Tachicardia
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta alcune forme di tachicardia.

In alcuni casi la tachicardia, o meglio la tachiaritmia, dipende da problemi funzionali ed è quindi trattabile mediante le tecniche osteopatiche.

Tuttavia la tachicardia, intesa come forma di aritmia cardiaca, rappresenta una patologia di competenza cardiologica per cui prima di intraprendere un percorso osteopatico è necessario escludere la presenza di cause mediche.

Definizione

Con il termine tachicardia si intende un aumento della frequenza cardiaca rispetto ai valori considerati normali.

La tachicardia rappresenta una funzione fisiologica, nel senso che il cuore, in alcune situazioni, è costretto ad aumentare la propria frequenza.

Per esempio uno sforzo prolungato impone una gittata cardiaca maggiore rispetto alla condizione di riposo, per cui un aumento della frequenza è necessario a soddisfare questo tipo di esigenza. Anche un'emozione intensa può provocare una tachicardia, in maniera del tutto fisiologica.

Il problema si pone quando la tachicardia si manifesta a riposo in maniera costante in assenza una causa apparente.

In questi casi è necessario effettuare degli approfondimenti, poiché questo tipo di condizione potrebbe rappresentare l'espressione di un disordine neurovegetativo o la manifestazione di specifiche patologie.

Cenni di anatomia e fisiologia

Il battito cardiaco è un fenomeno endogeno, cioè nasce spontaneamente all'interno del cuore, è generato dalle stesse cellule cardiache e non è indotto dall'esterno. È noto che un cuore isolato dal resto del corpo, se mantenuto nelle opportune condizioni, continui a battere autonomamente.

Il battito cardiaco si sviluppa a partire dal nodo seno-atriale, un particolare gruppo di cellule in grado di generare autonomamente un impulso elettrico ritmico.

Il nodo seno atriale, che si trova sulla parete interna del ventricolo destro, trasmette l'impulso al nodo atrio-ventricolare e quindi al fascio di His.

Il fascio di His trasmette l'impulso ai ventricoli i quali reagiscono contraendosi: la contrazione dei ventricoli spinge il sangue verso la periferia. In particolare il ventricolo destro spinge il sangue ai polmoni (piccolo circolo) e il ventricolo sinistro a tutto il corpo (grande circolo).

Il cuore riceve anche un'innervazione, che parte dal sistema nervoso autonomo, che però ha solo una funzione di controllo sul battito, cioè può accelerarlo o rallentarlo ma non generarlo.

I nervi cardiaci accelerano la frequenza, provocando tachicardia.

I nervi cardiaci si dividono in nervi cardiaci cervicali, che si distinguono in superiore, medio e inferiore, e nervi cardiaci toracici. I nervi cardiaci fanno parte del sistema ortosimpatico e partono dai gangli ortosimpatici distribuiti su un'ampia zona che va dal collo alla parte alta del torace.

Il nervo vago rallenta la frequenza, provocando bradicardia.

Il nervo vago, che appartiene al sistema nervoso autonomo parasimpatico, origina internamente al cranio, a livello del tronco encefalico, fuoriesce dal forame giugulare e scende verso il basso rimanendo aderente all'esofago e distribuendo fibre parasimpatiche alla maggior parte dei visceri, compreso il cuore.

La frequenza cardiaca a riposo, in condizioni standard, varia fra i 60 e i 100 battiti al minuto per cui si definisce tachicardia una frequenza a riposo superiore a 100 battiti al minuto e si definisce bradicardia una frequenza inferiore ai 50 – 50 battiti al minuto.

Cause

La tachicardia, come forma di aritmia, può innanzitutto dipendere da cause patologiche o da altri fattori fra cui:

Oltre a questo la tachicardia può avere anche un'origine funzionale, per cui, in questi casi, può essere trattata con l'Osteopatia.

Tuttavia, prima di intraprendere un percorso osteopatico, è necessario escludere eventuali cause patologiche.

Classificazione

Esistono tre tipologie di tachicardia, che variano a seconda della forma e della gravità.

Tachicardia sinusale

Si tratta della forma più frequente e meno grave.

Si ha una frequenza superiore ai 100 battiti al minuto in maniera costante durante il corso della giornata.

Questo tipo di tachicardia può dipendere dalle cause specifiche sopra elencate o essere addirittura fisiologica.

Tachicardia parossistica

In questi casi si assiste a un innalzamento della frequenza rapido e improvviso senza una causa apparente.

