Crampi
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i crampi, soprattutto i crampi ai polpacci, ai piedi e alle cosce.

I crampi hanno quasi sempre una base funzionale per cui il trattamento osteopatico permette di ridurre notevolmente l'intensità e la frequenza dei crampi, in particolare dei crampi notturni.

Cenni anatomici

Il muscolo striato è costituito da cellule o fibre muscolari che al proprio interno contengono miofibrille, strutture in grado di accorciarsi o contrarsi.

Le miofibrille presentano forma allungata e sono costituite da miofilamenti di actina e miosina disposti parallelamente fra loro e intersecati in maniera ordinata.

L'actina costituisce la struttura portante mentre le fibre di miosina fanno da ponte fra due elementi di actina.

Fra una struttura di actina e l'altra è presente una particolare suddivisione denominata linea Z e la porzione di miofibrilla compresa fra due linee Z viene denominata sarcomero.

A riposo le linee Z sono distanziate e il muscolo è rilassato, cioè è allungato.

Anche in stato di rilassamento, in realtà, il muscolo non è completamente abbandonato a sé stesso poiché una minima tensione è sempre presente: tale tensione di base viene definita tono muscolare.

L'assenza di tono muscolare porta la fibra in uno stato di flaccidità, presente tuttavia solo in situazioni patologiche.

La contrazione muscolare

Quando uno stimolo nervoso contrattile eccita la fibra muscolare, all'interno della fibra muscolare si innescano particolari processi biochimici che portano actina e miosina a scivolare fra loro e le due linee Z ad avvicinarsi.

Cervicale, Osteopatia Genova
Il sarcomero a riposo e contratto

In questo modo i sarcomeri si accorciano, la fibra muscolare si accorcia e, in ultima istanza, il muscolo si accorcia: in questo caso si ha una contrazione muscolare.

Lo stimolo nervoso

Nel cervello e dal midollo spinale sono presenti i motoneuroni, particolari neuroni che inviano fibre nervose ai muscoli.

Le fibre nervose dei motoneuroni, insieme alle fibre sensitive in arrivo dalla periferia, costituiscono i nervi.

La fibra del motoneurone è connessa alla fibra muscolare da una particolare struttura anatomica denominata placca motrice.

Quando il cervello genera un comando contrattile a livello del motoneurone, tale comando giunge alla placca motrice sotto forma di stimolo nervoso.

La placca motrice, una volta stimolata, libera acetilcolina, un particolare molecola che provoca delle variazioni elettriche a livello della fibra muscolare.

Saranno proprio le variazioni del potenziale elettrico della fibra muscolare a provocare contrazione del muscolo.

La biochimica della contrazione

La fibra muscolare a riposo al proprio interno ha una carica elettrica negativa di -90mV detta potenziale di riposo.

Tale carica negativa dipende dal fatto che all'interno vi è una maggiore concentrazione di ioni negativi rispetto all'esterno.

Inoltre a riposo la fibra muscolare al proprio interno è povera di sodio (Na+) mentre esternamente a essa vi è una situazione opposta.

In seguito alla stimolazione nervosa, sulla membrana della cellula si aprono particolari canali che permettono il passaggio del sodio.

All'apertura dei canali il sodio entra nella cellula poiché, essendo positivo, è attratto dalla negatività interna della cellula.

Entrando il sodio, la cellula internamente diventa positiva e questo innesca una serie di reazioni biochimiche che portano all'accorciamento del sarcomero: in questo modo si realizza la contrazione muscolare.

Quando lo stimolo nervoso termina, il sodio viene spinto fuori dalla cellula da speciali strutture dette pompe ioniche, la carica interna della cellula torna ad essere negativa, il sarcomero si allunga e il muscolo si rilascia.

Tuttavia, così come la contrazione, anche il rilasciamento richiede energia: l'energia nella cellula è presente sotto forma di ATP, una particolare molecola energetica.

Al termine dello stimolo contrattile, l'ATP si fissa alla miosina, consentendone il distacco dall'actina, e inoltre permette alle pompe ioniche di espellere il sodio dalla cellula.

Cosa è il crampo

Il crampo o spasmo muscolare è una contrazione involontaria, violenta e improvvisa del muscolo striato.

Il crampo non rappresenta una vera e propria patologia ma costituisce una condizione funzionale sicuramente non piacevole, soprattutto quando si manifesta di notte.

La sede elettiva dei crampi sono gli arti inferiori, al punto che i crampi ai polpacci costituiscono senz'altro la forma di crampi maggiormente diffusa.

I crampi si manifestano con maggior incidenza nel sesso femminile e con l'età avanzata.

Cause

Nella maggior parte dei casi i crampi hanno una causa funzionale, cioè non sono il sintomo di una patologia ma piuttosto il risultato di un adattamento osteopatico.

