisiologia per cui l'appoggio e la risposta propriocettiva risultano compromessi.

Il cavismo quindi non è tanto la causa dell'instabilità quanto piuttosto anch'esso una conseguenza della disfunzione a monte.

Per maggiori informazioni puoi consultare la pagina sulla distorsione alla caviglia.

Difficoltà a stare fermi in piedi

La difficoltà a stare fermi in piediper tempi prolungati, soprattutto per il sopraggiungere di dolori alla pianta, è spesso associato al piede cavo.

La riduzione della base di appoggio fa sì che le zone su cui si scarica il peso siano maggiormente sottoposte a carico e quindi siano meccanicamente più impegnate.

Come conseguenza la pianta del piede sarà dolente poiché se il peso si scarica su una superficie minore la pressione in quel punto aumenterà di conseguenza.

Difficoltà a camminare o correre

Il piede cavo, soprattutto di tipo osteopatico, presenta difficoltà dinamiche importanti per cui la deambulazione o la corsa risulteranno difficoltose.

Lo schema del passo è compromesso sia nella fase di appoggio che di spinta.

In fase di appoggio si ha un ammortizzamento ridotto e una perdita di elasticità a causa delle tensioni della fascia plantare.

In fase di spinta si ha una propulsione ridotta a causa della presenza di un pretensionamento della fascia plantare.

Dita a uncino o a martello

Dita a uncino o a martello sono il risultato di una tensione anomala dei tendini flessori ed estensori.

In caso di cavismo infatti le tensioni dei tendini delle dita risultano alterate e le dita tenderanno ad assumere atteggiamenti a griffe o a martello che, nel corso del tempo, andranno a consolidarsi.

Callosità

Le parti maggiormente soggette a carico presenteranno callosità cutanee.

Questo avviene prevalentemente sotto l'avampiede e sotto il tallone ma, a seconda delle calzature indossate, potranno svilupparsi altre callosità nelle zone di contatto con la scarpa.

Diagnosi di piede cavo

La diagnosi di piede cavo avviene sulla base di un esame obiettivo effettuato da un Ortopedico e sulla base di referti diagnostici specialistici.

Fra gli esami maggiormente prescritti a tale fine vi sono RX, RMN, Elettromiografia che restituiscono un'informazione di carattere prevalentemente anatomico e fisiologico.

Tuttavia, al fine di disgnosticare un piede cavo, sono necessari altri esami:

Questi esami restituiscono valori funzionali del piede, cioè da questi esami si capisce come il piede appoggia al suolo e con quali carichi.

Da questo insieme di esami si può avere un'idea molto precisa del piede esaminato e si riesce spesso a capire anche l'origine del problema.

Rimedi tradizionali per il piede cavo

In caso di piede cavo patologico, si agirà per prima cosa sulla patologia di base che determina l'insorgenza del cavismo e, in seconda battuta, sul piede cavo in sé.

In caso di piede cavo idiopatico invece si agirà direttamente sul piede, cercando di ridurre il cavismo.

In ogni caso il piede cavo, indipendentemente dalla causa, in ultima istanza viene trattato sulla base di criteri sintomatici.

I rimedi proposti per il piede cavo, infatti, dipendono fondamentalmente dall'entità del cavismo e dalla sua velocità di evoluzione.

In altri termini maggiore è la gravità del cavismo, più aggressiva sarà la terapia.

Vediamo le principali soluzioni.

Calzature ortopediche

Specifiche calzature come anche ortesi plantari atte a facilitare la distribuzione del carico costituiscono spesso un accessorio importante.

Il piede cavo infatti non appoggia nella parte centrale della pianta per cui un riempimento di questa zona favorisce lo scarico di avampiede e tallone.

Nei casi meno gravi accorgimenti a questo livello sono spesso risolutivi nei confronti dei dolori della pianta del piede e restituiscono al Paziente un notevole sollievo sia in stazione eretta che durante la deambulazione.

Fisioterapia

La fisioterapia mira sia al controllo dei sintomi che alla rieducazione neuromuscolare del piede.

Da un punto di vista della riduzione del dolore sono spesso proposte tecarterapia, laserterapia, ultrasuonoterapia, jonoforesi, massoterapia, stretching, ecc.

