Aderenze addominali
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta le aderenze addominali, in particolare:

Con le tecniche osteopatiche non è possibile trattare tutte le tipologie di aderenze ma, in qualche caso, è possibile riuscire a scollare le zone di aderenza riducendo sensibilmente i sintomi addominali.

Cosa sono le aderenze addominali

Le pareti dell'addome e gli organi addominali sono rivestiti da una pellicola denominata peritoneo.

Il peritoneo secerne un liquido, il liquido peritoneale, che ha funzioni lubrificanti: in questo modo gli organi possono scivolare l'uno sull'altro e possono scivolare sulle pareti addominali.

Gli organi addominali, pertanto, risultano effettivamente ancorati alla parete in punti alcuni specifici ma, per la maggior parte della loro superficie, sono liberi di muoversi scivolando gli uni sugli altri e presentando quindi una grande libertà di movimento.

I visceri, in questo modo, possono innanzitutto espletare le proprie funzioni poiché, per poter lavorare, devono potersi allargare, restringere, allungare e devono poter variare la propria posizione. Pensiamo, per esempio, alla differenza di volume dello stomaco tra prima di un pasto e a fine pasto.

Inoltre la mobilità degli organi interni permette una maggiore mobilità del corpo in generale: il tronco, infatti, non potrebbe flettersi, estendersi, torcersi o muoversi liberamente se, al proprio interno, fossero presenti zone di fissità.

Tuttavia in alcune occasioni la libertà di movimento interno è compromessa a causa del fatto che il peritoneo, in alcuni punti, invece di scivolare presenta zone accollate fra loro.

Queste zone sono denominate aderenze.

L'organo più colpito in assoluto è l'intestino, a causa del fatto che occupa la maggior parte della cavità addominale, ma anche la zona del fegato e della cistifellea e la zona intorno all'utero possono essere sede di aderenze.

Cause

Da un punto di vista fisico un'aderenza è una porzione di tessuto fibroso che unisce in maniera anomala zone normalmente disgiunte, cioè zone che dovrebbero essere libere di muoversi reciprocamente.

Lo sviluppo di questo tessuto fibroso è la conseguenza di un processo di riparazione del corpo, messo in atto in seguito a un trauma lesivo o infiammatorio dei tessuti interessati.

Nel 90% dei casi le aderenze addominali si sviluppano in seguito a un intervento chirurgico a livello dell'addome, a causa della presenza di punti di sutura, essiccamento del peritoneo in fase di intervento, contatto con strumenti chirurgici (garze), coaguli, ecc.

Nel 10% dei casi sussistono altre cause:

Segni e sintomi

Nella maggior parte dei casi le aderenze addominali sono asintomatiche.

Tuttavia, se presenti in quantità cospicua, possono trasformarsi in fonte di problemi e manifestarsi in maniera fastidiosa.

Il sintomo generico principale è il dolore addominale ma, a seconda degli organi interessati, oltre al dolore addominale si possono avere sintomatologie specifiche.

Aderenze intestinali

Per quanto riguarda l'intestino, la presenza di aderenze di una certa entità può talvolta trasformarsi in un fattore di ostacolo al transito, per cui si possono avere:

Nei casi più gravi si può arrivare a febbre, disidratazione, occlusione intestinale o blocco intestinale e necrosi di tratti intestinali.

Aderenze di fegato e cistifellea

Per quanto riguarda le aderenze a livello del fegato, il sintomo specifico tipico è il dolore alla respirazione profonda.

Aderenze di utero e tube

In alcuni casi le aderenze addominali possono strozzare, torcere o stirare le tube di Falloppio, attraverso le quali l'uovo fecondato transita dalle ovaie in direzione dell'utero.

In questo modo le aderenze addominali, impedendo all'ovulo fecondato di raggiungere l'utero, possono trasformarsi in causa di infertilità nella donna.

Diagnosi

Rilevare la presenza di aderenze addominali non è semplice.