I meccanismi funzionali che portano allo sviluppo di un crampo sono almeno due: neurofisiologico e biochimico.

Spesso le cause neurofisiologiche e biochimiche coesistono e inoltre ad esse possono sommarsi altri fattori, fra cui anche particolari patologie, tuttavia statisticamente in maniera meno frequente.

Queste condizioni favoriscono l'insorgenza di una contrattura muscolare permanente, cioè il muscolo è contratto, cioè indurito e accorciato, anche a riposo.

La presenza di una contrattura muscolare permanente quasi sempre favorisce l'insorgenza di crampi in maniera spontanea.

Cause neurofisiologiche

Per quanto riguarda le cause neurofisiologiche, in alcuni casi si verificano perturbazioni dei tronchi nervosi, come compressioni o stiramenti, che provocano un'alterazione del segnale nervoso.

In questo modo il nervo è sovreccitato e trasmette una stimolazione eccessiva che non permette mai al muscolo di rilasciarsi.

Inoltre una perturbazione neurovegetativa, soprattutto spostata verso la parasimpaticotonia, provoca una costrizione dei vasi diretti ai muscoli con conseguente riduzione del flusso ematico.

La riduzione del flusso ematico comporta una diminuzione dell'apporto di ossigeno e nutrienti alla fibra muscolare, che tende quindi ad aumentare il proprio tono muscolare.

Queste condizioni sono trattabili per mezzo dell'Osteopatia.

Cause biochimiche

Il crampo ha anche una causa biochimica poiché abbiamo visto che il rilasciamento muscolare è possibile sono in presenza di ATP, la molecola energetica, per cui la carenza di ATP impedisce rilasciamento muscolare.

L'energia viene prodotta in presenza di ossigeno per cui, in mancanza di ossigeno, le pompe ioniche non funzionano, il sodio rimane intrappolato dentro alla fibra muscolare e il sarcomero resta accorciato poiché non può allungarsi.

La carenza di ossigeno dipende quasi sempre da una riduzione del flusso ematico, per cui le cause biochimiche sono strettamente correlate alla cause neurovegetative.

Il problema è che la contrattura, una volta instaurata, tende a vivere di vita propria poiché il muscolo contratto, comprimendo i capillari, non permette al sangue di circolare liberamente.

In questo modo la compromissione del microcircolo crea un circolo vizioso che non permette al muscolo di rilasciarsi.

Anche queste condizioni possono essere riequilibrate con il trattamento osteopatico.

Altre cause

In alcuni casi sono presenti cause non osteopatiche fra cui:

Fattori scatenanti

In presenza di una contrattura permanente, si sviluppano facilmente crampi e questo soprattutto in particolari condizioni che fungono in questo modo da fattori scatenanti:

Questi fattori in realtà non rappresentano vere e proprie cause dell'insorgenza di crampi.

Queste situazioni infatti non provocherebbero alcun crampo se il muscolo non fosse già in uno stato di contrattura permanente.

Segni e sintomi

Il segno distintivo del crampo è un dolore muscolare improvviso accompagnato da forte rigidità e impossibilità ad allungare la parte.

Nella maggior parte dei casi il dolore è localizzato ai polpacci ma spesso anche ai piedi e alle cosce.

Quasi sempre il dolore è notturno e la sua manifestazione può durare da pochi secondi fino a 10 minuti anche se, passata la fase acuta, il senso di indolenzimento si protrae talvolta per ore.

Sintomi associati

I crampi possono presentarsi come fenomeno a sé stante ma più spesso si inseriscono in un contesto sintomatico più complesso che coinvolge sia la zona lombo-sacrale che gli arti inferiori.

Spesso quindi i crampi ai polpacci o agli arti inferiori si presentano in concomitanza di:

Rimedi tradizionali

I crampi possono essere trattati sia per via preventiva che per via terapeutica, nel momento in cui si manifestano.

Prevenzione

Rimedi immediati

Terapia

Trattamento osteopatico dei crampi

L'Osteopatia tratta:

Per mezzo delle tecniche osteopatiche è possibile ridurre i crampi in maniera significativa e in molti casi è possibile eliminarli stabilmente.

Come sopra esposto, il crampo si sviluppa a causa della presenza di contratture croniche per cui l'intervento osteopatico è finalizzato a eliminare le contratture.

A tale scopo è necessario agire a più livelli:

Per quanto riguarda il trattamento muscolare, da un punto di vista osteopatico l'intervento sulle contratture viene effettuato tramite tecniche leggere e indolori.

Il protocollo osteopatico prevede un trattamento molto selettivo, nel senso che in realtà il muscolo non è mai coinvolto in toto dalla contrattura ma solo parzialmente.