Da un punto di vista rieducativo esiste la ginnastica correttiva, soprattutto propriocettiva oltre che specifiche metodiche come Kabat, Mézieère, Souchard e altre indicate in particolare in caso di problemi neurologici.

Al di là delle metodiche specifiche a volte sono consigliate attività sportive in scarico come nuoto o ciclismo allo scopo di dinamizzare il piede e irrobustire gli arti inferiori.

Terapia farmacologica

La terapia farmacologia costituisce in effetti un palliativo nei confronti dei sintomi dolorosi e non rappresenta una vera e propria cura.

Terapia chirurgica

La terapia chirurgica è riservata ai casi in cui la terapia conservativa non ha dato i risultati sperati.

È una metodica invasiva e comporta modificazioni anatomiche permanenti a livello del piede per cui questa soluzione deve essere ponderata con la massima attenzione.

Esistono tre diversi approcci da un punto di vista chirurgico nei confronti del piede cavo:

Trattamento osteopatico del piede cavo

Innanzitutto è necessario specificare che il trattamento osteopatico trova indicazione soprattutto in caso di piede cavo idiopatico.

Infatti se il piede cavo ha un'origine patologica nota, allora il trattamento osteopatico potrebbe non costituire una soluzione di prima scelta e conservare al limite una funzione palliativa.

Quando invece la causa non è patologica o genetica allora spesso è funzionale e allora l'Osteopatia interviene con successo.

La principale differenza fra il trattamento osteopatico del piede cavo e l'approccio tradizionale sta nell'impostazione metodica di fondo.

Mentre le soluzioni tradizionali mirano unicamente a ridurre il cavismo, l'Osteopatia punta sia alla riduzione del cavismo che al riequilibrio generale dell'arto inferiore.

Anzi in prima istanza il lavoro osteopatico è orientato proprio al riequilibrio dinamico del bacino e dell'arto inferiore e solo in un secondo tempo interviene sul piede in maniera diretta.

In effetti le tensioni dinamiche responsabili dell'adattamento del piede in cavismo partono sempre dall'alto per cui necessariamente il lavoro di riequilibrio inizia dall'alto per poi scendere verso il basso.

È comunque necessario precisare che il successo del trattamento dipende dal livello di gravità del cavismo.

Qualora, nel corso del tempo, il piede abbia subito modificazioni osteo strutturali irreversibili, allora il ritorno alla completa normalità potrebbe non essere possibile.

Tuttavia, anche in questi casi, le tensioni dinamiche presenti sul piede devono essere comunque eliminate.

In questo modo si riuscirà almeno restituire al Paziente la possibilità di vivere senza dolore e senza eccessivi disagi funzionali.

Adattamenti osteopatici cranio sacrali

Le disfunzioni della base del cranio hanno un ruolo importante, per non dire centrale nella genesi del piede cavo.

Non a caso il cranio costituisce proprio il primo capitolo del trattamento osteopatico del piede cavo.

Gli adattamenti osteopatici della base del cranio, infatti, si riflettono verso il basso seguendo più di una via e si scaricano sulle fasce a tutti i livelli creando una tensione generale del sistema che costituisce il terreno ideale per lo sviluppo di tensioni più specifiche dirette ai diversi distretti, compreso il piede.

Le vie attraverso cui le forze si scaricano in discesa sono essenzialmente tre, per lo meno le principali:

Le tensioni craniali in arrivo al bacino proseguono facilmente verso il basso imponendo una tensione all'arto inferiore e al piede.

Questo tipo di situazione è spesso all'origine di un piede cavo.

Le forze di cui parliamo non sono affatto trascurabili ma, al contrario, capaci di creare meccanismi di adattamento importanti a livello del piede.

La riprova è che la correzione di queste disfunzioni ha effetti importanti sulla dinamica del piede e sullo stesso piede cavo, anche nei casi in cui il problema sia in atto da diverso tempo.

Il mancato trattamento della base del cranio rende realmente impossibile il ripristino di un vero riequilibrio a livello del piede.

Per maggiori informazioni vai alla pagina sul sistema cranio sacrale.