La frequenza può superare i 140 battiti per minuto e questa condizione può durare da qualche minuto a qualche ora.

In ogni caso si tratta di una tachicardia benigna poiché non rappresenta un pericolo vitale.

Tachicardia ventricolare

In alcuni casi il battito cardiaco, invece di originare dal nodo seno-atriale, origina direttamente dai ventricoli.

Questa situazione provoca una tachicardia che può arrivare a 120 battiti al minuto e può degenerare in una fibrillazione atriale, cioè una contrazione convulsa dei ventricoli.

La tachicardia ventricolare può quindi alterare il normale ciclo di pompaggio cardiaco e per questo è considerata una patologia grave ma fortunatamente piuttosto rara.

Sintomi associati

La tachicardia spesso si presenta in maniera asintomatica, cioè il Paziente non ne è consapevole e ne viene a conoscenza casualmente in seguito a esami di routine.

In altri casi invece la tachicardia può essere associata ad altre espressioni sintomatiche come anche a specifiche sensazioni fra cui:

Diagnosi

Allo scopo di diagnosticare una tachicardia, il principale strumento di indagine è rappresentato dall'elettrocardiogramma (ECG).

In molti casi, tuttavia, il normale ECG non è sufficiente poiché la tachicardia si manifesta a intermittenza durante la giornata.

In questi casi è opportuno ricorrere all'Holter cardiaco, allo scopo di monitorare la frequenza nel corso di 24 ore.

La diagnosi di tachicardia è di competenza medica.

Terapia della tachicardia

In caso di tachicardia non grave è possibile effettuare, sotto controllo medico, alcune manovre in grado di ridurre la frequenza cardiaca.

Fra esse ricordiamo: manovra di Valsava (espirazione forzata a glottide chiusa), applicazione di ghiaccio sul viso, compressione monolaterale della carotide, compressione bilaterale dei bulbi oculari.

In caso di tachicardia persistente l'intervento terapeutico è essenzialmente basato su una terapia farmacologica, in particolare con farmaci beta-bloccanti o calcio-antagonisti.

Nelle forme gravi è possibile intervenire chirurgicamente sulle zone che generano impulsi elettrici anomali o impiantando apparati elettronici in grado di regolarizzare il ritmo cardiaco.

Trattamento osteopatico della tachicardia

Prima di intraprendere un percorso osteopatico per il trattamento della tachicardia, è necessario che il Medico di Medicina Generale e gli Specialisti siano giunti ad escludere la presenza di patologie mediche.

In assenza di patologie conclamate, può essere utile una valutazione osteopatica poiché molto spesso la presenza di tachicardia idiopatica può essere giustificata da cause osteopatiche.

È comunque corretto precisare che:

Da un punto di vista operativo, allo scopo di intervenire su un problema di tachicardia, è necessario riequilibrare i sistemi neurovegetativi, cioè le strutture ortosimpatiche e parasimpatiche che regolano il ritmo cardiaco.

In particolare è necessario intervenire sui nervi cardiaci (orosimpatici) e sui nervi vaghi (parasimpatici).

Queste strutture si distribuiscono dal cranio fino al tratto dorsale alto per cui, da un punto di vista osteopatico, tutti questi settori sono oggetto di indagine.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

Gli adattamenti osteopatici del sistema cranio-sacrale sono largamente responsabili degli squilibri neurovegetativi dell'organismo.

Innanzitutto la compressione del cranio può dare origine a scompensi sulle strutture interne del cervello, in particolare sui nuclei dei nervi cranici, compreso il nervo vago.

Nello specifico la compressione intracranica e in particolare la compressione del liquor, il liquido interno del cervello, si ripercuote sul pavimento del quarto ventricolo, la zona in cui si trova la maggior parte dei nuclei dei nervi cranici.

Inoltre il nervo vago fuoriesce dal cranio a livello dei forami giugulari, fra le ossa temporale e occipitale, per cui una restrizione a questo livello può perturbare la funzionalità vagale e quindi parasimpatica.

Il cranio deve essere quindi attentamente revisionato poiché a partire dal cranio possono avere origine scompensi neurovegetativi, soprattutto di tipo parasimpatico.

Adattamenti osteopatici del tratto cervicale

A livello cervicale sono presenti i gangli cervicali ortosimpatici, rispettivamente superiore, medio e inferiore, da cui originano i nervi cardiaci cervicali, a significato ortosimpatico.