È necessario quindi individuare le fibre realmente contratte ed esercitare solo su di esse l'azione correttiva.

Vediamo a seguire un protocollo osteopatico tipico in caso di crampi.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

I crampi sono sempre l'espressione di una distonia neurovegetativa per cui, nell'ambito del trattamento osteopatico, il riequilibrio del sistema cranio-sacrale rappresenta un passaggio fondamentale.

Le compromissioni funzionali del cranio e del sacro, infatti, hanno una profonda ricaduta sui sistemi di regolazione autonoma dell'organismo.

Le tensioni del cranio, infatti, si ripercuotono direttamente sul sacro da cui emergono le fibre parasimpatiche destinate all'arto inferiore: tali fibre accompagnano prevalentemente le arterie e ne provocano la contrazione.

In alcuni casi le tensioni cranio-sacrali provocano una iperstimolazione parasimpatica andando a limitare l'apporto ematico all'arto inferiore.

Le restrizioni delle arteriole terminali dell'arto inferiore provocano una diminuzione del flusso sanguigno e una diminuzione di apporto di ossigeno e di sostanze nutrienti.

Adattamenti osteopatici dorso-lombari

A livello dorso-lombare è presente la catena ortosimpatica da cui originano fibre destinate agli arti inferiori.

Le fibre ortosimpatiche tendono a dilatare i vasi periferici ma, in presenza di adattamenti funzionali locali, questa funzione potrebbe essere inibita: in questo modo i vasi non riescono a dilatarsi.

Molto spesso sono coinvolte le vertebre, che presentano adattamenti in rotazione, o i muscoli ad esse adiacenti.

Spesso sono coinvolti i muscoli delle docce vertebrali ma soprattutto in molti casi si osservano compromissioni funzionali dei muscoli diaframma e psoas le cui inserzioni si intersecano anteriormente alle vertebre lombari.

In alcuni casi sono presenti anche interessamenti del rene che presenta limitazioni nella sua mobilità sull'asse longitudinale creando blocchi funzionali dorso-lombari.

Questo insieme di restrizioni possono creare una perturbazione dei gangli ortosimpatici, che sono adesi alla parte posteriore, per cui il tratto dorso-lombare deve essere sempre revisionato in caso di crampi ai polpacci.

Adattamenti osteopatici del bacino

Il bacino, come già illustrato, è influenzato dalle catene adattative provenienti dal cranio ma, oltre a questo, può presentare adattamenti osteopatici propri.

Come già accennato, è innanzitutto importante valutare la piena libertà dell'osso sacro, in considerazione del ruolo di questo elemento in ambito neurovegetativo.

Inoltre è necessario valutare l'assetto meccanico del bacino poiché da qui originano i muscoli della coscia, spesso sede di crampi e contratture.

Un settore particolarmente importante è costituito dal gruppo dei muscoli extrarotatori dell'anca.

Questi muscoli, fra cui il muscolo piriforme, si trovano profondamente al bacino e sono diretti al grande trocantere del femore.

Le tensioni di questi elementi sono piuttosto destabilizzanti poiché creano limitazioni notevoli a livello delle articolazioni sacro-iliache.

Anche i muscoli glutei, più superficiali, hanno un ruolo importante nell'equilibrio dinamico del bacino, in considerazione soprattutto del loro volume e della loro potenza.

Infine è necessario revisionare il pavimento pelvico, un piano muscolo fibroso che chiude il piccolo bacino inferiormente su cui si appoggiano i visceri pelvici.

Adattamenti osteopatici della coscia

A livello della coscia sono presenti importanti gruppi muscolari spesso soggetti a crampi.

I gruppi maggiormente coinvolti sono il gruppo dei muscoli adduttori e il gruppo dei muscoli ischio-crurali.

I muscoli adduttori rappresentano un gruppo di muscoli localizzati nell'interno coscia che si distinguono in grande adduttore, adduttore lungo, adduttore breve, pettineo, gracile, per lo meno i principali.

Soprattutto gli adduttori grande e lungo sono spesso interessati da crampi notturni che generano dolori acuti e spesso persistenti nell'interno coscia: per contrastare questi dolori è utile allargare la coscia in fuori.

I muscoli ischio-crurali danno invece origine a crampi notturni che si sviluppano dietro la coscia: in questo caso, nell'immediato, è utile estendere il ginocchio.

Certamente le manovre di allungamento danno un sollievo immediato ma non risolvono il problema.

Il trattamento osteopatico delle contratture avviene tramite tecniche leggere, secondo la modalità descritta in precedenza.