La diagnostica per immagini tradizionale (RMN, ecografia) spesso non è sufficiente per cui, allo scopo di avere una diagnosi certa, è necessario procedere tramite laparoscopia.

Trattamento

Il trattamento delle aderenze è generalmente riservato non a tutte le aderenze ma solo alle aderenze sintomatiche: su un'aderenza asintomatica generalmente non si effettuano terapie.

Il trattamento tradizionale per le aderenze addominali è un trattamento chirurgico, denominato adesiolisi, che viene effettuato in laparoscopia.

Dato che la maggior parte delle aderenze ha un'origine chirurgica, la soluzione chirurgica potrebbe apparire un controsenso.

Tuttavia, al momento, l'intervento chirurgico in laparoscopia rappresenta l'unico metodo proposto per risolvere un'aderenza addominale.

Trattamento osteopatico delle aderenze addominali

L'Osteopatia può essere utile per ridurre le aderenze addominali, soprattutto quando tali formazioni non sono eccessivamente strutturate.

Se infatti le aderenze addominali presentano un'estensione e una consistenza eccessive, allora il semplice intervento manuale non è sufficiente a scioglierle.

Se invece le aderenze addominali presentano un livello di organizzazione non troppo complesso, allora l'intervento manuale rappresenta uno strumento di risoluzione molto efficace.

Dal momento che la maggior parte delle aderenze addominali appartiene a quest'ultima categoria, l'Osteopatia rappresenta generalmente una valida soluzione.

Bisogna considerare tuttavia che le aderenze addominali rientrano sempre in quadri adattativi più complessi.

In presenza di aderenze, pertanto, non è sufficiente lavorare solo sulle aderenze ma è necessario riequilibrare, prima di tutto, la parete addominale, la zona lombare e il bacino, come minimo.

Naturalmente, in presenza di restrizioni in settori periferici (per esempio gli arti inferiori), sarà necessario estendere il trattamento anche alla periferia.

Lavorare solo sulle aderenze senza prima riequilibrare l'addome è poco produttivo: sarebbe come eliminare la punta dell'iceberg senza eliminare l'iceberg.

Il riequilibrio generale dell'addome deve essere quindi effettuato prima di intervenire sulle aderenze addominali.

Adattamenti osteopatici della cavità addominale

Alle pareti della cavità addominale è fissato il peritoneo parietale per cui, per prima cosa, è necessario eliminare eventuali tensioni a questo livello.

Molto spesso sono presenti tensioni che coinvolgono i muscoli addominali e le fasce dell'addome.

I muscoli addominali sono generalmente quasi tutti coinvolti.

Anteriormente è necessario trattare i muscoli retti dell'addome, i muscoli obliqui e il muscolo trasverso dell'addome.

Posteriormente bisogna eliminare eventuali contratture a livello del muscolo quadrato dei lombi ma soprattutto a livello dei muscoli psoas e diaframma, spesso fattori di limitazione dinamica lombare.

Bisogna considerare che la parete addominale posteriore dà sostegno ai visceri: da qui originano i fasci vascolo nervosi diretti ai visceri e i legamenti peritoneali che sostengono i visceri, per cui la zona lombare deve essere attentamente revisionata.

Per quanto riguarda il bacino, è necessario soprattutto revisionare i legamenti inguinali, la zona pubica e le creste iliache, cioè le zone di inserzione delle strutture portanti della parete addominale.

Oltre questo è necessario verificare l'integrità funzionale del pavimento pelvico e, soprattutto, deve essere garantito il riequilibrio meccanico generale del bacino per cui è necessaria una revisione del sistema cranio-sacrale, oltre che una revisione della muscolatura intrinseca del bacino.

La tecnica osteopatica specifica per le aderenze addominali

Una volta riequilibrata la cavità addominale, è possibile procedere con lo scollamento delle aderenze addominali.

Lo scollamento delle aderenze viene effettuato con tecniche molto blande poiché l'utilizzo di una tecnica eccessivamente energica o di forti pressioni manuali è del tutto controproducente.