Tali gangli sono localizzati in profondità, in prossimità delle vertebre cervicali, e sono circondati da strutture muscolari.

Per questo motivo è necessario assicurare innanzitutto la perfetta mobilità dei segmenti vertebrali cervicali che, in alcuni casi, presentano restrizioni di mobilità.

In secondo luogo è necessario eliminare tutte le tensioni muscolo fasciali presenti a questo livello, in particolare i muscoli profondi del collo, come il gruppo prevertebrale, e le fasce del collo, soprattutto le fasce media e profonda.

Nonostante queste strutture siano localizzate profondamente, da un punto di vista tecnico è possibile raggiungerle mediante tecniche leggere e penetranti, non invasive e assolutamente indolori.

In nessun caso a livello cervicale si procede con manovre a thrust, ormai obsolete.

Adattamenti osteopatici del tratto dorsale

A livello dorsale sono localizzati gangli ortosimpatici da cui originano nervi destinati al cuore: i nervi cardiaci toracici.

I gangli dorsali sono localizzati davanti alle articolazioni costo vertebrali per cui è necessario garantire la libertà non solo dei segmenti vertebrali dorsali ma anche delle coste.

Pertanto il tratto dorsale, per lo meno fino a D6, deve essere esaminato in maniera molto scrupolosa.

A questo livello sono spesso presenti contratture paravertebrali e intercostali in grado di provocare restrizioni notevoli sulle strutture ossee sottostanti.

Inoltre anche i grandi muscoli dorsali e toraco appendicolari, cioè diretti all'arto superiore, possono dare origine a blocchi funzionali.

Adattamenti osteopatici del mediastino

Il mediastino è lo spazio retrosternale, compreso fra i polmoni, in cui risiedono il cuore e i grandi vasi, oltre che trachea, esofago e nervi vaghi.

Questo ampio settore è circondato da un complesso sistema di fasce che va dalle fasce cervicali al pericardio, cioè dall'alto al basso.

L'interesse del mediastino è soprattutto legato al passaggio dei nervi vaghi, aderenti all'esofago, e alla presenza dei gangli ortosimpatici e del plesso cardiaco, vale a dire quel complesso sistema di fibre nervose destinate al cuore che derivano dall'incrocio delle fibre vagali e ortosimpatiche.

L'intervento osteopatico sul mediastino è basato sulla somministrazione di tecniche a livello sternale e diaframmatico, oltre che costale e cervicale.

Le tecniche sono molto leggere e, al tempo stesso, molto penetranti.

Casi reali

Riferisco il caso di una casalinga di 46 anni sofferente di un quadro di aritmia complesso, caratterizzato da tachicardia, extrasistole e ipertensione da diversi anni.

Questa Paziente, in seguito ai numerosi esami effettuati nel corso del tempo, ha avuto modo di escludere la presenza di patologie gravi, ma il sintomo che le dava particolarmente fastidio erano le palpitazioni e la sensazione di avere il cuore in gola.

Queste manifestazioni erano diventate per lei insopportabili poiché erano percepite soprattutto a riposo e le impedivano addirittura di addormentarsi.

Inoltre al mattino si risvegliava con il polso molto accelerato, come se avesse fatto una corsa.

La Paziente assumeva regolarmente la pastiglia per la pressione e farmaci ansiolitici ma il quadro sintomatico generale non aveva mai dato segno di regressione ed era ormai stabile da anni.

Da un punto di vista osteopatico questa Paziente presentava una compressione craniale notevole, soprattutto a livello anteriore, in zona sopraorbitale, e una rigidità dorsale localizzata soprattutto fra le scapole.

Anche il tratto cervicale era compromesso nel senso che erano presenti contratture su tutti i muscoli del collo, in particolare la muscolatura posteriore.

Ridotte le tensioni, il quadro di tachiaritmia ha avuto una regressione significativa.

La tachicardia mattutina è regredita in tempi abbastanza rapidi e fin da subito la Paziente non ha più avuto la sensazione di palpitazione e di cuore in gola.

Nelle prime fasi, durante la giornata hanno continuato a presentarsi lievi episodi parossistici ma, col passare del tempo, sono andati diminuendo sia dal punto di vista dell'intensità che della frequenza.

Inoltre anche l'ipertensione ha avuto un leggero calo.

Complessivamente questa Paziente è stata trattata con un ciclo di tre sedute distribuite in circa un mese e, risentita dopo circa un anno, ha riferito di non aver più avuto manifestazioni significative di tachicardia.

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