Disfagia
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta la disfagia ovvero la difficoltà nella deglutizione.

La disfagia può dipendere da diverse cause fra cui anche cause osteopatiche per cui in molti casi l'Osteopatia rappresenta una soluzione.

Definizione

Con il termine disfagia si intende una difficoltà nella deglutizione di alimenti solidi o liquidi o una sensazione che il cibo non riesca a progredire nell'esofago.

La disfagia può manifestarsi come:

La disfagia non va confusa con:

Cenni di anatomia

L'apparato della deglutizione incomincia dalla faringe, comunemente detta gola, situata posteriormente al cavo orale.

La faringe è costituita da tre muscoli intrinseci paragonabili a tre coni rovesciati l'uno dentro all'altro denominati costrittore superiore, medio e inferiore della faringe.

Inoltre esiste un sistema di tre muscoli estrinseci, cioè esterni, che originano tutti dalla base del cranio e che sono denominati muscolo salpingofaringeo, muscolo stilofaringeo e muscolo palatofaringeo.

La faringe prosegue nell'esofago ma tra faringe ed esofago in condizioni di riposo il passaggio è occluso.

Esiste infatti un anello muscolare, denominato sfintere esofageo superiore o UES (upper esophageal sphincter), che chiude l'esofago superiormente e si apre solo nel momento della deglutizione.

Allo sfintere superiore segue l'esofago, un tubo muscolare, costituito da fibre striate nella parte superiore e da fibre lisce in quella inferiore, che ha la funzione di incanalare il bolo alimentare dalla faringe allo stomaco.

Fra esofago e stomaco vi è un altro restringimento denominato sfintere esofageo inferiore o LES (lower esophageal sphincter), comunemente detto cardias, la cui chiusura impedisce al contenuto gastrico di risalire.

Al cardias segue lo stomaco, la destinazione finale del percorso effettuato dal materiale deglutito.

Segni e sintomi

La disfagia, al di là dell'impedimento alla deglutizione può dare altri segni:

Cause

Le principali cause patologiche di disfagia sono:

A esclusione di tali situazioni esistono anche le cause osteopatiche.

Molto spesso, quando la disfagia non è accompagnata da una patologia specifica, la causa è funzionale.

Diagnosi

La diagnosi di disfagia è basata su un esame obiettivo e su una raccolta anamnestica ma anche e soprattutto su una serie di esami clinici fra cui:

La diagnosi di disfagia è di competenza del Gastroenterologo o dell'Otorinolaringoiatra.

Terapia

La terapia della disfagia dipende dalla causa scatenante, pertanto non esiste un protocollo terapeutico univoco ma di volta in volta è necessario valutare.

In ogni caso, indipendentemente dalla causa primaria, la disfagia in quanto sintomo può comunque essere contenuta o migliorata per mezzo di una rieducazione mirata ai muscoli della deglutizione.

Questo tipo di intervento è spesso affidato a un Foniatra e a un Logopedista specializzato nel settore.

Trattamento osteopatico della disfagia

In alcuni casi la disfagia può avere una causa osteopatica poiché i meccanismi alla base di un problema di deglutizione possono essere non solo patologici ma anche funzionali.

Ad esclusione di cause neurologiche o tumorali, infatti, molto spesso gli ostacoli alla deglutizione sono rappresentati da tensioni muscolari interne che impediscono la corretta progressione del bolo alimentare.

Queste tensioni sono trattabili per mezzo di tecniche osteopatiche con un buon margine di successo.

Vediamo a seguire la traccia di un possibile intervento osteopatico in caso di disfagia.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

Le tensioni a livello del sistema cranio-sacrale sono largamente responsabili di adattamenti dinamici discendenti per cui devono essere trattate con la massima attenzione.

La faringe innanzitutto trova inserzione a livello del tubercolo faringeo dell'osso occipitale, inferiormente al corpo basilare, per cui presenta un legame diretto con la base del cranio.

Oltre a questo, quasi tutti i muscoli della faringe originano dalla base del cranio, in particolare il muscolo costrittore superiore e i muscoli estrinseci (salpingofaringeo, stilofaringeo e palatofaringeo).

Se questi muscoli non lavorano in maniera equilibrata e coordinata, il processo della deglutizione può essere ostacolato o in qualche caso impedito.

Inoltre bisogna considerare che l'innervazione della faringe deriva quasi completamente dai nervi glossofaringeo e vago, vale a dire nervi cranici.

In questo modo, oltre a generare tensioni muscolo fasciali, gli adattamenti cranio-sacrali sono anche in grado di compromettere la conduzione dei nervi glossofaringeo e vago.

Ancora, le tensioni dei muscoli masticatori, che originano dal cranio e si riflettono sulla mandibola, possono creare problemi alla deglutizione proprio in virtù del fatto che parte della muscolatura faringea origina anche dalla mandibola.

Il cranio va pertanto revisionato in maniera attenta poiché spesso è largamente responsabile di problemi funzionali legati alla deglutizione.

Adattamenti osteopatici cervicali

A livello cervicale la faringe contrae innanzitutto rapporti con la fascia cervicale profonda.

Ma soprattutto la faringe contrae rapporti con l'osso ioide e la laringe: a livello ioideo origina il muscolo costrittore medio e a livello laringeo il muscolo costrittore inferiore.

Ioide e laringe, a loro volta, presentano stretti rapporti con la mandibola e con le fasce cervicali media e profonda e quindi con i muscoli del collo.

Per questo motivo le tensioni del tratto cervicale si riflettono molto facilmente sulla faringe andando a condizionare in maniera importante le tensioni dei muscoli faringei e quindi, in definitiva, la deglutizione.