Adattamenti osteopatici viscerali

I visceri, nel loro complesso, possono sviluppare tensioni fasciali proprie in grado di restituire restrizioni dinamiche verso il basso, in particolare verso l'arto inferiore.

L'arto inferiore è prevalentemente influenzato dalla restrizione dei visceri retroperitoneali e del bacino, oltre che della zona addominale.

I reni per esempio possono dare restrizioni importanti all'arto inferiore attraverso l'intermediazione del muscolo grande psoas.

Anche la vescica è spesso interessata nelle dinamiche del piede in quanto le restrizioni osteopatiche della vescica possono dare limitazioni funzionali alla zona pubica e all'arto inferiore, soprattutto attraverso i muscoli adduttori.

Ancora i legamenti inguinali e la fascia addominale possono imporre limitazioni alla fascia crurale e creare tensioni fino al ginocchio e oltre.

Pertanto le restrizioni osteopatiche dei visceri devono essere accuratamente intercettate e trattate poiché spesso creano componenti tensive interne, difficilmente rilevabili con sistemi diagnostici standard ma capaci di creare problemi dinamici di vasta portata.

Le disfunzioni viscerali sono trattate dall'Osteopatia con tecniche dolci, non invasive.

Adattamenti osteopatici del bacino

Il bacino è prevalentemente vittima di disfunzioni craniali ma talvolta può presentare disfunzioni proprie, prevalentemente di origine muscolare.

I settori maggiormente interessati sono:

A livello del bacino possono ancora essere presenti disfunzioni articolari soprattutto a livello pubico e a livello della cerniera L5 - S1 mentre le restrizioni sacro iliache molto spesso dipendono da disfunzioni craniali.

Ancora a livello del bacino possono essere presenti disfunzioni vescicali e degli altri organi del piccolo bacino che solitamente si accompagnano alle disfunzioni del pavimento pelvico.

Il bacino è uno snodo centrale nella dinamica dell'arto inferiore e pertanto deve essere trattato in maniera molto accurata.

Le tecniche osteopatiche di intervento a livello del bacino si diversificano a seconda del problema ma, in ogni caso, sono sempre soft e non invasive.

Adattamenti osteopatici dell'arto inferiore

Per arto inferiore intendimo in questa sessione la coscia, il ginocchio e la gamba sotto al ginocchio.

In questo lungo tratto è possibile trovare disfunzioni osteopatiche praticamente a tutti i livelli.

Da un punto di vista fasciale si trovano tensioni diffuse sia a livello della fascia femorale (coscia), soprattutto lateralmente, che della fascia crurale (polpaccio).

Anche i muscoli presentano frequentemente contratture ma in maniera spesso settoriale.

Vale a dire non si trova mai un intero muscolo contratto ma solo qualche fibra contratta all'interno di un ventre muscolare normotonico.

In questi casi è necessario individuare con precisione le contratture e le tensioni fasciali e ridurle.

Molto spesso si osservano restrizioni fasciali sul margine anteriore della tibia e a livello del muscolo tibiale anteriore, la cui contrattura tende a innalzare l'arco mediale del piede.

Anche il ginocchio può presentare disfunzioni intrinseche a livello dei menischi, della capsula articolare, dei legamenti e delle fasce circostanti.

Inoltre è possibile trovare vere e proprie restrizioni articolari sia a livello dell'articolazione femoro tibiale che, soprattutto, peroneo tibiale superiore.

La rotula meriterebbe una trattazione a parte.

È sufficiente sapere che questo elemento si trova inserito totalmente nel sistema delle fasce a mo' di sesamoide per cui le disfunzioni rotulee sono strettamente legate alle tensioni delle fasce dell'arto inferiore.

In sintesi l'arto inferiore deve essere attentamente esaminato in caso di piede cavo poiché, considerando l'estensione fisica e l'importanza funzionale che rivestono le sezioni di cui sopra, disfunzioni a questo livello possono dare componenti restrittive della massima importanza a livello del piede.

Le disfunzioni osteopatiche dell'arto inferiore sono trattate dall'Osteopatia con tecniche non invasive e indolori.

Adattamenti osteopatici del piede

Una volta riequilibrata la situazione a monte, allora è finalmente possibile analizzare le tensioni locali a livello del piede.

