Arterite di Horton
Osteopatia Genova
Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta i Pazienti affetti da arterite di Horton.
L'arterite di Horton è una patologia medica di competenza interdisciplinare, prevalentemente reumatologica, angiologica e neurologica, ma in molti casi al quadro clinico è associato un adattamento osteopatico che tende a peggiorare la sintomatologia dolorosa.
In questi casi l'Osteopatia rappresenta una valida prassi di supporto utile a ridurre il dolore temporale soprattutto nei confronti delle tipologie farmaco-resistenti di arterite di Horton.
- Trattamento osteopatico
- Casi reali
- Cenni anatomici
- Cosa è l'arterite di Horton
- Segni e sintomi
- Cause
- Diagnosi
- Terapia
Cenni anatomici
Le arterie sono organi cavi, dalla forma tubolare, e hanno il compito di trasferire il sangue dal cuore alla periferia del corpo.
Le arterie sono costituite da tre strati.
Tonaca avventizia
La tonaca avventizia rappresenta lo strato esterno, è costituita da tessuto connettivo fibroso ricco di fibre collagene ed è molto resistente.
La tonaca avventizia delle grosse arterie presenta anche vasi nutritizi denominati vasa vasorum che portano sangue alla stessa parete arteriosa.
Tonaca muscolare
La tonaca muscolare costituisce lo strato intermedio ed è costituita da tessuto muscolare liscio.
Lo strato di muscolatura liscia è innervato da fibre ortosimpatiche la cui stimolazione provoca una contrazione del muscolo e quindi una riduzione del calibro dell'arteria.
La dilatazione dell'arteria è data semplicemente dalla cessazione dello stimolo ortosimpatico a cui segue un rilascio muscolare.
Tonaca intima
La tonaca intima rappresenta lo strato interno dell'arteria ed è costituita da due strati:
- Endotelio: è lo strato più interno ed è costituito da cellule epiteliali a diretto contatto col sangue.
- Lamina basale: è lo strato più esterno, è costituito da fibre collagene e serve da supporto all'endotelio.
Mentre le arterie sono costituite da tutti e tre gli strati, i capillari sono costituiti solo dalla tonaca intima.
L'arteria temporale superficiale
A partire dalla base del collo origina l'arteria carotide esterna che si dirige verso l'alto passando davanti all'orecchio e, a partire dall'orecchio, assume il nome di arteria temporale superficiale.
L'arteria temporale superficiale si suddivide in diversi rami fra cui facciale, orbitale, auricolare ma soprattutto frontale e parietale: questi ultimi in particolare irrorano la tempia e la parte laterale della testa.
Cosa è l'arterite di Horton
L'arterite di Horton o arterite a cellule giganti è una particolare tipologia di vasculite.
La vasculite è una patologia infiammatoria che, in generale, colpisce sia le arterie che le vene ma l'arterite di Horton, nello specifico, colpisce l'arteria temporale superficiale: per questo motivo l'arterite di Horton è denominata anche arterite temporale.
L'arterite temporale solitamente insorge in tarda età (60 – 70 anni), predilige il sesso femminile e presenta un'incidenza maggiore nei paesi del Nord Europa.
Soprattutto sembra essere collegata alla polimialgia reumatica, un'infiammazione muscolare diffusa.
Segni e sintomi
L'arterite di Horton presenta una serie di sintomi tipici piuttosto particolari poiché non riguardano solo l'arteria temporale superficiale ma si estendono a settori e funzioni apparentemente scollegati ad essa.
I principali sintomi riferiti sono:
- Dolore a livello del cuoio capelluto in zona temporale
- Dolore e indurimento dell'arteria temporale superficiale
- Sintomi simil-influenzali: febbre, stanchezza, rigidità, ecc.
- Deficit visivo
- Dolore mascellare soprattutto durante la masticazione
- Perdita di peso
Complicanze
Come sopra esposto, l'arterite di Horton è essenzialmente una vasculite, cioè una patologia dei vasi, in particolare dei vasi arteriosi.
Questo significa che, pur interessando in maniera più vistosa l'arteria temporale superficiale, ha comunque ripercussioni su tutti i vasi.