Un'idea diffusa fra molti Operatori manuali è che per raggiungere una struttura profonda sia necessario premere sulla superficie con forza.

Questo procedimento rappresenta un errore poiché l'addome reagisce alle compressioni irrigidendosi, allo scopo di "difendersi" da potenziali "aggressioni" esterne.

Al contrario la tecnica leggera non innesca reazioni difensive e quindi permette di trasmettere l'informazione dinamica all'interno del corpo e consente di agire sugli organi addominali in profondità.

In questo modo, attraverso micro-sollecitazioni dinamiche, è possibile scollare aderenze anche di una certa ampiezza, sempre a patto che i foglietti peritoneali non siano accollati in maniera irreversibile.

Dato che però, nella maggior parte dei casi, le aderenze addominali sono numerose ma piuttosto blande, l'intervento osteopatico è sempre molto utile.

Inoltre un appoggio superficiale favorisce una percezione sensoriale ottimale da parte dell'Operatore.

Per mezzo di una tecnica leggera, infatti, è possibile distinguere con precisione la presenza di limitazioni funzionali profonde poiché il tessuto superficiale, in corrispondenza delle restrizioni profonde, presenta una dinamica limitata.

Naturalmente si tratta di percezioni fini ma, attraverso questo tipo di analisi, è possibile identificare la presenza di tensioni interne con grande precisione e risolverle.

Al contrario le pressioni forti non permettono di sfruttare questo canale sensoriale e precludono quindi la possibilità di avere accesso a questo genere di informazione.

Casi reali

Riferisco il caso di una studentessa di 25 anni, leggermente in sovrappeso, con dolori addominali costanti presenti da qualche anno attribuiti, fra l'altro, alla presenza di aderenze addominali.

La presenza di aderenze addominali era stata ipotizzata dal momento che, in età pediatrica, la Paziente era stata operata di appendicite in condizioni abbastanza critiche e, da quel momento in poi, aveva sempre avuto disturbi a livello intestinale.

In realtà questa Paziente è sempre stata, tutto sommato, abbastanza in salute ma, nel corso degli ultimi anni, le difficoltà intestinali erano aumentate.

In particolare aveva cominciato a manifestarsi in maniera piuttosto insistente un rallentamento del transito intestinale che provocava costipazione, difficoltà digestive e, soprattutto, dolori addominali continui.

Per questo motivo la Paziente era già stata sottoposta a diverse visite gastroenterologiche da cui era emersa una sindrome da colon irritabile.

La Paziente era quindi stata sottoposta a regimi dietetici significativi oltre che a un piano terapeutico adeguato: la funzionalità digestiva era un po' migliorata ma la dolorabilità addominale era sempre presente.

La Paziente è arrivata all'Osteopatia su consiglio dello stesso Gastroenterologo.

All'esame osteopatico la Paziente presentava una restrizione notevole a livello della base del cranio e un blocco significativo del bacino.

La zona lombare era completamente irrigidita e l'addome contratto, al punto che una semplice pressione era sufficiente per scatenare un dolore sordo, in particolare a livello della fossa iliaca di sinistra.

Sulla base dei test osteopatici la presenza di aderenze era effettivamente un'ipotesi sostenibile, ma senza dubbio era presente un disordine neurovegetativo generale che coinvolgeva l'intestino in maniera piuttosto importante.

Il ciclo osteopatico si è svolto in quattro sedute in sei settimane.

Il trattamento osteopatico ha avuto effetti molto positivi poiché il dolore addominale è scomparso e il gonfiore addominale si è molto ridotto.

La difficoltà di transito non è scomparsa del tutto, nel senso che la Paziente ha continuato a mantenere una certa irregolarità nell'alvo.

Tuttavia bisogna considerare che, specialmente nei problemi di lunga durata, spesso gli effetti del trattamento possono essere percepiti anche a lungo termine.

Al termine del ciclo osteopatico, infatti, la situazione non è ancora del tutto risolta poiché il sistema continua a riadattarsi in maniera autonoma.

In questi casi sono consigliate revisioni sul medio e lungo termine.

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