Sarebbe inutile infatti intervenire a livello del piede senza prima eliminare quelle componenti tensive in origine dall'alto che, da sole, sarebbero sufficienti a generare un piede cavo.

Basti pensare alle contratture del muscolo tibiale anteriore o, in caso di equinismo, alle retrazioni del tricipite surale e del tendine di Achille.

Ancora il tibiale posteriore o il muscolo peroneo lungo hanno un ruolo centrale nella genesi del piede cavo.

Per quanto riguarda il piede in sé, in caso di cavismo spesso sono presenti restrizioni intrinseche a livello della fascia plantare.

La fascia plantare e i muscoli annessi, in particolare l'abduttore dell'alluce, costituiscono un elemento di restrizione capace di dare un contributo importante al mantenimento di un atteggiamento in cavismo.

Facciamo tuttavia notare che le sole restrizioni dinamiche della fascia plantare non sarebbero sufficienti, da sole, a mantenere un cavismo a lungo: il peso corporeo avrebbe prima o poi la meglio.

Questo per far capire l'importanza del trattamento degli elementi a monte.

Il piede comunque va trattato poiché le tensioni intrinseche sono comunque responsabili di dolore, atteggiamenti viziati delle dita e tensioni sulla fascia plantare.

Peraltro anche il dorso del piede si trova spesso in condizioni di tensione poiché le catene anteriori (tibiale anteriore) mettono in tensione la fascia dorsale.

Vanno ancora esaminati i muscoli interossei che spesso contribuiscono alla genesi e al mantenimento di varie sintomatologie locali (per esempio formicolio o parestesia).

Le tecniche osteopatiche rivolte al piede sono assolutamente indolori, morbide e altamente penetranti.

Casi reali

Riferisco il caso di un commesso di 35 anni che presentava una lombalgia cronica associata a cavismo bilaterale, maggiormente accentuato a destra.

Questo Paziente si è presentato in studio per tentare di risolvere il mal di schiena affermando di essere stato in cura per anni con scarsi risultati.

Secondo il parere degli Specialisti consultati nel corso degli anni la causa del mal di schiena era stata attribuita al cavismo dei piedi e quindi gran parte dell'intervento terapeutico era stato orientato alla cura dei piedi che peraltro erano doloranti.

Questo Paziente aveva quindi provato solette correttive, ginnastica posturale e innumerevoli sedute di fisioterapia fino ad arrivare infine all'Osteopatia sotto consiglio di un suo cliente.

In seguito all'intervento osteopatico il Paziente ha avuto una totale remissione del dolore lombare e una totale scomparsa del cavismo.

Nelle immagini a seguire la panoramica podoscopica del Paziente.

Piede cavo

Le immagini sono state disposte in ordine cronologico dall'alto verso il basso e illustrano la fase iniziale e la fase finale del trattamento con due passaggi intermedi.

L'80% dei risultati è stato raggiunto nelle prime quattro settimane ma il ciclo dell'intero trattamento si è completato nell'arco di diversi mesi, vista la cronicità del problema e il livello di adattamento dei tessuti connettivi.

Le correzioni osteopatiche infatti vengono recepite in tempi relativamente brevi ma, a seconda della situazione di partenza, il riequilibrio dei tessuti può impiegare anche tempi lunghi.

Un aspetto interessante di questo caso è che lo schema disfunzionale di questo Paziente partiva dall'alto e andava in basso.

Le disfunzioni principali erano a livello della base del cranio e scendevano in basso coinvolgendo la colonna vertebrale, il bacino e infine i piedi.

Quindi il problema non partiva dai piedi ma dall'alto.

Questo Paziente tuttavia è stato trattato per anni ai piedi, sulla base di questo presupposto: questo probabilmente spiega l'insuccesso delle terapie svolte in precedenza.

Questo esempio è illustrativo poiché non è unico nel suo genere.

L'Osteopatia, contrariamente ad altre metodiche, non parte mai da schemi fissi o da impostazioni predefinite ma parte dall'analisi obiettiva della situazione che varia da Paziente a Paziente.

In qualche caso è vero che il problema parte dai piedi ma questo non è sempre valido per cui è necessario, di volta in volta, verificare e capire esattamente come lo schema disfunzionale sia organizzato.

Condividi questo articolo