Per questo motivo, se non trattata, può causare una degenerazione vascolare a danno non solo dell'arteria temporale superficiale ma anche di altri importanti vasi provocando serie complicanze fra cui:
- Cecità parziale o totale
- Aneurisma aortico
- Ictus
Sintomi associati
L'arterite temporale di Horton può presentarsi associata ad una serie di altri sintomi che generalmente interessano la zona cervico-craniale talvolta fino al dorso:
- Mal di testa
- Emicrania
- Diplopia
- Nevralgia del trigemino
- Dolore facciale
- Malocclusione dentale
- Cervicale
- Dorsalgia
- Dolore alla spalla
Cause
A momento l'arterite di Horton ha cause sconosciute anche se in effetti sembra essere correlata alla polimialgia reumatica, una patologia infiammatoria dei muscoli che provoca dolori diffusi.
È altresì possibile osservare che in un'alta percentuale di casi l'arterite temporale è accompagnata dalla presenza di adattamenti osteopatici diffusi a livello dei tratti craniale, cervicale e scapolare.
Tali adattamenti non possono essere considerati le cause dell'arterite temporale ma scuramente ne provocano un aumento dell'intensità dei sintomi, soprattutto per quanto riguarda il dolore dell'estremità cefalica e la rigidità del collo.
Diagnosi
La diagnosi dell'arterite di Horton rappresenta un prassi prevalentemente di competenza reumatologica, per quanto il Reumatologo possa richiedere approfondimenti angiologici o neurologici.
La valutazione clinica è sempre accompagnata da una batteria di accertamenti specialistici basati su esami di laboratorio ed esami strumentali fra cui:
- Esame del sangue
- Risonanza magnetica nucleare (RMN)
- Ecografia
- Tomografia a emissione di positroni (PET)
- Biopsia
Terapia
La terapia per l'arterite di Horton è basata sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori.
Oltre a questo sono sempre forniti consigli alimentari e suggeriti miglioramenti dello stile di vita.
Trattamento osteopatico dell'arterite di Horton
Il trattamento osteopatico non è finalizzato a curare l'arterite di Horton, essendo tale patologia una vasculite, quanto piuttosto a ridurne i sintomi, in particolare a ridurre le fitte dolorose in zona temporale.
Inoltre le tecniche osteopatiche permettono di ridurre le sintomatologie collaterali eventualmente presenti come:
- Mal di testa
- Dolore alla masticazione
- Dolore oculare
- Diplopia (non sempre)
- Cervicale
L'intervento osteopatico è soprattutto basato sulla distensione dell'aponeurosi epicranica e in particolare della fascia temporale in mezzo a cui transita l'arteria temporale superficiale.
Inoltre il trattamento osteopatico interessa anche il tratto cervicale da cui origina l'arteria temporale superficiale.
Vediamo nel dettaglio come si sviluppa un intervento osteopatico in caso di arterite di Horton.
Adattamenti osteopatici cranio-sacrali
Il trattamento del sistema cranio sacrale assume una valore fondante in caso di arterite temporale poiché le tensioni della volta del cranio hanno spesso un ruolo importante nel processo di esacerbazione dei sintomi parieto-temporali.
Le tensioni craniali dipendono non solo dalla restrizione di mobilità di alcune suture craniche (articolazioni fra un osso cranico e l'altro) ma anche da un irrigidimento della fascia temporale che riveste esternamente il cranio.
L'arteria temporale transita sotto la fascia temporale per cui una tensione di questa struttura porta a un'irritazione delle pareti arteriose.
Le tecniche osteopatiche, attraverso manovre lievi e indolori, permettono non solo di liberare le suture ma soprattutto di distendere la fascia temporale e la fascia epicranica in generale.
Questo tipo di intervento restituisce spesso sollievo alla zona temporale poiché la fascia epicranica è molto innervata per cui, quando si trova sotto tensione, risulta rigida e dolente.
Oltre a questo è necessario considerare che gli adattamenti dell'osso temporale si ripercuotono sui muscoli ioidei in mezzo ai quali transita l'arteria carotide esterna (vedi dopo).