Adattamenti osteopatici del polpaccio

Il polpaccio è senz'altro il distretto maggiormente coinvolto in caso di crampi notturni. Quando si parla di polpaccio ci si riferisce in realtà a numerosi muscoli sistemati a strati, tutti generalmente molto voluminosi.

Lo strato muscolare più superficiale è costituito dal muscolo tricipite surale, costituito da due capi superficiali (gemelli) e da un capo profondo (soleo): i tre capi convergono tutti nel tendine di Achille che si fissa al calcagno.

Più in profondità vi sono altri muscoli fra cui il tibiale posteriore, il flessore lungo delle dita, il flessore lungo dell'alluce e il muscolo popliteo, localizzato proprio dietro al ginocchio.

Le contratture di questi muscoli danno origine a un dolore acuto e profondo dietro al polpaccio e provocano la flessione plantare del piede in modo tale che, nelle fasi acute, sollevare la punta verso l'alto è impossibile.

Il dolore è attenuabile in stazione eretta cercando di appoggiare tutto il peso sul piede in modo da distendere il polpaccio: la manovra è un po' dolorosa ma, così facendo, si riesce ad attenuare di molto la contrattura.

Il trattamento osteopatico del polpaccio può essere impegnativo, a seconda della quantità di muscolo coinvolto, e viene sempre effettuato con tecniche leggere e indolori.

Adattamenti osteopatici del piede

Il piede deve essere revisionato in toto ma soprattutto a livello delle dita, maggiormente coinvolte dai crampi notturni.

In questo caso i muscoli coinvolti sono prevalentemente i muscoli interossei, cioè i muscoli che si trovano a livello della pianta del piede e sul dorso del piede, e i muscoli dell'alluce e del quinto dito.

A livello del piede è necessario trattare anche la fascia plantare e i tendini dei muscoli flessori lunghi, in arrivo dal polpaccio.

Inoltre talvolta sono presenti anche restrizioni meccaniche delle articolazioni del piede, in particolare sotto l'astragalo.

Anche il trattamento del piede può essere impegnativo, a seconda del grado di compromissione, ed è sempre indolore.

Casi reali

Riferisco il caso di un imprenditore di 65 anni affetto da crampi notturni ai polpacci da quasi un anno.

In realtà questo Paziente soffriva di dolori e crampi alle gambe in maniera cronica da anni e saltuariamente era soggetto a episodi di sciatica.

Nell'ultimo anno tuttavia il dolore alle gambe era aumentato e anche gli attacchi di crampi avevano cominciato a manifestarsi con più intensità, almeno un paio di volte alla settimana, con dolori molto acuti dietro ai polpacci.

Dal momento che sopraggiungevano prevalentemente a notte fonda, rappresentavano un impedimento al sonno.

Il dolore infatti era talmente forte che, anche una volta superata la crisi, le gambe continuavano a dolere fino al mattino impedendo letteralmente al Paziente di dormire.

Il Paziente era ormai abituato a convivere con uno stato di malessere, ma negli ultimi tempi la situazione stava diventano piuttosto invalidante.

Per questo motivo si era rivolto all'Ortopedico il quale aveva prescritto farmaci miorilassanti e integratori e aveva inviato alla Nutrizionista con lo scopo di intervenire sulle abitudini alimentari.

Inoltre il Paziente si era sottoposto a un ciclo di fisioterapia, essenzialmente basata su sedute di Tecarterapia e massoterapia distrettuale, per tentare di ammorbidire la muscolatura.

Dopo qualche mese, tuttavia, la sintomatologia era ancora piuttosto intensa.

Il Paziente è infine arrivato all'Osteopatia consigliato dallo stesso Fisioterapista che lo seguiva nel percorso riabilitativo.

All'esame osteopatico il Paziente presentava importanti restrizioni a partenza craniale che coinvolgevano il bacino e gli arti inferiori, soprattutto sul lato destro.

Risolta la situazione adattativa generale, il lavoro sulle contratture è stato piuttosto impegnativo poiché erano presenti tensioni strutturate da anni.

L'intero ciclo osteopatico si è svolto in tre sedute spalmate in un mese.

Già a partire dalla seconda seduta il quadro sintomatico è nettamente migliorato, nel senso che gli arti inferiori presentavano ancora una dolenzia di fondo ma le contratture notturne erano già scomparse.

A fine ciclo la situazione è ulteriormente migliorata: il Paziente ha riferito di sentirsi più sciolto nei movimenti, più leggero, soprattutto a livello delle gambe e il dolore generale è molto diminuito.

Casi del genere non sono infrequenti.

I crampi hanno sempre un'importante componente funzionale per cui non di rado si assiste a miglioramenti importanti in tempistiche non eccessivamente prolungate, per quanto l'entità del miglioramento dipenda poi dalla situazione specifica.

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