Adattamenti osteopatici del cingolo scapolare

Per cingolo scapolare si intende il complesso di scapola e clavicola, le due ossa che consentono all'arto superiore di articolarsi col tronco.

Questi elementi, in realtà, presentano profonde connessioni con le fasce cervicali, la zona ioidea, lo sterno e le prime coste, oltre che con la base del cranio.

In particolare i contatti con la zona ioidea sono piuttosto importanti poiché dall'osso ioide origina il muscolo costrittore medio della faringe che ha un ruolo determinante nella deglutizione.

Per questo motivo le restrizioni di mobilità di questi elementi ossei si ripercuote facilmente sull'apparato della deglutizione, in particolare sul tratto faringeo.

Addirittura, per motivi di continuità anatomica, a volte anche le restrizioni dell'arto superiore possono dare problemi riferiti al tratto cervicale per cui, a titolo di completezza, una revisione dell'arto superiore è sempre necessaria.

Adattamenti osteopatici del mediastino

Il mediastino è quello spazio presente fra i polmoni che contiene il cuore, i grossi vasi, trachea, esofago e numerosi fasci vascolo nervosi. L'esofago in particolare si trova in profondità, aderente alla colonna vertebrale fino D4.

La presenza di tutte queste strutture fa sì che, all'interno del torace, possano svilupparsi talvolta componenti compressive in grado di rallentare il transito in maniera significativa.

Peraltro lateralmente all'esofago si ha il passaggio dei nervi vaghi i quali possono subire anch'essi una tensione o una compressione, con tutte le conseguenze sulla funzionalità viscerale.

Le tensioni del mediastino dipendono soprattutto dal sistema delle fasce che contengono i numerosi organi qui presenti.

Le tensioni del mediastino sono trattate soprattutto per via sternale, cercando di alleggerire la componente compressiva per via anteriore.

In molti casi le tensioni del mediastino, oltre che compromettere la deglutizione, possono dare senso di oppressione al torace.

Adattamenti osteopatici del torace

Gli adattamenti osteopatici del torace presentano una grande rilevanza nei problemi di deglutizione.

Come già specificato, l'esofago transita nel mediastino, ma in realtà, allo scopo di trattare efficacemente il mediastino, è necessario trattare il torace nella sua globalità.

Il mediastino, infatti, risente degli adattamenti sia della colonna vertebrale che delle coste per cui è necessario verificare l'integrità funzionale di queste strutture.

Le vertebre dorsali, innanzitutto, non devono presentare adattamenti in rotazione né restrizioni di alcun tipo e anche le teste costali devono essere completamente libere.

Oltre a questo anche i muscoli paravertebrali e soprattutto muscoli intercostali devo essere in uno stato funzionale ottimale poiché le contratture di questi muscoli sono molto limitative nei confronti della gabbia toracica.

Adattamenti osteopatici del diaframma

In caso di disfagia il diaframma deve essere attentamente revisionato poiché le tensioni di questo muscolo tendono a trascinare l'esofago verso il basso o comunque generano una componente tensiva notevole su tutto l'apparato della deglutizione.

Inoltre, in alcuni casi, possono dare origine a ernie iatali che rappresentano una causa accessoria di disfagia.

Il diaframma viene trattato sia anteriormente e lateralmente, a partire dai margini costali e cartilaginei inferiori della gabbia toracica ma anche posteriormente, a livello lombare, sulle inserzioni posteriori.

Uno dei punti maggiormente interessati dalle tensioni diaframmatiche è la zona epigastrica, la bocca dello stomaco, spesso molto coinvolta dalle tensioni diaframmatiche.

Casi reali

Riferisco il caso di una donna di 62 anni che riferiva disfagia da diversi mesi.

In realtà questa Paziente presentava un quadro piuttosto complesso poiché, oltre alla disfagia, riferiva dolore cervicale, vertigini e nausea con associato un dolore addominale.

Il tutto si era scatenato in seguito a un'infezione da Covid-19 contratta in periodo pandemico. La Paziente ha avuto decorso post-infettivo del tutto particolare, ovvero un long-Covid contraddistinto da malessere generale e sintomi variabili soprattutto nel primo periodo, fino all'instaurazione di un quadro clinico cronico caratterizzato dalla sintomatologia descritta sopra.

La disfagia, pertanto, era solo una parte del problema.

Questa Paziente è stata seguita da diversi Specialisti ed è stata sottoposta a svariati esami clinici che tuttavia escludevano patologie di tipo neurologico, infettivo o tumorale.

Per quanto riguarda la disfagia, era stata visitata in maniera coordinata da un Neurologo, da un Gastroenterologo e da un Fisiatra i quali avevano proposto un piano terapeutico in parte farmacologico in parte riabilitativo.

La Paziente, tuttavia, non ha avuto grossi benefici da questo tipo di intervento, o meglio benefici solo temporanei.

Approdata all'Osteopatia, è subito emerso un quadro funzionale molto disordinato, nel senso che erano presenti adattamenti a livello craniale, linguale, cervicale e ioideo, principalmente.

Considerando la complessità della situazione, il percorso osteopatico è stato molto impegnativo, nel senso che l'intero ciclo si è svolto in cinque sedute spalmate su due mesi.

Infatti non solo la disfagia ma anche gli altri sintomi riferiti erano praticamente tutti di origine osteopatica.

La disfagia si è risolta con le prime tre sedute mentre l'intero quadro osteopatico è stato ridotto in un lasso di tempo maggiore. Tutto sommato, in questo caso, la disfagia rappresentava addirittura uno dei problemi meno gravi.

Questo caso è utile a comprendere che, lavorando in ambito osteopatico, non si interviene sui singoli sintomi ma, più ampiamente, sugli adattamenti funzionali. In questo caso sarebbe stato impossibile risolvere il problema diversamente.

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