Per questi motivi il lavoro osteopatico sul cranio è indispensabile in caso di arterite di Horton.
Adattamenti osteopatici dell'ATM
L'articolazione temporo-mandibolare (ATM) è il giunto articolare che collega il cranio alla mandibola e si trova approssimativamente davanti all'orecchio.
L'ATM e i muscoli masticatori, cioè i muscoli che sovrintendono l'apertura e la chiusura della bocca, sono mantenuti adesi al cranio dalle fasce epicraniche e soprattutto dalla fascia temporale che avvolge anche l'arteria temporale superficiale.
In questo modo, attraverso il sistema delle fasce epicraniche, le tensioni meccaniche che originano dall'apparato masticatore si trasmettono ai vasi superficiali.
Per questo motivo, in caso di arterite di Horton, è importante garantire la buona funzionalità dell'ATM e dei muscoli masticatori.
L'ATM può innanzitutto presentare adattamenti osteopatici intrinseci, cioè la sua mobilità può essere limitata da tensioni capsulo-legamentose.
Ma soprattutto è necessario valutare lo stato tonico dei muscoli masticatori che spesso si trovano contratti e dolenti.
I muscoli maggiormente coinvolti sono il muscolo temporale e il muscolo massetere, localizzati esternamente, ma anche le tensioni dei muscoli pterigoidei e del muscolo digastrico (che apre la bocca) hanno spesso un ruolo importante negli adattamenti dell'ATM.
Adattamenti osteopatici della zona ioidea
La zona ioidea rappresenta la parte anteriore del collo.
Questa zona è occupata da un sistema di otto muscoli, i muscoli ioidei, che fanno tutti capo all'osso ioide, un piccolo osso localizzato alla base del collo subito sopra al pomo d'Adamo, e che si dividono in due gruppi: i muscoli sopraioidei e i muscoli sottoioidei, rispettivamente quattro e quattro.
Il gruppo direttamente coinvolto nelle perturbazioni della carotide esterna è quello dei muscoli sopraioidei poiché in mezzo ad alcuni di essi transita appunto l'arteria carotide esterna che, dall'orecchio in su, diventa arteria temporale superficiale.

L. Testut - A. Latarjet, Anatomia Umana - Vol. II
UTET, pag.711
Nello specifico, come è possibile notare dall'immagine, l'arteria carotide esterna (25) transita sotto ai muscoli digastrico (19) e stiloioideo (2, 5) e sopra al muscolo stiloglosso (9) per poi diventare arteria temporale superficiale (13).
I muscoli digastrico, stiloioideo e stiloglosso, tutti sopraioidei, originano dall'osso temporale (16) e si inseriscono sull'osso ioide (1), un piccolo osso localizzato fra collo e mandibola.
Allo scopo di eliminare le tensioni su questo gruppo di muscoli e quindi sull'arteria carotide esterna, è necessario agire sull'osso temporale (vedi prima), sui muscoli sopraioidei direttamente interessati e su tutti gli altri muscoli ioidei.
In altri termini tutta la zona ioidea, che va da sotto alla mandibola fino allo sterno e alle clavicole, deve essere oggetto di revisione e trattamento.
Adattamenti osteopatici cervicali
Oltre all'ATM e alla zona ioidea è necessario revisionare anche il tratto cervicale in generale.
Un ruolo importante riveste innanzitutto il muscolo sternocleidomastoideo (SCOM) che origina dalla zona temporale e occipitale e si inserisce alla base del collo, a livello dello sterno e della clavicola.
Questo importante muscolo, che si trova lateralmente al collo, copre l'arteria carotide per cui le sue tensioni possono riflettersi su di essa.
Anche i muscoli scaleni, laterali alle vertebre cervicali, sono in stretti rapporti con i tronchi carotidei per cui devono essere revisionati.
Un elemento importante è rappresentato inoltre dalla fascia cervicale media, tesa fra i due muscoli omoioidei, che mantiene le strutture sottostanti, fra cui la carotide esterna, ben accollate alla parete sottostante.
Anche i muscoli posteriori del collo, come il muscolo trapezio e i muscoli delle docce vertebrali, possono creare tensioni in grado di ripercuotersi sugli elementi anteriori: irrigidendo infatti la zona posteriore, la zona anteriore dovrà adattarsi di conseguenza.
Infine deve essere garantita la piena libertà delle vertebre cervicali le quali talvolta presentano restrizioni di mobilità condizionando gli altri elementi del tratto cervicale.
Adattamenti osteopatici del cingolo scapolare
Il cingolo scapolare è la struttura osteo-articolare costituita dall'insieme di scapole e clavicole, che connette il tronco agli arti superiori.
Le scapole e le clavicole offrono inserzione a importanti muscoli del tratto cervicale per cui gli squilibri del cingolo scapolare sono in grado di dare origine a tensioni cervico-craniali.
Il cingolo presenta innanzitutto connessioni muscolari dirette col cranio, rappresentate dal muscoli trapezio e sternocleidomastoideo oltre che dai muscoli ioidei, come già illustrato.
Inoltre il cingolo scapolare offre inserzione alle fasce cervicali media e superficiale che presentano rapporti intimi, soprattutto la media, con l'arteria carotide esterna.
Il cingolo scapolare può a sua volta ricevere tensioni dal torace e soprattutto dall'arto superiore per cui questi settori devono essere revisionati.
In alcuni casi, per esempio, uno squilibrio della gabbia toracica può, attraverso i muscoli pettorali e la clavicola, raggiungere lo SCOM e la zona temporale in maniera tutto sommato molto diretta.
L'esempio precedente illustra come l'arterite di Horton possa essere accompagnata da un quadro adattativo non esclusivamente craniale ma sistemico.
Per questo motivo, da un punto di vista funzionale, l'intervento osteopatico deve essere esteso almeno fino al torace e all'arto superiore.
Casi reali
Riferisco il caso di un Paziente di 77 anni con arterite di Horton diagnosticata da circa tre mesi.
Questo Paziente aveva sofferto in passato di problemi cervicali e di mal di testa ma negli ultimi mesi il dolore si era concentrato sulla tempia destra in maniera piuttosto intensa.
Nello specifico questo Paziente presentava dolori intensi e trafittivi, a volte improvvisi come forti scosse elettriche, sul lato destro della testa, a livello temporale e parietale.
Il Paziente era stato inviato dal Medico di Medicina Generale ad una visita angiologica da cui, dopo una serie di accertamenti, era scaturita una diagnosi di arterite di Horton.
Il piano terapeutico successivamente impostato prevedeva l'assunzione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori che tuttavia il Paziente in parte già assumeva per il mal di testa.
Dopo più di un mese la situazione si era leggermente attenuata ma il dolore era sempre presente e piuttosto persistente.
Il Paziente si era quindi rivolto all'agopuntura da cui aveva ottenuto giovamenti piuttosto buoni ma solo temporanei.
L'approdo all'Osteopatia è avvenuto dopo circa due mesi dalla diagnosi, su consiglio di amici già Pazienti dello Studio.
La situazione funzionale del Paziente, all'esame osteopatico, era piuttosto compromessa poiché erano presenti tensioni cranio-cervicali sul lato destro del collo a partire dalla clavicola fino all'osso parietale.
Inoltre era presente una restrizione notevole sulla base del cranio tale per cui vi era pochissima espansione, sempre sul lato destro.
La riduzione del quadro osteopatico ha portato a un'importante regressione del quadro sintomatico.
Il mal di testa è sensibilmente diminuito e il dolore acuto sul lato destro del capo si è molto ridotto. Inoltre il Paziente ha riferito una riduzione del dolore cervicale e un aumento della mobilità del collo.
Dopo tre sedute spalmate in un mese la situzione generale è quindi nettamente migliorata.
È importante capire che l'arterite di Horton, essendo una vasculite, non può essere curata con l'Osteopatia ma in questo caso, attraverso l'intervento osteopatico, il quadro sintomatico generale è comunque migliorato.
L'Osteopatia pertanto non si propone come cura per questo tipo di patologia ma come rimedio di supporto al protocollo medico.